𝐏𝐫𝐨𝐥𝐨𝐠𝐨

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Un tonfo ed un urlo strozzato, rumore di assi che si spezzavano quella mattina, avvolta da grigi nuvoloni carichi di pioggia.

Grida sommesse e strazianti, l'odore pungente di polvere, orrore e caos si liberavano nell'aria.

Sangue, stragi, cadaveri a terra ed ombre che, leggiadre, si spostavano da un'abitazione all'altra, senza risparmiare nessuno, senza volerlo fare.

Pelle squarciata, i piú grandi lupi guerrieri privi di linfa vitale, l'ospedale della cittadella distrutto, la casa del capo branco a pezzi.

Confusione, paura e terrore erano padrone di quelle prime ore del giorno, una normale estate afosa.

Pochi riuscirono a scappare, per poi venir accerchiati ed uccisi in modo doloroso, lento; la pietà non era richiesta nemmeno per donne e bambini.

Era un desiderio di vendetta, di guerra, di una pace andata in frantumi e di promesse non mantenute.

E fu lí che, Wolgwang, uno dei piú grandi clan della storia, fu abbattuto dai Poglyeog, lupi con il desiderio di morte tatuato sulla fronte.

Erano in minoranza ma questo non li spingeva a fermarsi mentre laceravano le carni di loro simili o coetanei.

La loro aspirazione di vita era uccidere e non c'era assolutamente nulla che li soddisfava come radere al suolo intere popolazioni.

Con un ghigno sempre presente sui loro volti colmi di cicatrici che conservavano quasi gelosamente, facendola sembrare una battaglia al piú forte.

Se ne andarono ululando nella notte, ormai presente, dopo quella giornata intensa e caotica: avevano ottenuto il loro obiettivo.

Un'abitante rimase illeso e lontano da tutto ció; colui che veniva considerato il matto del villaggio, solo per aver esternato il suo dna intaccato da magia.

Le iridi che, invece di assumere un colorito rossastro da alpha, divenivano completamente viola, capaci di scorgere creature impossibili da notare a occhio nudo, fatate o stregate che fossero.

Lo credevano pazzo, incapace di controllare le sue emozioni o opinioni verso la persona piú di potere del paesello.

Lo esiliarono ai confini del branco, in una fitta foresta, oscura e, spesso, nessun raggio di sole filtrava dagli alti pini.

Era una punizione ingiusta, di cui si era sempre lamentato ma, successivamente, aveva imparato a convivere e, per quella volta, sembró una benedizione.

Spalancò la porta della casupola in legno, quasi scardinandola dalla violenza con cui si era accanito contro di essa.

Con un balzo sorpassò il recinto di confine del suo giardinetto, su cui aveva fatto crescere diversi ortaggi, ed arrivò ai piedi della collina.

Annusò i dintorni grazie al suo olfatto altamente sviluppato e captò delle anime sofferenti.

Ritornó alla sua forma umana, sapendo non ci fosse piú pericolo, altrimenti il suo istinto lo avrebbe avvertito.

Camminò tra i diversi scorci, rischiando di inciampare su calcinacci, pietre ed oggetti accartocciati su loro stessi.

Inspiró profondamente, cacciando il timore che gli annebbiava la mente e proseguì verso un dolce profumo.

Si sentiva osservato, oppresso da una presenza ma non osava voltarsi, sino a che "Vi prego, aiutatemi! Aiutatemi!" urlò una voce femminile.

Venne strattonato per una spalla e girato cosicché, la giovane donna, potesse parlargli "Vi prego" supplicó tra le lacrime copiose ed il sangue che le sgorgava dal ventre.

𝗛𝗶𝗺 & 𝗜 ; 𝗄𝗈𝗈𝗄𝗍𝖺𝖾 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora