Apatia

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La mia mente era libera: libera da ogni preoccupazione, da ogni ansia, da ogni paura, da tutto. Poggiai i piedi in terra. Seguii lo stesso percorso che aveva fatto poco prima Elizabeth, dirigendomi verso est. Ero come guidato da un flusso, un energia. Non sapevo bene cosa stessi facendo, ma ero calmo. Il mese precedente avevo desiderato di smettere di soffrire, e mi sembrò quasi che ciò fosse finalmente accaduto. Era una sensazione così strana, mi sentivo così... normale. Mi sembrava di camminare, ma allo stesso tempo mi sentivo fermo: era come se fossi diviso in due realtà separate, come se vivessi in una ma nell'altra fossi solamente un osservatore... Giunsi alle porte di un enorme edificio moderno: la struttura, costellata in ogni suo lato da una serie di panelli solari, era (come la porta della ragazza) di un colore bianco perlaceo, ma che a primo impatto non trasmetteva nessuna emozione o sensazione. Mi avvicinai al portone d'accesso, sorvegliato accuratamente da due robot. Non ci fu la necessità di nessuna parola segreta o frase in codice, poichè dopo un breve sguardo da parte delle guardie, la porta si aprì. Anche questa volta non mi feci domande, non ne sentivo la necessità. Fui accolto da una donna: <Felice di fare la sua conoscenza, sig. Collins. Io sono Chloe e sono qui per aiutarla>. Non mi sembrava "felice", ma in quel momento non riuscivo neanche a dare un significato a quella parola... Ci incamminammo: <Ciò che le presentiamo...> continuò <...è la "missione rinascita", una soluzione adottata per migliorare la razza umana. Se fosse stato un semplice umano adesso si sarebbe sentito smarrito, perso e confuso, ma invece come si sente?> mi chiese. Effettivamente non ero nessuna di queste cose. Mi sentivo... normale, non provavo nè felicità nè tristezza, semplicemente... normale. <Bene, vede questo è ciò a cui puntiamo. Nei mesi a seguire la sottoporremo ad alcuni test, niente di impegnativo o di fisico, in questo posto puntiamo al miglioramento celebrale. Gli argomenti dei test saranno esclusivamente scelti da lei stesso, così che possa dedicarsi al meglio allo studio di ciò che... "apprezza" di più> mi disse. La sua scelta nell'uso delle parole mi sembrò molto accurata e studiata. Sembrava quasi che non volesse sbilanciarsi più di tanto. Nonostante ciò, non mi sentivo sospettoso o in pericolo, semplicemente ero attento a sentire ciò che la donna mi stava dicendo. Continuai a seguirla finchè non mi indicò una porta. <Questa è la tua stanza, la condividerai insieme ad un altro ragazzo. Non ti dico altro, lascerò a voi le presentazioni>. Era una specie di college futuristico? Entrai nella stanza. La porta si chiuse dietro di me. Sdraiato su uno dei due letti si trovava un ragazzo, probabilmente della mia stessa età, con un libro in mano. Appena la porta si chiuse il ragazzo si mise seduto sul letto e si presentò: <Piacere di conoscerti, sono Martin. Hai già scelto il tuo indirizzo di studio? Personalmente ho optato per la Storia dello spazio, credo sia la scelta più affine alla mia personalità>. Scossi la testa, in segno di no. <Ok bhe, appena saprai cosa scegliere ti basterà dirlo ad una delle "macchine" qui fuori e ti forniranno il materiale necessario>. Nel suo modo di parlare c'era un lieve tono... sarcastico? Mi avvicinai al mio letto e notai una specie di modulo elettronico posto su di esso. Quest'ultimo comprendeva tutte le possibili scelte di studi, per un totale di più di 10.000. La maggior parte delle materie infatti non esisteva nel nostro mondo: filosofia tra pianeti, il linguaggio oktazuro, H-016 e altre del tutto incomprensibili. Utilizzai la modalità di filtraggio in base alla mia personalità, già presente nel database del modulo-elettronico. Le opzioni si restrinsero prima a 2.732 scelte, che il sistema definiva "adeguate", successivamente a 189 "ottimali" e infine a 13 "perfette". <Botanica interplanetaria... penso che sceglierò questa> dissi. Martin posò nuovamente il libro che aveva in mano e mi guardò per un secondo, senza alcuna espressione particolare sul volto: <Bene, allora appena puoi inizia a studiare. Il sistema di questa "accademia" si svolge su un totale di 7 test. Passare un test ti farà guadagnare un riconoscimento, che sarà segnalato sul tuo profilo>. Mi mostrò una specie di passaporto elettronico: <Come vedi, io ho già passato 3 test, ma la strada è lunga. Se non passi un test però potrai riprovare successivamente, quindi non hai nulla di cui preoccuparti> concluse. Perchè ero lì? Questa domanda mi sfiorò la mente per un millisecondo, per poi scomparire. Come mai avevo scelto "Botanica interplanetaria"? Non mi ero mai interessato di piante fino a quel momento... però non ne preoccupavo. Era come se tutto ciò che stava accadendo in torno a me scivolasse via dal mio corpo, come se non riuscisse minimamente a smuovermi. <Andiamo, è ora di cenare> mi disse Martin. Ci alzammo e ci dirigemmo verso la mensa. Qui, milioni di persone erano sedute, mangiando ognuna il suo pasto e scambiandosi qualche parola di tanto in tanto. Notai Elizabeth e decisi di sedermi vicino a lei. <Come va?> le chiesi, quasi in modo completamente disinteressato. <Tutto bene grazie> mi rispose. Ci limitammo a parlare del più e del meno: discutemmo su quale materia avessimo scelto, sul gusto del cibo e sui nostri rispettivi compagni di stanza. Tutto ciò sembrava essere diventata per noi la normalità, come se fossero abitudini di una vita e come se ciò che era accaduto precedentemente nella giungla non fosse mai successo. Dopo cena ci alzammo, e ognuna delle persone situate nella mensa si diresse verso la propria stanza. Notai che una pila di libri si trovava sopra al mio letto. Iniziai a leggere e leggere, senza sosta: l'argomento non mi entusiasmava, ma allo stesso tempo non mi annoiava. In una notte finii di leggere il primo libro. Il giorno successivo ci alzammo e ci dirigemmo nuovamente alla mensa per fare colazione. Fuori dalla porta della nostra stanza però, c'era Chloe, che mi aspettava. <Buongiorno, spero che la prima notte passata qui sia stata di suo gradimento sig. Collins e che riesca ad ambientarsi il prima possibile>. La ringraziai, ma prima di dirigermi alla mensa le porsi una domanda: <In che modo riuscite a migliorare le nostre capacità celebrali?>. Choe accennò un sorriso, del tutto privo di sentimento e disse: <I robot hanno esportato dai vostri corpi le emozioni. Siete soggetti apatici, disinteressati in ogni modo a tutto e tutti. Le emozioni sono distrazioni, senza lavorerete meglio> concluse. Mi diressi verso la mensa senza fare altre domande...

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