𝒘𝒂𝒔𝒕𝒆𝒅 - jikook.

wasted

Freddo, freddo e ancora freddo.

Jungkook rientrò a casa in preda alle convulsioni, chiuse la porta violentemente e si fiondò sul divano senza curarsi minimamente delle orme di fango che le sue scarpe avevano portato in casa, la pioggia aveva lasciato i suoi capelli gocciolare sul tappeto del salone.

Se c'era una cosa che Jeon Jungkook odiava con tutto sé stesso era l'inverno:
odiava dover corpirsi di vestiti, cappotti e capelli, limitava i suoi movimenti e riduceva al minimo le ore che avrebbe potuto passare ad allenarsi in palestra perchè diventava improvvisamente una landa di ghiaccio, per questo motivo quando si sentiva abbastanza non in colpa per saltare i suoi allenamenti quotidiani se ne restava a casa, con la stufa calda dritta su di lui e la cosa non gli dispiaceva affatto se solo quella calda  pace che il ragazzo ambiva tanto andava a frantumi sempre poco dopo il suo ritorno, quando a disturbare la sua quiete non vi era altro che Jimin, rientrando puntualmente pochi minuti dopo di lui spalancando porte e finestre, aggiungendo con aria saccente "se stai troppo chiuso in casa ti prenderai qualcosa" e tutto quello che Jungkook avrebbe potuto fare era sbuffare e girarsi dall'altra parte del divano per coprirsi la testa con la coperta, evitando qualsiasi contatto visivo con il ragazzo che ormai viveva sotto il suo stesso tetto da qualche mese.
Fu proprio Jungkook ad insistere nel dormire nello stesso appartamento di Jimin quando la compagnia concesse ai ragazzi un breve periodo invernale fuori Seoul, a patto che avessero continuato ad allenarsi per delle imminenti esibizioni.
Jungkook pensò di studiare con Jimin, l'unico del gruppo, pensò lui, che lo avrebbe potuto aiutare con le coreografia oltre Hoseok, già però promesso a Yoongi.

Ma little did Jungkook know, Jimin sperava con tutto il suo cuore di capitare in coppia con Jungkook, il suo segretamente adorato Jungkook, e quando fu proprio lui a proporlo il più grande a stento riuscì a trattenere degli urli di gioia che gli si formarono nel retro della gola al pensiero di poter passare un bel lasso di tempo da solo con lui, nello stesso appartamento, senza che nessuno li disturbasse.
Non poche fantasie balenavano nella testa di Jimin che aspettava cautamente ogni giorno per poterne attuare una, desideroso di arrivare al cuore di Jungkook e, mordendosi le labbra ogni qualvolta lo pensava, anche a qualcos'altro.

Ma lui era troppo distaccato, sempre concentrato nelle coreografie, sempre cercando di perfezionarsi fino allo svenimento e quasi fuggitivo come se avesse capito e volesse volutamente ignorare i comportamenti fin troppo ambigui del suo hyung che molto spesso era obbligato a nascondere a Jungkook alcune imbarazzanti erezioni mattutine che sfortunatamente doveva placare con le sue stesse mani.

"Kooookie, mi annoio" lagnò, sdraiandosi sul divano e grattandosi la pancia cercando stupidamente di mimare un 50enne col pancione da birra e poca voglia di vivere.
"Non è un mio problema" Jungkook era troppo impegnato a memorizzare il video della coreografia inviatogli da Hoseok per occuparsi di lamenti da ragazzino delle elementari. Avrebbe voluto poter tapparsi entrambe le orecchie con le cuffiette che intanto riproducevano senza sosta la musica della coreografia, ma Jimin si sarebbe lamentato ancora di più se le avesse invece tenute entrambe nell'orecchi per evitare appositamente le Jimin, che avrebbe invece voluto che il più piccolo ascoltasse.
Jungkook iniziò ben presto a trovare quella situazione irritante, insopportabile.

Lo sguardo di Jungkook si spostò dallo schermo, quasi per errore, su alcune bottiglie di liquore che Seokjin gli aveva regalato qualche giorno prima, secondo lo hyung, come rimedio per il freddo.
Ma ovviamente non aveva intenzione di aprirle, lui non beveva. Jimin continuava a parlare senza sosta e la finestra che precedentemente aveva lasciato aperta era spalancata e lasciava che una corrente fredda attraversasse la stanza, ponendo Jungkook in una posizione davvero scomoda, una posizione che poco dopo lo avrebbe fatto maledire fra sé e sé.