16° Capitolo: Verità celate

511 30 0
                                    

Rimasi tra le braccia di mio padre per quello che sembrò un' infinità di tempo. Il tempo sembrava essersi fermato. Il dolore causato da Xander stava leggermente svanendo, trasformandosi in odio. Era così bello stare stretta nel suo abbraccio. Sentivo il suo calore irradiarsi nel mio corpo, scaldando la mia anima ferita e ne avevo davvero bisogno.

Avevo la testa appoggiata al suo petto e sentivo il suo cuore battere freneticamente, coordinato al mio. Eravamo come un'unica cosa, ed era una sensazione così strana, così nuova per me, ma era piacevole. Le sue braccia mi tenevano strette e mi lasciavano carezze delicate lungo la schiena.

Ero emozionata, si. Un turbinio di emozioni passavano e si scontravano nella mia testa: odio, tristezza, amore, solitudine e curiosità. Perchè si, ero curiosa di sapere chi fosse il ragazzo che mi osservava dal bagno poco tempo fa.

Soffocai tutte queste emozioni scuotendo la testa, provocando la curiosità da parte di mio padre. Cercava un contatto con i miei occhi per capire cosa avessi. Mi sbrigai a concederglielo. Mi persi nei suoi occhi, praticamente identici a miei. Erano chiari. Sembravano delle lastre di ghiaccio. Ma nei suoi c'era qualcosa di oscuro, c'era come un velo che li copriva, renedendo la sua espressione del tutto neutrale, non lasciando trasparire nulla.

C'era un qualcosa di oscuro dentro di lui. Lo percepivo nell'aria. Mi strinsi nelle braccia dopo aver sciolto l'abbraccio con lui, mentre continuavo a scuotere la testa. La rialzai e guardai mio padre. Lui era cattivo? Mi aveva fatto cose cattive, mi aveva segnata, ma l'aveva fatto per il mio bene? Se fosse stato così allora, avrei avuto più forza di capacitarmi di quello che ero.

Mi allontanai di qualche passo per poterlo guardare meglio. Aveva dei pantaloni neri e un mocassino del medisimo colore, una camicia bianca con i primi bottoni sbottonati e una giacca grigia. Era alto, con un fisico atletico. Si vedeva che si teneva in forma.

Mi guardava stranito, senza capire il mio gesto, ma non riuscivo a capirlo nemmeno io. Erano passati così tanti anni e volevo mettermi in testa il suo aspetto, per memorizzarmi il volto e l'aspetto dell'uomo che mi aveva fatto tanto male quanto bene. Perchè lui mi aveva fatto bene? Aveva mai fatto qualcosa per il mio benessere? Non ci credevo che lui ora fosse davanti a me, forse ero pazza e me lo stavo immaginando, ma no. Lui, quest'uomo che aveva segnato la mia esistenza con uno stupido rito, imprigionandomi in una vita che non sentivo io.

“No, no, no..” sussurrai più a me stessa che a lui, stringendomi i capelli nei pugni. I suoi occhi si spalancarono leggermente e provò ad avvicinarsi. “NO!” urlai scacciando via la sua mano. Non volevo che mi toccasse di nuovo. Non doveva farlo mai più. I suoi occhi stavolta erano spalancati, guardava prima me, poi la mano e poi di nuovo me. Mi avvicinai a lui cominciando a tirargli pugni addosso. Lui rimase sorpreso ma non cercò di fermarmi ed era un bene. Non m'importava che fino a prima eravamo abbracciati, volevo sfogarmi e questo sembrava il modo migliore per me adesso.

Smisi all'improvviso allontanandomi da lui. Non volevo avere più nessun contatto fisico con lui. Sbattè gli occhi ripetutamente guardandomi come si guarda un cane bastonato. Mi girai, in modo che potesse vedere la mia schiena. Spostai i capelli lateralmente e indicai con il dito il simbolo. Ci picchiettai sopra. “Perchè.” Non era una domanda, o almeno dal mio tono si capiva che non volevo che avesse il potere di scegliere se rispondere o no. Doveva e basta darmi delle spiegazioni.

Mi rigirai guardando il suo volto e aspettando una sua risposta. Era più pallido, la bocca leggermente socchiusa, ma non parlava. “E' complicato” disse finalmente. La sua voce era come ricordavo da piccola, da quei pochi dialoghi che avevamo. Era calda, roca, profonda, capace di incuterti terrore. “Abbiamo tutto il tempo” disse con sarcasmo nella voce. Mi avvicinai al letto e presi posto, sedendomi a cavalcioni aspettando che parlasse.

Kassandra - La figlia del diavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora