Capitolo 25 ~ Adrian, Isabelle

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{Adrian}
Allison era girata sulla schiena quando mi svegliai. Io le tenevo un braccio sulla pancia, come se avessi dovuto proteggere qualcosa, anzi, qualcuno che stava iniziando ad esistere dentro di lei.
Qualunque ora fosse, dalle tapparelle abbassate entrava la luce del sole. Apollo ne era sicuramente complice. Sapevo quanto fosse geloso di Allison.
Decisi di alzarmi e andare a fare colazione. Baciai Allison sulla fronte, poi mi alzai dal letto, cercando di non svegliarla.
Uscii dalla stanza e richiusi la porta, poi scesi le scale. Mi scompigliai i capelli, sbadigliando.
-Buongiorno. -dissi entrando in cucina.
-Oh, buongiorno, Adrian. -mi salutò Alexandra. -Dormito bene?
Annuii. Doveva essersi appena alzata anche lei perché indossava il pigiama e stava finendo il caffè nella tazza che teneva tra le mani.
-Allison? -domandò.
-Dorme ancora. -risposi.
Solo in quel momento notai che sul tavolo c'era un posto anche per me. Alexandra aveva preparato la colazione per tutti.
-Grazie. -dissi sorpreso.
-È il minimo che posso fare per te, Adrian. -rispose Alexandra. -Hai portato Allison a casa. Non so come ringraziarti.
-Non devi. -mi sedetti al tavolo. -Ho solo fatto la cosa che ritenevo più corretta. E poi non dovresti ringraziare me. I ragazzi del Campo hanno fatto la maggior parte del lavoro. Senza di loro non sarei neppure qui.
-Beh, non te l'ho detto, ma bentornato tra noi. -disse lei per poi bere l'ultimo sorso di caffè.
-Grazie. -risi. Alexandra si alzò: -Vado a prendere Adrianne.
Annuii e lei salì al piano di sopra.
Io guardai ciò che avevo davanti: una tazza, un cucchiaio, dei biscotti, un bricco di caffè e uno di latte, un piattino con del burro, del pane, due vasetti di marmellata e un barattolo di Nutella.
Mia madre avrebbe approvato tutto quel ben degli dei.
Presi il latte e lo versai nella tazza insieme al caffè, ci misi lo zucchero e iniziai a mescolare, mentre provavo un biscotto. Diamine, erano fatti in casa!
Non so quanti biscotti mangiai, ma ne lasciai un po' per Allison. Bevvi il latte e rimasi seduto a guardarmi attorno. I mobili sembravano abbastanza nuovi, come se la casa fosse stata ristrutturata di recente. La finestra dava sul vialetto che portava al cancello e da lì potevo vedere il paesaggio illuminato dal sole di dicembre.
Era strano e allo stesso tempo bello stare in casa di Allison: mi sentivo parte della sua famiglia.
Allison arrivò proprio mentre mi stavo alzando per mettere la mia tazza nel lavandino. Sbadigliò un "buongiorno" e si sedette pesantemente sulla sedia, per poi prendere il bricco di latte.
-Buongiorno Sbuffo di Nuvola. -la salutai dandole un bacio sulla guancia.
-Profumi di caffè. -borbottò versando il latte nella sua tazza. -Stavo facendo un bel sogno... E mia madre mi ha svegliata. Anzi, in realtà è stata Adrianne.
Ridacchiai: -Non sei abituata ai neonati.
-Perché, tu lo sei?
-Sì. -risposi appoggiandomi al ripiano della cucina. -Con tutti quei mocciosi semidivini che nascono sull'Olimpo...
Poi mi ricordai che anche lei era nata sull'Olimpo, così aggiunsi: -Beh, la maggior parte è una tragedia. Piangono, mangiano, dormono e fanno pipì in continuazione. Poi le loro madri divine li mandano nel mondo mortale e abbiamo un po' di pace finché non ne nasce un altro. Ho passato quattrocento anni di vita con questa tortura.
Allison rise e proprio in quel momento Alexandra entrò in cucina con Adrianne tra le braccia.
La bimba doveva avere ormai sei mesi secondo i miei calcoli.
-Ecco la peste. -disse Alexandra sedendosi sulla sedia.
Allison bevve il suo latte, poi allungò le mani: -La tengo io.
Sua madre sorrise e le diede la bambina, che guardò la sorella e fece un sorriso a sua volta.
Non mi fu difficile immaginare Allison con il bambino che aveva perso così, seduta al tavolo della colazione come una normale madre mortale.
-Ciao Adrianne. -disse alla sorellina. -Sei cresciuta tanto, lo sai?
Adrianne fece un gridolino di gioia.
Alexandra osservava la scena, intenerita. Poi si alzò e disse che doveva andare a vestirsi.
Lasciò me ed Allison da soli con Adrianne, che aveva scoperto la mano di Allison e ci stava giocando, divertendosi a più non posso e lanciando strilli di approvazione.
Il problema: quando Allison dovette sistemare il tavolo diede Adrianne a me. Non ero ma stato bravo con i bambini, perciò ero un po' rigido.
-Rilassati. Mica ti mangia. -fece Allison ridendo. E poco dopo Adrianne cercò di mangiarsi la mia mano. Esatto, anche se non aveva i denti!

{Isabelle}
Stavo mangiando una fetta di torta al limone quando Cecily chiese: -Notizie di Adrian?
-No. -rispose Ocean. -Aveva detto che avrebbe fatto un messaggio-Iride appena lui ed a Allison fossero scappati dal palazzo, ma...
-Secondo me ha chiamato stanotte. -dissi e feci un sorriso furbo. -Ma tu eri troppo impegnato a sognare Adam per rispondere.
Ocean diventò rosso come un pomodoro maturo: -I-Io non stavo flirtando con lui.
-E chi ha detto che ci stavi flirtando? -fece James. Mio cugino si nascose dietro la scatola dei cereali e non disse più nulla.
Battei il cinque a James.
-Dopo colazione troviamoci a Nuova Roma. -disse Cecily. -Dobbiamo pensare a cosa fare se Orfeo attacca.
Annuii.
Così poco dopo io ed Ocean camminavamo verso Nuova Roma. Cecily e James ci aspettavano ai giardini di Bacco ed eravamo già in ritardo.
Arrivammo al pomerium, il confine che separava la città dal Campo Giove. Subito la statua del dio Terminus ci fermò: -ALT! Fermi lì!
Ed io che avevo sperato di passare senza farmi vedere dal dio.
-Dunque, cos'abbiamo qui? -fece Terminus. -Ocean, figlio di Poseidone e Atena. Mh... tutto in regola se non fosse per quei capelli! Pettinati ogni tanto! Conosco un bravo parrucchiere qui a Nuova Roma, sai? E sistemati la maglietta. Le serve una bella stirata.
Ocean borbottò un "ok" poco convincente e poi fu il mio turno.
-Isabelle, figlia di Ade ed Ecate. Tutto in ordine, ma quegli stivali sono sporchi. Puliscili appena puoi. E non sbuffare in quel modo, signorina.
-Sì, d'accordo. -dissi per farlo contento. In realtà non avevo capito neppure ciò che aveva detto.
Stavo per attraversare il confine, quando Terminus strillò: -LE ARMI!
Sbuffai e tolsi il bracciale che diventava la mia amata spada di ferro dello Stige. Ocean lasciò il suo medaglione che si trasformava in tridente sul vassoio che l'assistente di Terminus, Julia, gli porgeva.
Quando (finalmente) entrammo in Nuova Roma, tirai un sospiro di sollievo.
-Odio quel dio. -dissi. -Lo conosco da quattrocento anni ed è sempre stato insopportabile.
Ocean rise: -Dai, è normale che sia così severo. Lo sai com'è andata a finire con Giulio Cesare.
-Se potessi tornerei indietro nel tempo e lo strozzerei con le mie stesse mani quel tizio. -sbuffai.
Arrivammo ai giardini di Bacco, dove Cecily e James stavano guardando il panorama.
-Eccovi, finalmente! -esclamò James. -Dov'eravate finiti?
-C'era fila in bagno. -mi giustificai. -Audrey?
-Eccomi. -disse Audrey arrivando proprio in quel momento. Aveva gli occhi rossi e le borse sotto gli occhi.
-Che succede? -domandai preoccupata. -Problemi con Kendall?
La figlia di Fortuna scosse la testa: -È partito per una strana impresa e non ha più dato sue notizie. -rispose con voce tremante. -Tra noi le cose stavano migliorando...
La strinsi a me e la sentii singhiozzare.
-Sfogati pure, ti farà bene. -le dissi.
Dopo qualche minuto Audrey sembrò calmarsi un pochino. Forse, parlando di Allison, l'avremmo distratta dal pensiero di Kendall.
-Dobbiamo capire cosa fare. -fece Ocean cautamente. -Orfeo ha dei piani in mente. E credo che c'entri con il distruggere gli dei.
-Beh, fin qui ci siamo. Il problema è: quando ha intenzione di mettere in atto il suo piano? -dissi. -E poi in cosa consiste? Non sappiamo praticamente nulla.
-In realtà io so praticamente tutto. -mi corresse una voce femminile dietro di noi. Mi voltai: Allison e Adrian stavano camminando nella nostra direzione.
-Se vi fidate ancora di me, sono pronta ad aiutarvi. -continuò Allison tormentando nervosamente le mani.
Non dicemmo nulla per la sorpresa, ma Cecily corse ad abbracciare la figlia di Apollo, che rimase di stucco. Non se l'aspettava proprio.
Quando si scostò, Cecily iniziò a tempestare l'altra di domande, terminando con: -Ally, ti lascio sola per meno di un'ora e mi combini casini!
Allison arrossì e sorrise, imbarazzata: -Scusa. -disse.
Mentre anche James e Audrey salutavano l'amica, Ocean ed io ci avvicinammo ad Adrian.
-Scusate, non mi sembrava il caso di fare un messaggio-Iride. -disse lui. -Siamo scappati dal palazzo ieri notte e stamattina abbiamo deciso di venire qui.
Ocean gli diede una pacca sulla spalla: -L'importante è che ora siate qui, sani e salvi. -disse.
-Beh, dovevo dimostrare ad Allison che i ragazzi l'avevano perdonata. Lei non ci credeva.
Guardai verso la figlia di Apollo, poi mi avvicinai a lei e le tesi la mano: -Non credo che ci siamo ancora presentate nel modo giusto. Io sono Isabelle.
Allison strinse la mano: -Allison. -disse sorridendo.







*angolo meh*
Dunque. Quello che dice a Cecily ad Allison ("Ti lascio sola per meno di un'ora e mi combini casini!") è tratto da una storia vera. Infatti è ciò che Ravengray-Herondale ripete a me ogni volta che combino qualcosa🤣
Grazie per le letture che stanno aumentando in questo libro. Spero che non vi stiate annoiando. So che come inizio non è stato molto interessante, ma ora sta per arrivare la tempesta! 😏

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