{Allison}
Non farò mai più un viaggio ombra. MAI PIÙ.
Fu orribile per una che soffre il mal d'auto come me. Certo, avevo già provato l'esperienza durante la mia prima impresa, ma quella volta ero stata talmente tesa da non accorgermi neanche della nausea.
Mi appuntai mentalmente di non fare altri viaggi ombra per il resto della mia vita.
Comunque, io, Adrian, Ocean e Isabelle arrivammo a New York verso le tredici, trovando comunque una marea di gente indaffarata per la strada.
-Allora, ci vediamo al Campo Mezzosangue. -disse Adrian. Ocean e Isabelle annuirono, li salutammo e scomparvero con un altro viaggio ombra.
Il piano era semplice: io e Adrian saremmo andati sull'Olimpo per avvertire Zeus dei piani di Orfeo, Ocean e Isabelle erano diretti al Campo Mezzosangue per chiedere a Chirone se i semidei greci fossero stati disposti a combattere con così poco preavviso e così avrebbero fatto Cecily, James e Audrey con i ragazzi del Campo Giove e i veterani di Nuova Roma. Non sapevo con certezza quanti soldati avesse l'esercito di Orfeo, ma più eravamo e meglio era.
-Tutto bene, Sbuffo di Nuvola? Sei pallida. -fece Adrian.
-Sì, solo un po' di nausea. -lo rassicurai. -Camminando mi passerà.
In effetti avevamo circa mezz'ora di cammino a piedi per arrivare all'Empire State Building visto che Isabelle ci aveva lasciati a Central Park.
Stavamo per avviarci quando sentimmo la voce di un ragazzo. Sembrava piuttosto triste.
-Quanto vorrei poter andare lassù! -esclamò.
-Per l'ultima volta: non puoi! -scandì la voce di una ragazza. Dal tono che usò doveva aver perso la pazienza.
-Prova a capirmi, lui è così bello, simpatico e...
La ragazza non rispose, mentre il ragazzo elencava altri cento aggettivi che riguardavano la persona oggetto del suo discorso.
Guardai Adrian, dubbioso quanto me.
Cercammo la fonte di quelle voci e, poco lontano da noi, la trovammo: la ragazza era davvero graziosa, con i capelli castani e gli occhi blu, indossava una veste greca di colore bianco ed era scalza; il ragazzo aveva dei riccioli neri e anche lui indossava un chitone greco bianco, ai piedi portava dei sandali. Sembrava disperato, perché era seduto sull'erba del parco con la schiena appoggiata al tronco di un albero e la testa sulle ginocchia. Singhiozzava.
La ragazza era in piedi, con le braccia conserte e un'espressione esasperata in viso.
Mi chiesi come facessero ad indossare delle semplici vesti come quelle quando c'erano al massimo cinque o sei gradi.
Adrian si fece avanti, cauto.
-Ehm, salve. Posso chiedere cosa sta succedendo? -chiese.
La ragazza sbuffò: -Giacinto è solo triste perché non può vedere Apollo. Ma dico, cosa si è mangiato per pranzo? Quel dio è insopportabile.
Il ragazzo singhiozzò più forte e lei alzò gli occhi al cielo.
-Giacinto? -ripetei sorpresa. -Ma non eri morto?
Adrian mi lanciò un'occhiata di avvertimento.
-A quanto pare è diventato la mia punizione eterna! -fece la ragazza.
-Ehm... tu saresti? -chiesi. Lei mi guardò, alzando le sopracciglia: -Strano che tu non mi conosca, figlia di Apollo, visto che per colpa di tuo padre sono diventata un albero di alloro.
-Dafne? -esclamai.
-In anima e chitone. -disse lei aprendo le braccia. -Per rispondere alla tua domanda, sì, io e Giacinto siamo morti. Siamo fantasmi.
-Ma sembrate reali... -fece Adrian confuso. - Come mai siete qui?
-Io me ne stavo tranquilla a specchiarmi nel Lete, ma ovviamente qualcuno aveva voglia di combinare guai e perciò siamo usciti dagli Inferi. -Dafne lanciò un'occhiataccia a Giacinto, che stava ancora singhiozzando.
-Ma Ade lo sa? -chiesi.
-No. E finiremo nei guai entrambi se non torniamo subito. -si lamentò la ninfa. Giacinto alzò lo sguardo e si mise in ginocchio, prendendo la veste di Dafne: -No, ti prego! Io devo vederlo! -la pregò. -Mi manca tanto!
Era così disperato che mi fece pietà.
-Giacinto. -lo chiamai inginocchiandomi accanto a lui. -Io e Adrian stiamo andando sull'Olimpo. Se vuoi posso dire a mio padre di venire a trovarti negli Inferi.
Il ragazzo mi guardò e notai che aveva gli occhi di una particolare sfumatura di verde.
-Lo faresti davvero? -chiese speranzoso.
-Certo. Ma tu devi tornare negli Inferi con Dafne. -gli risposi. -Prometti che farai il bravo e non disturberai più Dafne per uscire come oggi?
-Lo prometto! -esclamò lui tutto contento.
-Grazie. -fece Dafne come se le avessi tolto un peso dalla schiena. Poi si avvicinò ad Adrian e gli diede un bigliettino: -Vieni a trovarmi quando puoi, biondino. -disse con voce suadente. -Non mi dispiacerebbe conoscerti meglio.
