only a kid

183 19 10
                                    

Durante i giorni estivi mi sentivo più felice.

Perché alla casa accanto a quella mia e dei miei genitori, durante l'estate, venivano i due fratelli Kim.
Quella casetta stile americana, era gialla e piccola, con un enorme giardino. Il più bello del paese lo definivano i più anziani della nostra cittadina. Il loro giardino mozzava il fiato.

Questo di estate, perché nelle altre stagioni quella casa era vuota. Senza vita, i fiori perdevano i loro colori vivaci, perdendosi in colori sciupati, vuoti.
Anch'io lo ero quando in quella casa costeggiava il silenzio.

Ma durante l'estate tutto il paese lo sapeva. I due bellissimi fratelli, le donne pettegole si riunivano in piazza per parlarne. Tutte perdevano la testa per i due giovani.

Io ero solo un bambino; avevo dieci anni e ogni anno aspettavo impaziente l'estate.
Una volta arrivata, io andavo da loro tutti pomeriggi.

Kim Taehyung e Kim Namjoon erano i loro nomi.

Kim Taehyung era un giardiniere, lui sapeva influenzare chiunque con i suoi discorsi sulla vita. A volte poteva sembrare un hippy, ma a me sembrava solo straordinario.

Lui mi parlava per ore di fisica e biologia. Cercava di insegnarmi equazioni difficilissime, cercava di inventare teoremi e strategie sulla matematica; mi raccontava di galassie che stavano sopra al mio capellino con la visiera. Trovava il mondo un posto fantastico ed incredibile.

Diceva che in ogni cosa dell'universo ci fosse un mondo da scoprire . E aveva ragione.

Sapeva condividere la sua sapienza e passione attraverso quei suoi occhi taglienti, pieni di curiosità e luce.

Risplendevano nella più buia delle notti, nei più profondi dei baratri.

Kim Taehyung era il ragazzo più bello che avessi visto.

Aveva pelle abbronzata, essa era come caramello, sembrava dolce e dorata. Risplendeva sotto il sole d'estate mentre annaffiava i suoi girasoli.
Aveva un fisico snello, atletico; aveva eleganza nei suoi movimenti, essi sapevano rapire lo sguardo di chiunque. Si muoveva in maniera fluida, sicura di sé. Ti metteva a tuo agio.
Aveva dita sottili che tagliavano via con le forbici i rametti secchi dei suoi cespugli spinosi. Unghie tagliate meticolosamente fino al bordo delle dita.
Aveva gomiti spigolosi, come ali di gabbiano; cosce magre che roteavano tra le sue rose.
Sembrava essere perfetto.
I suo capelli castani leggeri cadevano sulla sua fronte piatta, essi erano ordinati e perfetti con la sua pelle ambrata, sembrava essere stato baciato dagli dei.
Nel suo viso dai tratti fanciulleschi spiccavano in primis i suoi occhi; su di essi si posavano le sue lunghe ciglia, color nocciola erano identificati, ma essi erano solo lo specchio della sua anima curiosa e solare; erano taglienti e felini. Scrutavano il mondo senza mai perdersi niente entusiasti.

Io dopo le tre del pomeriggio ogni giorno andavo nella casa accanto. Avevo le chiavi del cancelletto e della porta d'entrata.
Con il mio corpicino e i miei pantaloncini di cotone leggero mi dirigevo dietro la casa, dove sapevo di trovare Taehyung.
Taehyung mi aspettava sotto il suo tendone; su un tavolino di ferro pieno di ghirigori, mi sedevo sulla sedia di accanto alla sua. Mi guardava con un sorriso dipinto sulle sue labbra sottili.

"Kookie, alla signora Jeon aggradano le torte di mele cotonie?"

Mi aveva chiesto un giorno. Io continuai a guardare la merenda deliziosa che mi aveva preparato, nonostante fossero le tre.

Un giorno gli chiesi perché quell'orario che mia madre mi aveva detto assurdo. Lui mi rispose con parole difficilissime sul metabolismo umano. Così non chiesi mai più.

Quel giorno avevo di fronte biscotti fatti a casa, con del tè nero, fette biscottate ricoperte di burro e della frutta.

"Hyung che schifo le mele cotonie! Mangiatele tu non la mia mamma!"

dammi una barretta di sapone ; OSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora