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Esco dalla mia stanza e la chiudo a chiave per poi guardare il corridoio: ci sono diversi ragazzi che camminano spediti, concentrati solo sui fogli, che guardano con un espressione corrucciata, nelle loro mani. Sbuffo e cammino su per le sinuose scale che portano al terzo piano e tutti di colpo si fermano a fissarmi. Raramente i ragazzi vengono chiamati dalla "presidenza", perciò io sono un caso raro. Osservo passare degli strani quadri di animali che neanche sapevo esistessero e cammino seguendo il tappeto rosso. Busso alla porta e quando ricevo una risposta oso entrare. Richiudo immediatamente dietro di me l'uscio e guardo attentamente lo studio. È davvero grande, accogliente e soprattutto diverso da come me lo ero sempre aspettato.

«Signorina Johnson, si accomodi.» Osservo per la prima volta il capo e mi siedo su una poltroncina, sfregandomi le mani sudate sui pantaloni. È un signore sulla cinquantina, occhi azzurri e capelli brizzolati.
«Ho guardato i suoi ultimi esami, le sue ultime prove e vedo che ha riscontrato eccellenti risultati.» Mi guarda serio, con i suoi occhi freddi come il ghiaccio. Si rigira in mano la sua costosa penna e guarda la mia cartelletta.

«La ringrazio.» Prendo un bel respiro, togliendo le pellicine dalle dita provate.

«Tenga.» Mi passa velocemente diversi fogli e buste dopo averle prese dalla scrivania e tento di non far cadere tutto.
«Penso che sia finalmente pronta per un lavoretto part-time.» Mi strizza l'occhio e io inarco le sopracciglia non capendo.
«Non mi deluda.» Mi alzo ed esco dalla stanza imboccando le scale. Di nuovo sono tutti lì a guardarmi, confabulando fra di loro. Salgo fino al 5 piano, dove si trovano i dormitori e mi richiudo in cameretta, iniziando ad analizzare i fogli a me dati. Sono messa davvero male, sarà un compito molto difficile, ma non posso fallire perché è la prima volta che il capo mi affida qualcosa e non devo solo aiutare altri. Mentre affogo nei mille pensieri la mia porta viene spalancata e io trattengo un urlo terrorizzata.

«Il capo ti affida un compito e tu neanche me lo dici?!» Zoe entra furiosa nella mia stanza e chiude la porta sbattendola. La mia migliore amica non cambierà mai. Ha i capelli neri che le svolazzano attorno e degli occhi grigi che mi incutono quasi paura. È magra e un po' muscolosa, come tutti del resto qui. Quando mi riprendo dallo spavento inizio a ridere, guardando la sua faccia buffa. Lei mi da una spinta sulla spalla e si siede accanto a me sul letto, prendendo in mano le diverse cartelle e iniziando a mordere una mia penna.

«Dove è finito Christian?» siamo un gruppetto inseparabile qui, insieme abbiamo dato una mano sempre a tutti. Abbiamo la stessa età e ci siamo conosciuti con gli anni. Siamo persone diverse e complicate, ma diamo il meglio quando lavoriamo in gruppo.

«Aspetta.» Sentiamo dei passi e iniziamo il countdown.
«3... 2... 1...» lei trattiene le risate e Chris entra arrabbiato. Ha i capelli biondi scuri e gli occhi marroni, un bel fisico e probabilmente se non fosse gay non avrei mai trovato il coraggio di parlargli.
«Risparmiati Chris, le ho già urlato io contro.» Lui mi sposta dal letto e si siede con un tonfo. Mi guardano entrambi e mi sembra che aspettino una mia risposta, o meglio una mia domanda.

«Ok ragazzi, volete aiutarmi?»

«Siiii!» urlano insieme e si mettono a fare belletti stupidi, saltando su e giù sul mio povero materasso. Copro gli occhi per non vedere l'oscenità e urlo loro di smettere.

«Ragazzi!» loro si fermano e si accasciano a terra, contro l'armadio, sfiniti.

«Ci dobbiamo preparare, tu intanto telefona a loro.» Zoe stringe la sua visuale mentre mi parla e mi guarda male. Digita un numero al telefono e me lo passa, per poi alzarsi in piedi.
«Io e Chris iniziamo le ricerche in sala computer, poi veniamo qui e ti sistemiamo bene per il colloquio.» Lo trascina via dalla camera e io rimango con il numero digitato, senza premere il verde. Mi alzo in piedi e premo il testo, avviando la chiamata. Mi mordo il labbro in ansia e mi passo una mano tra i capelli per togliere i nodi. Inizio a camminare, a rifare il letto tutto disordinato, cercando di non impazzire ad ogni bip.

«Pronto?» sento la voce squillante di una donna rispondermi.

«Sì, ecco... salve! Telefonavo per il lavoro da babysitter.» Divento rossa solo per la mia goffaggine.

«Certo, mi dica nome e cognome e la metto in lista.» Oh, grazie al cielo sembra simpatica.

«Jennifer Johnson.» Rispondo senza pensarci.

«Bene, domani si presenti alla residenza dei Williams alle 15:00 in punto.» Spegne la chiamata e io sorrido soddisfatta. Ce la posso fare. Mi guardo allo specchio soddisfatta e tolgo subito lo sguardo quando mi accorgo che non sono degna di autocompiacermi. Capelli biondi, occhi neri e nessuna curva, esile ma micidiale. Non sono bella come molte ragazze e non ho quasi mai sognato di esserlo perché mi hanno sempre insegnato che non è ciò che importa. Zoe entra di nuovo e mi guarda.

«Fatto?» Mi tolgo subito la faccia triste, trattenendo qualsiasi emozione e mostrando solo sicurezza.

«Fatto!»

«Bene, ora apri quell'armadio che lo smembro!» rido e faccio come dice lei. Inizia a buttare tutto in aria, lasciando dentro solo una camicetta bianca, una gonna che arriva a metà coscia e degli stivaletti neri con il tacco. Li tolgo appoggiandoli sulla sedia per poi iniziare a sistemare tutto. Zoe si sdraia comodamente sul mio letto e osserva le pareti piene di miei disegni.

«Ma certo, rilassati pure!» Non so neanche io il perché di tutti quei vestiti, sono una tipa piuttosto abitudinaria, indosso sempre le stesse felpe.

«Ovvio.» Sposta le mani sotto la testa e inizia a fissarmi.

«Che vuoi?»

«A che ora domani?»

«15:00.» Rispondo e mi abbasso a raccogliere l'ennesimo vestito, mentre il nostro amico fa la sua entrata.

«Oh mio Dio, cos'è?! È passato l'uragano Zoe?» annuisco sconfitta e lui scuote la testa. Appoggia dei fogli sulla mia scrivania assieme agli altri e si butta sopra Zoe che inizia a strillare.

«Aiuto!» sembrano due sardine e mi fanno ridere. La mia amica si libera e cade dal letto con un tonfo.

«Ragazzi mi avete inscritto alla scuola lì vicino?» chiedo a loro per fargli smettere di bisticciare, a volte sembrano più piccoli della loro età.

«Sì.» Mi passa le carte e io le esamino per rimanere scioccata.

«Ma... siete inscritti anche voi!» esulto felicissima e abbraccio i miei stupidi compari, che voglio bene.

«Sì! Non ti abbandoneremo mai.»

«Non è detto che venga presa al lavoro però.» Tutti ci zittiamo, mentre vedo negli occhi di Zoe un barlume di tristezza.

«Invece sì, perché sei una ragazza fantastica Jenny e so che ce la metterai tutta.»

«Sisi, qualunque cosa ha detto, concordo!» iniziamo a ridere, non so cosa farei senza di loro nella mia vita.

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Ciao gente! Ecco a voi l'inizio di una intrigante storia. So che da questo capitolo non si capisce molto ma si chiarirà tutto più avanti, spero solo abbiate voglia di continuare a leggere.💜

Il segreto tra di noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora