Capitolo 2: Beginnings and endings

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Canzoni per il capitolo:
Runnin (Lose It All) — Sofia Karlberg
Magnetised (Acoustic) — Tom Odell

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Spalanco la finestra della mia camera, lasciando entrare per qualche secondo l'aria gelida di Londra. Da qualche parte una volta ho letto che l'ossigeno e un abbassamento improvviso di temperatura aiutano a pensare meglio, a essere più lucidi.
Sono vari minuti che giro intorno all'unica conclusione raggiunta, sperando di trovare una via di uscita.
Niente da fare. Ogni possibilità e ogni piano elaborato per sapere di più riguardo a mia sorella mi portano, prima o dopo, a Devin Turner.
Devo parlargli, è inevitabile, anche se l'idea di rivederlo mi spaventa a morte.

L'ultima volta che ho veramente incrociato il suo sguardo ero bagnata fino al midollo, febbricitante e poco lucida, con il cuore distrutto dalla notizia della morte di mia madre e confuso per la sua richiesta impossibile.
Da quel lontano ventisei dicembre le domande nella mia testa non hanno fatto che accumularsi, rendendomi impossibile una vita serena. Non si può accettare e andare avanti, se si è consapevoli di ignorare la verità.
Rivedere Devin significa avere risposte ad almeno alcune di queste domande. E per quanto per settimane io non abbia desiderato altro che sapere, il pensiero di poterlo davvero fare ora mi terrorizza.
La verità fa male, l'ho imparato a mie spese.

Rivolgo lo sguardo verso i tetti di Londra, che si estendono fino a perdita d'occhio, poi al cielo notturno privo di stelle.
Non devo parlare con Devin solo perché voglio spiegazioni sulla mia famiglia. Le domande che ho intenzione di porgli andranno ben oltre. Riguarderanno l'improvviso suo distacco nei miei confronti, le bugie, le omissioni, il suo comportamento incostante e incoerente. Soprattutto, non riguarderanno solo il mio passato ma, finalmente, il mio presente e il mio futuro.
Per parlare con lui, è ovvio, devo trovarlo; meno ovvio è il modo con cui lo posso fare.
Sarà come cercare un ago in un pagliaio. Un ago che sa rendersi invisibile, per dirla tutta.
All'Hous so di non poter mettere piede. Sarebbe un suicidio.

Un'idea balena improvvisamente nella mia mente, con tutta l'irruenza di un pensiero avventato. Se mi mettessi di mia iniziativa in una situazione di pericolo? Lui accorrerebbe a salvarmi, risparmiandomi tutta la fatica che farei nel cercarlo. Potrebbe funzionare.
Ma se non funzionasse? Se per qualche motivo Devin non venisse? Non sono sicura che gli Angeli Custodi siano chiamati a proteggerci anche in situazioni in cui andiamo noi in cerca del pericolo. Potrei realizzare di aver solo sprecato tempo, e perfino rimetterci la vita.
Inoltre credo che, una volta realizzato il vero motivo della sua presenza, Devin si arrabbierebbe molto, privandomi di ogni possibilità di avere una conversazione civile e sensata con lui.

E allora pensa, Grace, pensa.
Non serve per forza trovare Devin, basta venire a contatto con qualcuno che lo conosce, e che potrà poi portarlo da me.
Esiste un posto, che non sia l'HOUS, frequentato solo dai Guardian Angels di Londra?
Il mio cuore fa una capriola. Finalmente un'illuminazione.
Sì che esiste. Ci sono stata e, cosa più importante, so come tornarci.
È il Darkwood. Bingo.

Sorrido, battendomi mentalmente il cinque, poi mi affretto a chiudere la finestra.
C'è abbastanza freddo ora.
Rimane solo il problema di come fare tutto nel modo più discreto possibile.
Ho già compromesso la sicurezza di Devin, e forse anche quella di Gabriel, scontrandomi con quel ladro, l'altro giorno. Non so neppure se il mio Guardian Angel è riuscito a mentire agli Anziani con successo. Non voglio e non devo essere causa di ulteriori allarmi e tensioni.
In primis, quindi, dovrò sembrare un Angelo Custode anch'io, una volta là. Per farlo mi basterà ostentare il loro modo di muoversi e indossare la vecchia divisa d'allenamento che sono riuscita a portare con me dall'HOUS. È nascosta nel cassetto più basso dell'armadio da quando sono tornata. Nessuno sa che ce l'ho ancora.

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