The english man and the little boy.

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Questa one shot è partita con un scherzoso "ora ci scrivo una fic" e non mi aspettavo avrebbe preso davvero vita. Per me è la prima volta che scrivo una storia insieme ad un'altra persona e sono contenta di averlo fatto proprio con Lucia aka Lu aka littleoceay
La scrittura a quattro mani l'ho sempre trovata un po' complicata ma io e Lu siamo riuscite ad organizzare tutto alla perfezione. Il duo perfetto solo grazie a me (scherzo, obv)
Vi lasciamo alla lettura e se vi va date un'occhiata alle note finali!







The english man and the little boy.



Dal piccolo finestrino dell'aereo, Harry poteva vedere tutta la coltre di nubi che sovrastavano il cielo italiano, che stava sorvolando proprio in quel momento.

Provava in tutti i modi a cercare un contatto, anche minimo, con il ragazzo di fronte a sé, ma quest'ultimo non ne voleva sapere. Aveva la caviglia sistemata sulla gamba poggiata a terra e un'espressione infastidita sul viso, che non voleva andare via. Harry aveva anche cercato di toccarlo, ma non appena Louis aveva intercettato il movimento della sua mano, l'aveva fulminato con quei suoi occhi così blu che quasi mettevano paura. Harry li aveva visti poche volte in quel modo e sapeva che quella volta era colpa sua. Sapeva che aveva sbagliato i tempi, che avrebbe dovuto dirglielo prima, ma non avrebbe mai immaginato una reazione simile. Da un lato dava ragione a Louis perché gliel'aveva detto all'ultimo minuto, il ventotto stesso, ma non credeva davvero che si sarebbe arrabbiato così tanto.

E mentre lui si era immaginato un viaggio verso la Sicilia totalmente diverso, si trovava adesso sul loro jet privato, in completo silenzio.
E lui lo odiava il silenzio.
Perché non diceva niente, quel tipo di silenzio. Era la calma prima della tempesta ed Harry era un po' spaventato dalla tempesta che sarebbe uscita fuori dagli occhi di Louis. Ma diamine! Doveva capirlo. Molte volte era successo il contrario in passato e lui non si era mai arrabbiato così tanto.

Harry continuava a guardarlo ma Louis, imperterrito, teneva lo sguardo fisso al panorama fuori dal finestrino, sempre con le sopracciglia aggrottate. Harry si passò quindi una mano sul viso, già stanco. La loro vacanza non era nemmeno iniziata e lui era già stanco. Venne però distratto dall'hostess che si avvicinò a loro solo per dirgli «Signori, stiamo per atterrare. Vi consiglio di allacciare le cinture» sempre con un sorriso gentile sul volto. Harry la ringraziò con un cenno del capo, procedendo poi a far scattare la cintura di sicurezza, prima di voltarsi verso Louis e notare che fosse ancora completamente fermo.

«Louis, la cintura» gli disse per ridestarlo dai suoi pensieri.

«Ho sentito» si limitò a rispondere ed Harry respirò profondamente. Si prospettava una serata ben peggiore di quella che aveva immaginato.

Fortunatamente, atterrarono senza nessun movimento brusco e dopo aver salutato tutti gli operatori a bordo e averli ringraziati, scesero insieme. Harry non aveva nemmeno avuto modo di provare a prendere Louis per mano, che già l'altro si era precipitato giù per le scale con la sua valigia, raggiungendo la macchina e l'autista che li stava aspettando.

Faceva decisamente più caldo di quanto ne facesse a Londra. Era così diverso che ad Harry sembrava di essere capitato in tutt'altra parte del mondo e non Italia. Non c'era nemmeno un filo di vento, cosa che magari si aspettava, essendo sera, ma niente. Per fortuna, però, avrebbero avuto il condizionatore in camera e non sarebbero dovuti stare fuori per molto tempo.

Entrarono in macchina ed Harry cercò di avvicinarsi ancora, ma Louis rimase sempre fermo. Di solito allungava la mano, anche solo per intrecciare il mignolo col suo, per cercare di passare inosservati, ma questa volta era immobile. Il viso rivolto sempre verso il finestrino per ammirare il paesaggio, anche se non lo stava osservando sul serio. Era solamente arrabbiato, tanto, e non voleva guardare il ragazzo che aveva accanto, non volendo rischiare di fare una scenata in macchina.

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