Capitolo 28 ~ Allison

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-Sei gelosa? -chiese Adrian quando ormai ci eravamo lasciati Central Park alle spalle.
-Eh? -feci io, che stavo meditando vendetta contro Dafne in silenzio. Le sue parole e il suo sguardo verso Adrian mi avevano fatta imbestialire.
Mi sembrava di sentire la voce della ragazza stuzzicarmi: "Il tuo ragazzo è molto carino. Me lo presti per qualche ora?".
-Tornatene a fare l'albero. -borbottai.
-Come? -fece Adrian.
-Niente. -mi affrettai a rispondere. -Cosa stavi dicendo?
-Sei gelosa? -ripeté lui.
-Io? Macché! Quando mai? -dissi sventolando la mano come per scacciare un insetto.
Adrian fece un sorrisetto compiaciuto: -Oh, sì che lo sei.
-No.
-Ammettilo!
Non risposi e mi voltai dall'altra parte. Sentii Adrian ridere.
-Dai, lo sai che ti amo. -disse prendendomi la mano. -Non andrei mai con un'altra.
Gli feci un piccolo sorriso.
Proseguimmo fino all'Empire State Building. Una volta arrivati prendemmo la tessera per il seicentesimo piano dal tizio della reception ed entrammo in ascensore. Adrian sembrava nervoso.
Quando gli chiesi cos'avesse, lui rispose che aveva il terrore che suo padre lo disintegrasse seduta stante. Ocean gli aveva raccontato che Zeus ed Eos erano andati a cercarlo al Campo Giove e i suoi cugini erano stati costretti a dire che lui era morto.
-Mio padre mi aveva avvertito di non scendere nel mondo mortale ed io non ho voluto ascoltarlo. -concluse. -Sarà insopportabile. Di sicuro non vorrà ascoltarci, come ho fatto io con lui.
-Sono sicura che troveremo un modo per farci ascoltare. L'Olimpo è la casa degli dei. Se Zeus non collabora possiamo chiedere aiuto a chiunque. -dissi prendendogli la mano.
-Basta che non siano le Muse. -scherzò Adrian con un sorriso.
-Giusto. -sorrisi anch'io.
Quando l'ascensore si aprì con il solito ding, presi un bel respiro e seguii Adrian lungo la strada che portava al palazzo degli dei. Mi guardai attorno, mentre ripensavo a sei mesi prima, quando ero andata a chiedere aiuto ad Afrodite e avevo visto Adrian combattere con Ocean e Isabelle. L'Olimpo era stato pieno di vita e risate.
Quel giorno, invece, regnava un silenzio sovrumano.
-Dove sono tutti? -chiesi con un filo di voce.
-Io non lo so. -rispose Adrian dubbioso quanto me. -Di solito sono tutti nei giardini...
-Anche se è inverno?
-Sì. Non capisco.
Sembrava spaventato, così strinsi la presa sulla sua mano.
-Andiamo. -dissi dolcemente. Lui annuì e mi guidò verso il palazzo degli dei.
Appena varcammo la soglia della sala del trono, rimasi a bocca aperta: i dodici troni degli Olimpi erano vuoti, ma la loro grandezza riuscì a sorprendermi; al centro della sala c'era un focolare, dove stava seduta una bambina.
Ci avvicinammo:
-Estia. -disse Adrian. La bambina alzò lo sguardo e gli sorrise con calore.
-Ciao Adrian. -lo salutò.
Io mi affrettai ad inchinarmi, ma la dea mi fece segno di tornare in piedi.
-Per caso sai dove si trova mio padre? -chiese Adrian.
Estia annuì: -Nelle sue stanze. -rispose.
La ringraziammo, poi Adrian mi fece strada nel palazzo. Scoprii che le stanze erano a misura d'uomo, perciò fu come visitare una normale casa abitata da più persone.
-Questa è la stanza di tuo padre. -disse il figlio di Zeus ad un certo punto. Indicò una porta d'oro con il simbolo della lira inciso nella parte superiore.
E poi mi sembrò di essermi rimpicciolita: guardavo la porta dal basso e qualcuno mi teneva per mano. Mi voltai verso quel qualcuno e vidi una ragazzina dai capelli ramati.
Quando strizzai gli occhi e li riaprii, tutto era tornato normale.
Adrian ed io camminammo ancora e salimmo qualche rampa di scale. I corridoi erano circondati da colonnati e stanze.
-Dov'è la tua stanza? -chiesi.
-Nell'ala est, affacciata sul tempio di mia madre. -rispose Adrian indicando la parte opposta a quella in cui stavamo andando. -E vicino alle stanze di Ocean e Isabelle. Anche se a volte loro stanno nei palazzi di Poseidone e Ade.
Passammo davanti alla stanza di Afrodite, da cui sentii delle voci.
-Sta guardando le coppie sulla televisione al plasma. -spiegò Adrian con scarso interesse. Sperai che scherzasse, ma decisi di non fare domande.
Fummo quasi investiti da Ermes, che ci passò accanto correndo, e credetti di sentire una voce sibilante dire "Oh, guarda! Semidei! Chissà se hanno qualche ratto con loro!"... ma sarà stata la mia immaginazione.