Adrian prese il bigliettino come se fosse stato un'arma nucleare: -Ehm... grazie. -rispose. -Ma io ehm... ho già la ragazza.
Mi aggrappai al suo braccio, un po' gelosa.
Dafne fece spallucce: -Se cambi idea sai dove trovarmi. -disse facendogli l'occhiolino.
-D'accordo. -la interruppi con voce troppo alta. -Noi dobbiamo andare. Grazie di tutto, addio, ciao.
Trascinai via Adrian.
-Fai attenzione, figlia di Apollo! -urlò Dafne. -Dopo oggi saprai cose che renderanno la tua vita meno tranquilla!
"Se la mia vita ora è tranquilla, tu sei innamorata di mio padre" risposi mentalmente.{Arden}
Fui svegliato da mio fratello, che entrò nella stanza senza nemmeno bussare. Emily ed io stavamo abbracciati, come ci eravamo addormentati la sera prima.
-Arden, dobbiamo... oh, per la divina Venere! -esclamò quando notò la situazione. Si mise una mano sugli occhi, girandosi da un'altra parte. -E che diamine, ragazzi! Un po' di pudore!
-Adam, sai che ti voglio bene. -dissi stropicciandomi un occhio. -Ma esiste una cosa chiamata bussare. Che ore sono?
-Quasi mezzogiorno. E comunque io ho bussato! Ma tu dormi peggio di una statua di Medusa. -si difese mio fratello.
Mi voltai verso Emily, che si copriva con le lenzuola.
-Tu l'hai sentito bussare? -chiesi.
-Come avrebbe fatto visto che russi peggio di un lestrigone in calore? -fece Adam.
Emily trattenne una risatina.
-Ora esco. -continuò il mio gemello. -Vi aspetto nella mia stanza. Ci vediamo là... con i vestiti addosso.
Sbatté contro la porta, poi uscì, massaggiandosi il naso.
Sbuffai ed Emily ridacchiò.
-Che c'è da ridere? -chiesi abbastanza offeso.
-Io e Cecily non abbiamo litigi del genere. -rispose scuotendo la testa.
-Certo, spero che lei sappia bussare almeno!
Emily mi baciò, poi, portando il lenzuolo con sé per coprirsi, si alzò dal letto e prese i suoi vestiti.
-Arrivo subito. -disse e si chiuse la porta alle spalle.
Mi sdraiai di nuovo sul letto, felice. Era stata la notte più bella della mia vita.Bussai alla porta di Adam, che ci diede il permesso di entrare.
La stanza di Adam era di fronte alla mia e sicuramente meno in disordine. Era lui quello più organizzato e ordinato tra noi.
-Allora. Cosa c'è di così importante che implica il non bussare alla porta altrui? -domandai.
-Solo un messaggio-Iride da Allison. Te la ricordi? La tua sorellina che ieri sera è scappata con il suo ragazzo. -rispose mio fratello. -A proposito, ti salutano.
Mi schiaffeggiai mentalmente: come avevo potuto dimenticarlo?
-Ad ogni modo. -riprese Adam. -Mi ha detto di chiamare il Campo Giove. Cecily ci aspetta.
-Mia sorella? -ripeté Emily come se non ci avesse creduto.
-Sì. Allison ha detto che ci spiegherà tutto lei. -disse mio fratello.
-Come creiamo l'arcobaleno? -chiesi.
Adam andò in bagno e aprì il getto della doccia e la finestra da cui entrò la luce del sole.
-E la dracma? -ma Adam non mi lasciò neppure finire la frase: si infilò la mano nella tasca della felpa e prese una dracma che scintillò quando la lanciò nell'arcobaleno che si era creato.
-Oh Iride, dea dell'arcobaleno, accetta la mia offerta. Mostrami Cecily... -Adam guardò Emily chiedendole aiuto con lo sguardo.
-Cecily Blackthorn, al Campo Giove. -disse lei.
Subito comparve l'immagine di una ragazza dai capelli biondo scuro, Cecily. Era sola e teneva un libro fra le mani.
-Cecily! -chiamò Emily. La figlia di Atena sorrise.
Dopo i saluti, iniziammo a parlare di Orfeo. Cecily ci spiegò di Adrian e Allison e di come avessero deciso di dividersi per avvertire gli dei e il Campo Mezzosangue.
-Allison ha detto che Orfeo userà un modo che gli ha insegnato Jonathan per aprire il portale. Quindi deve avere uno stilo. -concluse la ragazza. -Dovete trovarlo e distruggerlo.
Emily annuì: -D'accordo.
-E poi dovrete scappare anche voi dal palazzo. -aggiunse Cecily. -Più siamo contro Orfeo e meglio è.
-E quando? -chiesi.
-Il 20 dicembre. -rispose lei. -Il Consiglio degli dei è il 21.
-Dovremmo scappare domani?! -esclamò Adam.
La figlia di Atena annuì, cupa.
-Ora devo andare. -disse. -Buona fortuna. E fate attenzione.
E interruppe la connessione.*angolo meh*
Mi sono divertita troppo a scrivere questo capitolo😂
Che ne pensate?
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Don't Forget Me
Fanfiction|| DAUGHTER OF THE SUN: LIBRO III || "[...] -Se dovesse succedere mi prometti una cosa? -le chiesi. -Cosa? Mi sistemai in modo di guardarla in viso: -Non dimenticarti di tutto questo, della nostra piccola impresa, di noi due. Di quello che stiamo c...