Capitolo 22 ~ Allison

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Ero davanti allo specchio della mia stanza, con addosso un mantello nero. In quel dannato palazzo non esistevano i giubbotti normali, perciò mi toccava gelare di freddo nei mantelli. Un'altra cosa da aggiungere alla lista dei motivi per cui era meglio lasciare quel posto all'istante.
Ero stata una stupida. Chirone e Afrodite mi avevano raccomandato di fare attenzione ed io ci ero cascata come un'idiota.
Helios, il mio amato arco, mi comparve sulle spalle. Era bello sentire la sua presenza familiare sulla schiena. Negli ultimi mesi lo avevo usato solo per allenarmi, ma mai per combattere dato che Orfeo non mi lasciava partecipare alle missioni con i suoi soldati, perciò in quelle occasioni rimanevo con Arden e Adam oppure leggevo un bel libro.
Guardai la mia stanza, l'unico posto del palazzo che era stato come una casa per me. Non avrei portato nulla oltre al mantello che avrei provveduto a bruciare non appena avessi incontrato Leo, se fosse stato disposto ad aiutarmi.
Sospirai, poi uscii dalla mia stanza. Era ora di andare.
Adrian mi aspettava lì fuori. Adam gli aveva prestato un mantello nero che gli stava benissimo e risaltava il colore dei suoi occhi.
-Pronta, Sbuffo di Nuvola? -mi chiese prendendomi per mano.
-Sì. -risposi.
-Andiamo? -domandò.
-Voglio salutare i gemelli prima. -dissi. -Vieni.
Bussai alla porta della stanza di Adam, che aprì poco dopo: indossava il pigiama, come suo solito a quell'ora.
-Ehi. -disse. -È già ora?
-Sì. -rispose Adrian. -Saremo nascosti dal buio.
-Fate attenzione. -si raccomandò il figlio di Apollo. Annuii, poi lo abbracciai.
-Grazie. -dissi trattenendo le lacrime. -Grazie di tutto.
Adam mi strinse a sé: -Mi mancherai.
-Anche tu.
Dopo qualche secondo mi scostai e guardai Adrian, che disse: -Qual è la stanza di Arden?
-Oh, non vi consiglio di andare da lui. Credo che sia... occupato. -intervenne Adam titubante.
-Occupato? -domandai dubbiosa.
-Sì... -rispose il figlio di Apollo. -Prima l'ho sentito parlare.... con la prigioniera.
-La prigioniera? -ok, cosa mi ero persa? Chi era questa qui?
-È una lunga storia, ma non preoccuparti. Dirò ad Arden che lo saluti. -tagliò corto Adam.
Calò un silenzio imbarazzante in cui capii cosa intendesse Adam. Beh, a pensarci bene era meglio non cercare Arden...
Adrian si schiarì la voce: -Dobbiamo andare. -disse.
-Sì. -feci io. Salutammo Adam un'ultima volta e ci avviammo lungo i corridoi.

Cercammo di non fare rumore e di arrivare al ponte levatoio il più in fretta possibile e senza farci vedere. Tutto filò liscio come l'olio fino a quando arrivammo nel cortile: i due soldati addetti all'apertura e alla chiusura del ponte levatoio ci videro e ci puntarono le lance addosso.
Erano due ragazzi diversissimi tra loro. Quello sulla destra era robusto, con i capelli neri che uscivano da sotto l'elmo e gli occhi marroni. L'altro era magro e aveva gli occhi verde chiaro e i capelli ricci. Se non sbaglio si chiamava Matthew.
-Dove sperate di andare? -chiese quest'ultimo.
-Siamo sonnambuli. -fece Adrian. Sperai che i due soldati non si accorgessero dell'occhiata che lanciai al figlio di Zeus, che avrebbe dovuto fare solo una cosa: stare zitto.
-E ci credi così idioti? -fece Matthew.
-Già. Ci credi così idioti? Fatti sotto! -intervenne l'altro soldato senza che nessuno gliel'avesse chiesto. Il suo compagno alzò gli occhi al cielo, ma, prima che potesse dire qualcosa, l'altro si lanciò addosso ad Adrian. Per fortuna il figlio di Zeus aveva i riflessi pronti, perché sguainò i pugnali e iniziò a duellare come se fosse stato lì per quello. Il soldato era bravo, ma lento, mentre Adrian era veloce e sembrava prevedere le mosse del suo avversario.
Mi voltai verso Matthew, che guardò me nello stesso istante.
-Senti, io non voglio farti del male. -dissi. -Lasciaci andare.
-Perché dovrei farlo?
-È la cosa giusta e tu lo sai, Matthew. -risposi. -Non fare lo stesso errore che ho fatto io. Non seguire Orfeo e difendi gli dei.
-Non posso farlo.
-Sì che puoi. -gli sorrisi.
Proprio in quel momento, Adrian cadde a terra: aveva un graffio sanguinante sulla guancia, aveva perso uno dei pugnali ed era visibilmente stanco, ma cercava di genere testa al soldato, che gli piombò addosso con la lancia stretta in mano.
-Dì le tue ultime preghiere. -disse.
-NO! -urlai. Feci per prendere l'arco dalle spalle, ma mi bloccai. Qualcosa mi diceva che non era il modo giusto per allontanare il ragazzo da Adrian. Allora feci la cosa che mi veniva meglio:

You've got no place to hide.
And I'm feeling like a villain, got a hunger inside.
One look in my eyes
And you're running 'cause I'm coming going to eat you alive

Il soldato si voltò verso di me. Aveva lo sguardo confuso.
Ero riuscita ad attirare la sua attenzione.
-Io... -balbettò. Guardò la sua lancia e poi Matthew, che non sapeva cosa fare.
-Lascia stare il mio ragazzo. -ordinai con voce ferma. -Adesso.
Visto che il soldato non si spostava di un centimetro, Adrian decise di sorprenderlo: si tirò a sedere e fece cadere l'avversario a terra, mettendosi sopra di lui e puntandogli il pugnale alla gola.
-Adrian, no! -esclamai. Lui mi guardò e annuì una volta. Poi si alzò in piedi e porse una mano al soldato per aiutarlo ad alzarsi.
Mi avvicinai al figlio di Zeus, che recuperò il pugnale che aveva perso e mi prese per mano.
-D'accordo. Andate. -disse Matthew indicando il ponte levatoio aperto. -Noi non diremo niente ad Orfeo.
-Matthew... -iniziai. Avrei voluto ringraziarlo, dirgli che poteva venire con noi, ma non ci riuscii.
-Andate. -fece lui senza nemmeno guardarci in faccia.
Guardai Adrian, che strinse la presa sulla mia mano. Ci allontanammo dai soldati senza dire nulla.

Ovviamente il mio adorato nonnino, Zeus, non aveva intenzione di farci fare un viaggio tranquillo. Ci mancherebbe.
Appena mettemmo piede fuori dalle mura del palazzo iniziò a piovere a dirotto e i mantelli non ci proteggevano a dovere. Poco dopo, infatti, eravamo già inzuppati fino al midollo.
Ci mettemmo a correre, sempre mano nella mano.
-Di qua. -disse Adrian indicando il bosco.
-Sicuro? -chiesi un po' timorosa.
-Saremo nascosti. -rispose lui. Diamine, era bellissimo anche bagnato fradicio.
Comunque, entrammo nel bosco senza smettere di correre, cercando di non inciampare nelle radici degli alberi.
Quando un fulmine cadde poco lontano da noi, urlai e Adrian mi strinse a sé.
-Tutto ok? -domandò.
-Sì, mi sono solo spaventata. -risposi con voce tremante.
-Stai tranquilla. Ci sono io. I fulmini non possono farti nulla. -disse lui accarezzandomi la schiena e i capelli fradici. I mantelli ci erano caduti da qualche parte e non ci eravamo fermati a prenderli. Non ne sarebbe valsa la pena.
Ero ancora tra le braccia di Adrian quando lo sentii canticchiare contro il mio orecchio:

They say before you start a war
You better know what you're fighting for
Well baby, you are all that I adore
If love is what you need, a soldier I will be

Era la canzone che avevamo ascoltato alla radio appena partiti per l'impresa per trovare la cintura di Afrodite, Angel With A Shotgun. Adrian si era ricordato che era tra le mie preferite.

I'm an angel with a shotgun
Fighting til' the wars won
I don't care if heaven won't take me back
I'll throw away my faith, babe, just to keep you safe
Don't you know you're everything I have?
And I, wanna live, not just survive, tonight

Adrian mi diede un bacio sull'orecchio.
-Sbuffo di Nuvola. -mi chiamò scostandosi un pochino per guardarmi in faccia. -Ehi! Non c'è bisogno di piangere!
Non me n'ero neppure accorta, ma avevo le lacrime agli occhi. Quando Adrian me lo fece notare sorrisi. Lui mi imitò e mi baciò.
-Coraggio. Andiamo. -disse prendendo la mia mano di nuovo.
-Adrian. Questo bosco ha un'aria familiare. -lo interruppi guardandomi attorno. -Forse ci sono già stata... da piccola. Con mamma e i nonni.
Adrian guardò gli alberi attorno a noi: -Forse è perché siamo in California. È molto probabile che tu sia venuta qui.
-Siamo in California?! -esclamai.
-Sì. Il palazzo di Orfeo si sposta, ricordi?
In quel momento capii: i miei amici non mi avevano dimenticata nel palazzo di Orfeo. Lo avevano solo cercato per tutto quel tempo perché si spostava, cambiando posizione ogni mese.
-Adrian, sono una completa idiota. -dissi.
-Perché dici così?
Gli spiegai ciò che avevo pensato.
-Ora mi odiano. Tutti. -dissi infine.
-No, non ti odiano. -Adrian mi accarezzò il viso. -Altrimenti non sarei qui.
Poi mi baciò sulle labbra di nuovo: -Ora è meglio andare però. Ci riesci?
Annuii e così ricominciammo a correre.




*angolo meh*
Vi metto il video di Angel With A Shotgun anche se lo avevo già messo in Dreaming of your Eyes perché è stupendo. (Anche se questa è la versione Malec)

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