La nostra esistenza è fragile e precaria.

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La nostra esistenza è fragile e precaria, destinata a staccarsi come fanno i fiori di ciliegio, ma anche destinata a rinascere, di nuovo splendida, con la nuova, rosata fioritura della primavera successiva.

Una bella giornata, si, quella poteva definirsi davvero una bella giornata: il sole splendeva alto nel cielo che così azzurro si era visto solo poche volte, gli uccelli cinguettavano felici e svolazzavano da un albero all’altro, il ruscello scorreva tranquillamente producendo un rumore rilassante. Tutto quello poteva apparire come il ritratto della felicità, della spensieratezza, se non fosse stato per il viso perso e spento del ragazzo che era buttato lì, come un corpo senza anima sotto l’albero di ciliegio che si distingueva per il colore vivo dei suoi fiori dal resto del verde.

Il ragazzo stonava tra tutta quella bellezza che lo circondava: tutto sembrava emanare vitalità, forza, amore, tranne lui.Era un’anima tormentata, la sua: forse proprio per quello, da un anno, sempre alla stessa ora, puntuale come un orologio svizzero, andava tutti i giorni lì, sotto quell’albero, per sentirsi vivo.

 Allargò le labbra in un debole sorriso mentre una lacrima scendeva dai suoi occhi verdi, come la natura che lo circondava. I suoi occhi… forse l’unica cosa che brillava ancora, non per felicità, ma per le lacrime che ogni giorno riempivano le sue iridi chiare, chiare come l’acqua. Una volta quegli occhi brillavano per davvero: emanavano una strana luce, una luce dolce.Appena li guardavi sembravano scavarti nel profondo, ti entravano dentro e ti rubavano l’anima, il cuore e tutto quello che può mai esserci di buono in una persona.

Prima era lui il ritratto della felicità, della spensieratezza e dell’amore. Aveva un sorriso che avrebbe fatto sfigurare il paradiso.Sempre se esiste un paradiso: lui non ci credeva più, come non credeva più nella possibilità di essere di nuovo felice. Cos’era la felicità se non stare stretti tra le braccia di lei, sentire il suo dolce profumo di cannella, o di fiori… Ma che importava quale profumo era? Non l’avrebbe sentito più, non gli rimaneva che ricordarlo.

Lui non la voleva la felicità, se prima non aveva lei.

Aveva pensato anche al suicidio a volte: pensava che fosse l’unico modo per non soffrire più, ma non poteva morire, l’aveva promesso.

La morte… è una cosa bella o brutta? Dipende da che punto di vista la si vede.

Bella… si, può essere anche una cosa bella, perché no? Ti porta via tutto il dolore, ti porta via dalla vita che non vorresti, ti porta dove vuoi, in qualsiasi luogo, lontano dall’orrendo posto dove sei costretto a vivere una vita che non vuoi, a fare un lavoro che odi, lontano da una vita frustante, per portarti dove? Nessuno ancora lo sa con certezza.

Brutta…può essere anche brutta la morte? Si, lo è. Lo è quando ad andare via non siamo noi, ma altri. È insopportabile l’assenza di una persona, ma tutti noi siamo egoisti. Perché piangiamo? Quando qualcuno vola via non piangiamo per la sua assenza, ma perché ci mancheranno le cose belle condivise. Quella persona ci mancherà solo perché non potrà più renderci felici. Tante lacrime per cosa? Se la morte porta in un posto migliore, perché piangiamo?

Il ragazzo se l’era chiesto milioni di volte, ma proprio non riusciva a smettere: era come se con le lacrime cacciasse via tutto il dolore che aveva dentro, tutto quel dolore che non voleva andare via, ma che Harry neanche voleva lasciare perché era l’unica cosa che lo legava ancora a lei.

Pioveva, la pioggia cadeva incessante, gocce enormi cadevano veloci come saette sulle strade, sulle case, sulle persone. Era un tipico temporale estivo, sembrava che il cielo avesse deciso di buttare sulla terra tutta le sue riserve d’acqua.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 21, 2014 ⏰

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