Capitolo 3

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Era un lunedì uggioso, Amaya si rigirava tra le coperte. Una canzone dei r.e.m si propagò per tutto il monolocale, lei agilissima, come se non aspettasse altro, balzò giù dal letto spense la sveglia e si diresse verso la moka.
Amaya non faceva mai colazione, si faceva bastare sempre una tazza di caffè latte. Amaya sceglieva le sue tazze in base all umore: prendeva sempre quella nera dell'ikea ultimamente, il che poteva avere due significati: o era di fretta, oppure era di pessimo umore. Ultimamente, questi due umori giocavano con lei a nascondino, in un susseguirsi di fretta e tristezza che le lasciava del rammarico e un sapore amaro in bocca.
Una camicia larga, un paio di jeans ed era pronta ad andare, questo indossava, abiti che la nascondevano al mondo.
Amaya si diresse all'università dove studiava letteraratura.
L'atmosfera era proprio quella che lei amava, fresca, umida, con la pioggia che le accarezzava la treccia; sul suo viso inizio a farsi largo un sorriso lieve. Ancora una volta si era dimenticata le cuffie, ma poco le importava dato che era arrivata, aveva percorso la strada con la testa leggera, soprapensiero, come le capitava spesso, aveva perso di nuovo la cognizione del tempo.

"Buongiorno, ce l'hai fatta!" Al le fece un largo sorriso.
"Sì, scusami ma ho davvero perso la cognizione del tempo"
"Come al tuo solito, non ti preoccupare, abbiamo appena iniziato"
"Perfetto, grazie mille, argomento?"
"Petrarca"
Tutto il mondo aveva capito che Al aveva una grandissima cotta per lei, i suoi occhi grandi e genuini la scrutavano quando c'era e la cercavano incessantemente quando non c'era.
Non so, se lei lo sapesse.
Forse lo sapeva e fingeva di non notarlo, oppure si era talmente rintanata nel profondo di se stessa , che il mondo le appariva un posto lontano e le emozioni le arrivavano distorte, piu lievi, come onde che attraversano un oceano.

Amaya era così, una persona piccola fragile, pronta a spezzarsi al buio. Lei al buio appassiva, come quei fiori che si chiudono di notte e aprono di giorno, così era lei: intoccabile e forte di giorno, fragile e spezzata la notte.
Il suo unico potere era la sopravvivenza, Amaya non era fatta per piegarsi.
Aveva avuto dei ragazzi, due per la precisione.
Il primo, Sam, era un musicista che aveva pianificato da tempo di andare in Canada, portandosi via metà del suo cuore, per poi ridurlo in pezzi trovandosi un'altra ragazza.

Il secondo, Philip, una brava persona agli occhi degli altri , uno di quelli di cui non sospetteresti mai, ma che purtroppo si rivelò saccente ed egoista, che piano a piano la ridusse in cenere.
Questo è il grande dilemma dell'amore, dare se stessi alla persona amata, ma cosa fare quando ti doni e resti a mani vuote? Quando nel cuore della notte ti svegli urlando? Quando piangi fino alla nausea, quando non ti riconosci più allo specchio?
Amaya era morta, eppure non lo sapeva, Amaya sopravviveva a stento grazie alla routine periodica, ma nessuno avrebbe mai desiderato vivere così, lei era diventata solamente l'ombra di se stessa.

Nel segno del capricornoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora