Capitolo 42

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Appena oltrepassiamo Harlem, ecco che le luci e i palazzi di Manhattan iniziano ad apparire e farsi sempre più vicini.

Ancora non ci credo di essere qui!
E con Dylan!

Passiamo accanto a Central Park e mi spiaccico sul vetro con la faccia, per non perdermi nemmeno un centimetro di tutto questo panorama.

Può sembrare banale, visto che non sto guardando le cascate del Niagara, ma semplicemente un parco, ma New York è il sogno della mia vita: il traffico, le luci, i taxi, il lavoro. Una vita normale.
Gente che si fa gli affari propri e che pensa alla sua vita, persone che incontri in metropolitana o mentre, in massa, attraversate le strisce pedonali, ma che poi non rivedrai mai più, perché New York è enorme e piena di gente.

La città delle opportunità.

Osservo la scia di taxi gialli accanto a noi, che bloccano il traffico, facendo imprecare Dylan al volante.
Ridacchio.

<< Ci siamo quasi, piccola.>> Mormora, sorridendo, accarezzandomi la coscia.
Gli sorrido di rimando.
Già essere qui con lui a me basta, sinceramente.

Dopo qualche minuto, Dylan parcheggia accanto allo sbocco della metropolitana su 5th Avenue.
Lo guardo, confusa.
Cos'ha in mente?

Lui fa un mezzo sorriso, mentre si slaccia la cintura.
<<Fidati di me.>> Mormora, facendomi l'occhiolino.
Alzo gli occhi al cielo e apro la portiera.

Scendo dall'auto e mi guardo intorno, inspirando l'aria fredda di una New York a novembre.

Dylan mi raggiunge, posandomi un braccio sulle spalle.
<<Vieni.>> Mormora, iniziando a camminare.

Camminiamo lungo la 5th Avenue per un po', finché Dylan non si ferma.
<<Guarda là.>> Dice, indicando alla nostra destra.

Mi volto e, davanti a me, appare il Rockefeller Center in tutto il suo splendore.
Molti uomini stanno allestendo l'enorme albero di Natale che, ogni anno, New York mostra al pubblico.
Rimango a bocca aperta.
Fin'ora l'avevo visto solamente nei film.

Guardo Dylan sorridendo.
<< È bellissimo! Ho sempre sognato di vederlo.>> Esclamo, abbracciandolo, in preda all'euforia.
Lui ridacchia, circondandomi con le sue braccia.
<<Lo so, piccola.>> Dice, baciandomi la fronte.

Sorrido.
Questi piccoli gesti, fatti da lui, sono paradisiaci.
Sento il cuore martellarmi nel petto e lo stomaco in subbuglio.

Possibile che non mi sia ancora abituata alla sua presenza?
O, meglio, al suo comportamento dolce.

<< Vuoi vedere Times Square o restiamo qui tutto il giorno?>> Ridacchia.
Sorrido a trentadue denti.
<<No, no, andiamo!>> Esclamo.
Dylan sorride e ci incamminiamo verso altre vie.

Qualche isolato più avanti, ecco che i grattacieli si innalzano di fronte a noi e le luci delle pubblicità di Times Square mi appaiono di fronte.

I marciapiedi larghi sono pieni di persone, newyorkesi in ritardo o turisti che passeggiano e scattano foto alle decine di luci, ai teatri qui intorno, alle insegne colorate.

È un sogno.

<<Wow.>> Mormoro.
Lui sorride, per poi chinarsi verso di me e lasciarmi un piccolo bacio a fior di labbra.
Sorrido anch'io, ma veniamo interrotti da un brontolio rumoroso.
<<Qualcuno ha fame, eh.>> Alza le sopracciglia, ridendo.
<<Ah, zitto!>> Ridacchio, arrossendo.
<<Vieni, ti porto in un posto.>> Sorride, prendendomi la mano.
Attraversiamo la strada, in mezzo alla folla e ci troviamo dall'altro lato della strada piena di taxi.

𝐋𝐈𝐅𝐄𝐋𝐈𝐍𝐄. (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora