Capitolo 30 ~ Adrian

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Quando mi svegliai mi accorsi che qualcuno mi stava accarezzando i capelli. Girai la testa che tenevo appoggiata sulle braccia adagiate al materasso e vidi Allison sorridermi, mentre la sua mano giocava con le mie ciocche bionde.
-Sei carino quando dormi. -disse quando si accorse che ero sveglio. Le sorrisi.
-Come ti senti? -chiesi.
-Bene. Credo. -rimase in silenzio per un po', poi smise di accarezzarmi i capelli e si guardò attorno. -Dove siamo?
-Nella mia stanza. Sei svenuta e così ho pensato di portarti qui. -risposi mettendomi composto sulla sedia dov'ero seduto. -Ho avvertito Ocean che saremmo rimasti sull'Olimpo.
Allison sembrò notare solo in quel momento che era notte fonda: -Che ore sono?
Guardai la sveglia che tenevo sul comodino: -Le tre di notte.
La figlia di Apollo si mise seduta sul materasso e guardò la mia stanza, affascinata.
Ora, non che la mia stanza fosse chissà cosa, ma era il mio angolo di tranquillità lì sull'Olimpo: era spaziosa, con le pareti dipinte di azzurro chiaro, il letto aveva le lenzuola bianche, il tappeto sfumava dal blu scuro al bianco, avevo una cabina armadio a cui si accedeva tramite una porta blu e una tv sul mobile di fronte al divano. Tutto cambiava colore all'alba, come se mia madre mi avesse dato il buongiorno tutte le mattine.
Mi alzai e tolsi la felpa che mi ero messo, per poi appoggiarla sul divano. In quel momento Allison mi chiamò: -Adrian?
-Sì? -la guardai.
-Devo parlare con mio padre.
Alzai un sopracciglio: -Come? -chiesi dubbioso.
Allison si tormentò le mani: -Ho visto delle cose prima di svenire. -disse. -E c'era lui. So che è notte fonda, ma pensi che papà sia disponibile?
Rimasi in silenzio, non sapendo cosa risponderle. Sapevo che Apollo poteva diventare suscettibile se non dormiva un certo numero di ore. Credetemi, una volta io ed Isabelle lo avevamo svegliato con uno scherzo e il dio del sole era stato insopportabile tutto il giorno.
Mi avvicinai ad Allison e mi sedetti sul letto accanto a lei.
-Per la tua sicurezza credo sia meglio aspettare che sia giorno. Possiamo lasciargli un bigliettino sotto la porta se vuoi. -proposi. Lei ci pensò su, poi annuì.
-Allora ci penso io. -la baciai, mi rialzai in piedi e mi misi a cercare una penna e un foglietto di carta nei cassetti.
-Posso farmi una doccia? -chiese Allison. -Ne ho bisogno.
Annuii: -Prendi i miei vestiti se ti serve un pigiama.
Non vidi cosa prese, ma cercò nell'armadio e poi entrò in bagno, chiudendosi la porta alle spalle.
Intanto trovai ciò che cercavo e scrissi:

Vieni nella mia stanza alle 11 in punto. Allison deve parlarti.
Adrian

Lasciai la penna sul comodino, poi uscii dalla mia stanza e scesi le scale. Il palazzo era illuminato dal fuoco greco e regnava un silenzio inquietante, come tutte le notti.
Arrivai alla stanza di Apollo e feci scivolare il biglietto sotto la porta. Dall'interno non proveniva nessun rumore. Sperai che il dio fosse lì a dormire, così che potesse trovare il biglietto.
Feci la strada a ritroso, cercando di fare più silenzio possibile. Alcuni dei avevano il sonno leggero (nooo non mi sto riferendo a Efesto e Demetra, assolutamente no!).
Dalla stanza di Ares si sentiva un leggero borbottio: il dio della guerra parlava nel sonno... forse era per questo che la sua stanza era isolata dalle altre.
Da quella di Afrodite proveniva della musica classica. La dea diceva spesso che era utile al suo "sonnellino di bellezza". Mah, il genere femminile rimaneva e rimarrà sempre un mistero per me.
Comunque, tornai nella mia stanza e mi misi il pigiama. Allison era ancora nel bagno, ma la porta era socchiusa. Riuscivo a vedere un movimento indistinto davanti allo specchio, così mi avvicinai e guardai all'interno.
No! Vi giuro che non volevo fare nulla di...
Ah, lasciamo perdere. Non mi crederete mai.
Allison era davanti allo specchio e indossava una felpa blu presa dal mio armadio. Ridacchiai quando mi resi conto che quella felpa aveva il mio nome e il numero 30 scritti sulla schiena. Io e Ocean avevamo passato una fase in cui volevamo far parte di una squadra di calcio, ma ovviamente non avevamo avuto il permesso di farlo. Perciò mia madre ci aveva regalato due felpe simili a quelle dei calciatori famosi.
Vedere Allison con la mia felpa addosso mi fece sorridere: le stava larga, perciò la copriva fino a metà coscia e le maniche superavano le mani. Era dannatamente carina.
La figlia di Apollo girava su sé stessa e ridacchiava. Chissà a cosa stava pensando.
La guardai per qualche secondo, poi mi sdraiai a letto e, mentre mi infilavo sotto le coperte, Allison uscì dal bagno. Notai solo in quel momento che le gambe magre erano nude e pallide.
-Ho anche i pantaloni nell'armadio. -scherzai.
-Mi stanno troppo larghi. -si giustificò lei. Poi salì sul materasso e si infilò sotto le coperte.
Ordinai alle luci di abbassarsi, creando un effetto più intimo.
Allison si accoccolò a me, facendosi piccola piccola in modo tale che io l'abbracciassi.
-Non tornerai sull'Olimpo, vero? -chiese dopo un po'.
-Come?
-Se tuo padre dovesse proporti di tornare un dio, tu...
La baciai prima che potesse terminare la frase: -Allison. Lo sai che ti amo. Non ti lascerei mai.
-Ma tuo padre potrebbe...
-Non può costringermi.
Allison si strinse di più a me. Capii che quella non era la prima volta che ci pensava. Così le accarezzai il braccio.
-Se dovesse succedere mi prometti una cosa? -le chiesi.
-Cosa?
Mi sistemai in modo di guardarla in viso: -Non dimenticarti di tutto questo, della nostra piccola impresa, di noi due. Di quello che stiamo condividendo. -le accarezzai la guancia. -Non dimenticarti di me.
-Solo se anche tu non ti dimenticherai di me. -disse Allison.
-Mai. -le diedi un bacio sulla fronte. -Lo giuro sullo Stige.

Alle undici in punto, Apollo bussò alla mia porta.
Allison era già sveglia da un pezzo e non aveva pensato di svegliare anche me. Perciò ero ancora in pigiama e con i capelli simili ad un nido. Ma io dico: se mia madre era la dea dell'alba, perché non darmi il potere di essere perfetto anche quando mi alzavo dal letto?
Comunque. Allison salutò suo padre e gli spiegò la situazione: le era sembrato di essere tornata bambina e di aver visto cose che in realtà non erano mai successe, tipo Apollo che la prendeva in braccio o Artemide che la teneva per mano.
Al termine del racconto, Apollo fece un piccolo sorriso: -Ci sono cose che tua madre non ti ha mai detto, Allison. -disse. -Vedi, tu sei nata sull'Olimpo e Alexandra non voleva che tu crescessi senza di me. Perciò, quando eri piccola, io venivo a prenderti al ranch e ti portavo qui con me. Artemide era l'unica che lo sapeva, oltre a me e tua madre.
Allison sbatté le palpebre come per assimilare le informazioni.
-Ma perché non lo ricordo? -chiese.
-Eri molto piccola e tua madre mi chiese di modificare i tuoi ricordi per evitare che tu, nell'ingenuità di bambina, parlassi a qualcuno degli dei. -spiegò il dio del sole. -Quando hai iniziato ad andare a scuola le visite sull'Olimpo sono diminuite fino a quando non ho smesso di portarti qui.
-E neanche Zeus lo sapeva? -domandai. -Com'è possibile che nessuno se ne sia accorto?
-Riuscii a nascondere tutto grazie all'aiuto di Artemide. -rispose Apollo. -Anche se all'inizio si arrabbiò con me e litigammo molte volte. Una volta lo scopristi anche tu, Adrian.
-Davvero? -chiesi, stupito. Apollo annuì: -Allison aveva circa un anno, forse due. Credevo che stesse dormendo, così uscii in giardino. Ma lei si svegliò prima del previsto e uscì dalla porta proprio mentre passavi tu.
-E come andò a finire? -domandai.
-Beh, l'unica cosa che so è che in qualche modo riuscisti a farla addormentare di nuovo. Poi fu Artemide a modificare i tuoi ricordi per evitare che dicessi tutto a Zeus. -rispose il dio del sole.
-Perché cancellare ogni cosa? -intervenne Allison alzandosi dal divano. -Perché non modificare i miei ricordi con altri? Invece dell'Olimpo poteva essere... che so... un parco divertimenti dove tu mi portavi.
Apollo si tormentò le mani: -Era più sicuro che non ricordassi di me.
Calò il silenzio.
-Ho un'ultima domanda. -disse Allison. -Come ha fatto la mamma a salire fin quassù quando sono nata? I mortali non possono passare.
-Inizialmente aveva del sangue semidivino dentro di sé. -rispose suo padre. -Tu.
-E poi, dopo che sono nata?
-Una benedizione di Artemide. -spiegò il dio, poi si alzò e mise le mani sulle spalle della ragazza. -Non essere arrabbiata con tua madre, lei ha voluto solo il meglio per te. Ha rischiato molto e io l'ho aiutata. Mi dispiace di non averti detto tutto subito.
Allison si morse il labbro: -Non fa niente.
Apollo le sorrise: -Ora è il momento che vi prepariate a combattere. Orfeo ha scoperto il tradimento e le sue truppe sono in marcia.
Fece per andare, ma Allison lo fermò: -Devo dirti una cosa. -il dio del sole le fece segno di continuare. -Giacinto vorrebbe che tu lo andassi a trovare negli Inferi qualche volta. Ho promesso che te lo avrei detto.




*angolo meh*
Se vi state chiedendo perché sulla felpa di Adrian c'è il numero 30, è perché è nato il 30 dicembre☺️. Lo avevo deciso un po' di tempo fa.
Allison invece è nata a gennaio, like me.
Comunque, grazie a chi commenta le mie storie (anche le One Shots o Campo Hogwarts). Sapete che amo leggere i vostri commenti 😂

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