Poi vidi un vaso adagiato su un piedistallo. Non era il primo che vedevo, ma quello mi colpì: era il classico vaso che si vede nei musei di storia antica, colorato di nero e arancione. Rappresentava un guerriero che bendava il braccio di un'altro uomo.
Sbattei le palpebre e mi sembrò essere più piccola, come poco prima vicino alla stanza di Apollo. Sentii una voce maschile e qualcuno alzarmi da terra. Quando mi voltai per vedere in faccia chi mi avesse presa, vidi un ragazzo familiare e con capelli biondi. Ma non era Adrian.
Scossi la testa e tutto tornò normale. Beh, a parte il mal di testa che mi era venuto.
-Tutto bene? -chiese Adrian notando la mia confusione.
-Sì. Mi è sembrato di sentire qualcosa. Niente di che. -risposi cercando di ignorare le fitte di dolore.
Arrivammo davanti ad una porta a due ante con una saetta incisa in diagonale.
-Eccoci. -annunciò Adrian. Prese un bel respiro e bussò.
-Avanti! -esclamò la voce di Zeus dall'interno.
Adrian mi guardò, poi aprì la porta ed entrammo.
Il signore del cielo era sul balcone e ci dava la schiena. La stanza era molto grande, con le pareti che cambiavano colore dal blu al grigio, come il cielo quando è limpido o nuvoloso. Il letto sembrava fluttuare come una nuvola, con le lenzuola blu e bianche che si muovevano ai bordi del materasso come se ci fosse stata una leggera brezza estiva. Dalla parte opposta al letto c'era un piccolo divano blu con una televisione spenta attaccata alla parete. Tutto sopra un tappeto bianco. L'armadio non c'era, ma c'erano due porte bianche: a meno che Zeus non avesse bisogno di due bagni, una delle due conduceva ad una cabina armadio. Ne ero sicura.
Adrian richiuse la porta dietro di noi.
-Padre. -chiamò Zeus. Il dio si voltò: non sembrò sorpreso, ma forse era bravo a nascondere le emozioni.
-Adrian. -disse. -Vedo che i semidei sono riusciti nel loro intento.
Il ragazzo s'irrigidì.
-Io... -balbettò. Prese un bel respiro: -Padre, so di aver sbagliato a non ascoltarti...
-Oh, te ne sei reso conto allora. -lo interruppe Zeus senza far trasparire nessuna emozione. -E c'era bisogno di morire per di capirlo?
Adrian abbassò la testa, imbarazzato.
-Io...
-Ti avevo avvertito. -disse Zeus. -E tu ovviamente non mi hai ascoltato...
-Padre, cerca di capire...
Zeus stava per ribattere, ma a quel punto non riuscii più a resistere.
-Senta, non mi interessa se lei è il re degli dei o chissà che altro. -dissi facendomi avanti. -Ma non può essere arrabbiato con suo figlio dopo che lui ha dato la sua vita per salvarmi. Dovrebbe essere fiero di lui.
Zeus non disse nulla, facendomi arrabbiare ancora di più.
-In questi mesi non c'è stato uno solo giorno in cui mi sono vergognata di amarlo. Adrian è un ragazzo d'oro e un dio dei nobili sacrifici degno del suo nome. Perciò adesso se ne stia zitto e lo ascolti, perché Orfeo distruggerà l'Olimpo fra due giorni e non penso che lei voglia essere il suo schiavetto personale, dico bene?
Adrian mi fissava, stupito e preoccupato allo stesso tempo. Sicuramente suo padre mi avrebbe fulminata, ma non mi importava. Avrebbe dovuto pensarci due volte prima di trattare suo figlio in quel modo.
Al contrario di quanto pensavo, Zeus, totalmente inespressivo come prima, disse: -Ti piacciono quelle testarde, eh, figliolo? -guardò Adrian, che sembrava più confuso di prima.
-Co-Come? -domandò.
Zeus fece cenno al divano blu: -Raccontatemi tutto.

Fu Adrian a dire la maggior parte delle cose. Io non ero in vena. Avevo ancora il mal di testa che mi era venuto poco prima e non facevo che pensarci.
-... quindi Allison ha pensato di avvertire. Vero, Allison? -concluse Adrian guardandomi.
-Cosa? -feci io. Non riuscii a capire la risposta di Adrian perché mi sembrò di essere sott'acqua dove i suoni non si sentono bene.
-S-Scusate. Ho bisogno di un po' d'aria. -mi alzai dal divano barcollando. Raggiunsi la porta ed uscii.
Subito una serie di immagini mi inondarono la mente: ero piccola e qualcuno mi rincorreva per il corridoio per prendermi e farmi il solletico... poi ero sul divano di una stanza e giocavo con dei peluche dalle forme strane, forse di animali che avevano qualche legame con quelli che avevo visto nei libri che mamma leggeva mentre io giocavo in giardino... infine ero su un letto e facevo finta di dormire, mentre sentivo qualcuno litigare.
E poi divenne tutto buio.




*angolo meh*
Buongiorno semidei!
Preparatevi a scoprire un nuovo segreto che riguarda Allison😏
Ultimi aggiornamenti: sto guardando Sherlock. In una parola: ADORO. (Voi l'avete vista?)

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