Ella non seppe per quanto tempo rimase in quella posizione scomposta, su quel pavimento freddo e scomodo, quello schiaffo ancora impresso nella mente e sulla guancia bruciante.
Con occhi sgranati e impauriti guardava quella porta ora chiusa, non riusciva ancora a focalizzare bene ciò che era successo e perché.
Era successo tutto così in fretta che in un battito di ciglia aveva subito violenze di ogni tipo: fisiche e mentali.
Sconvolta dal repentino cambiamento di quel tipo, visibilmente disturbato,tentò di rimettersi in piedi con la poca forza che le era rimasta.
A piccoli passi raggiunse la toeletta, fissando il suo riflesso nello specchio ovale.
L'impronta rossa di una mano grande il doppio della sua sostava su quel viso emaciato.
Condita tremanti ne sfiorò il contorno e altre lacrime di rassegnazione ripresero a scorrere da due occhi spenti.
Stava cedendo nuovamente il passo al panico che ultimamente le faceva spesso visita, quando un suono la fece voltare di scatto.
Ed eccolo lì, ad infettare nuovamente il suo spazio vitale, sul viso la cattiveria di qualche minuto fa sembrava essersi dissolta, scomparsa come se non ci fosse mai stata.
Ella non si arrischiò a parlare, attese impaziente che lui dicesse quello per cui era andata a trovarla.
«Hai fatto freddare la cena con la tua testardaggine e pazienza ma abbiamo ospiti tra meno di mezz'ora, riesci a renderti presentabile entro questo lasso di tempo?»
Le chiese gentilmente, come se non fosse più la persona di prima, un uomo diverso le stava parlando ora, un uomo paziente che varcò la soglia della sua camera con una tranquillità impressionante dopo che ebbe lasciato uno dei suoi abiti sul suo letto disfatto.
A bocca aperta, Ella ne seguì i movimenti fino a che non fu sicura di essere completamente sola.
Raggiunse quell'ennesimo dono e se lo alzò all'altezza del viso per poterlo scrutare da vicino e nei minimi dettagli.
Un abitino carino nel complesso, molto semplice e che effettivamente rispecchiava i gusti di Ella.
Sospirando rassegnata si acconciò le lunghe onde come meglio poteva con spazzola e phon e scoprire un cofanetto del trucco fu una piacevole sorpresa per la ragazza che fu entusiasta all'idea di potersi finalmente coprire quel pallore che in quelle ultime ore la caratterizzava.
Dopo che si fu dedicata a tutte quelle attenzioni giunse il momento di vestirsi.
Si guardò compiaciuta allo specchio e sorrise, dopo tempo si vide di nuovo bella, desiderabile, una donna da ammirare.
Lo stile greco dell'abito le lasciava solo una spalla scoperta mentre l'altra era coperta da una manica svolazzante che nascondeva l'intero braccio.
Ad onde morbide scendeva fino a metà coscia lasciandole le lunghe gambe scoperte.
La mezz'ora di tempo stava per scadere perciò traballante sul tacco alto che Andrea le aveva lasciato e che lei in un primo momento non aveva visto, raggiunse la sala d'ingresso dove un Andrea impeccabile l'attendeva.
«Sei perfetta.»
Le disse avvicinandosi per posarle un bacio freddo sulla fronte.
Ella rimase immobile, troppo spaventata per poter reagire.
Aveva provato sulla propria pelle che quell'uomo poteva cambiare personalità molto velocemente e non avrebbe osato ribellarsi, approfittandosi di quella calma stazionaria.
«Posso chiedere chi stiamo aspettando?»
Chiese piano, soppesando le parole.
«Ma certo, mia cara. Un mio caro cugino sarà nostro ospite per qualche tempo.»
Annuendo semplicemente, Ella non seppe dire se la presenza di un estraneo la intimoriva o la faceva sentire più al sicuro.
Non ebbe molto tempo a disposizione per le sue solite domande che vide la porta d'ingresso spalancarsi e rivelare una figura alta a sostare sulla soglia.
«La tua arroganza non ti abbandona a quanto pare, Franco.»
Disse Andrea, infastidito da questa entrata priva di cortesia da parte di questo cugino.
Chiunque avrebbe bussato per annunciarsi, questo tipo invece aveva fatto irruzione in una casa non sua con una naturalezza disarmante.
«Come la tua abitudine di non chiudere mai a chiave. Se fosse stata chiusa avrei bussato, ma siccome era aperta per quale motivo avrei dovuto far sentire la mia presenza?»
Con un calcio chiuse l'anta, facendo riecheggiare tra le mure quel botto.
Lanciò da parte un borsone da militare, Ella ne sentì il tonfo quando quel peso toccò terra.
Quello sconosciuto non l'aveva manco visto in volto, era comparso nella sua vita da neanche qualche secondo e già sentiva a pelle di non potersi fidare.
Aveva una voce bassa, a tratti sensuale e con dei toni prepotenti.
Quando sostò sotto l'unica fonte di luce nella stanza, uscendo dallo nascondiglio d'ombra, ad Ella si bloccò il respiro in gola.
Puntò uno sguardo sorpreso su quel ragazzo giovane, molto più giovane di lei, catturando con bramosia ogni dettaglio di quella bellezza austera.
Rinsavì solo quando quegli occhi nocciola le si posarono lascivamente addosso, abbattendo ogni muro di difesa che Ella ebbe costruito mattone per mattone da quando era prigioniera di quell'uomo.
Era padrone di un viso dai lineamenti duri e marcati, una barba trascurata da giorni, bionda come i corti capelli, gli regalava l'impressione di avere qualche anno in più.
Lesi avvicinò tanto da farle alzare il viso su quello di lui.
Un fisico alto e slanciato la sovrastava, arrivando solo al suo petto,ignorando il dettaglio delle calzature vertiginose che in quel momento indossava.
Indossava una divisa da militare e un basco era stretto tra le lunghe mani diafane.
«Lei deve essere la tua nuova pupilla.»
Esortò alzandole il mento con un dito affusolato.
«Sì,ma attento, ha un bel caratterino.» Esordì Andrea, una punta infastidito dalla confidenza che l'uomo si stava prendendo.
L'uomo le si avvicinò ancora di più, piegandosi per consentire ai loro occhi di incrociarsi.
«La giumenta non si è ammansita ancora.»
Disse solo, negli occhi una luce spaventosa a terrorizzare un'Ella che avrebbe voluto solo scappare via da quella situazione.
Quel ragazzo l'aveva ipnotizzata e non sapeva se quello fosse un bene o un male.
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Dangerous obsession
Aktuelle LiteraturLa storia di un'ossesione malata che vedrà la lenta distruzione psiologica e fisica di una ragazza innamorata del proprio carnefice.