Capitolo 32 ~ Allison

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-Ally? -mi chiamò Will.
Fino a quel momento ero stata immersa nei miei pensieri, ma, appena mio fratello mi chiamò, alzai gli occhi dal panino che avevo mangiato solo per metà.
-Che c'è? -chiesi.
-A che pensi? -domandò Will in modo tale che altri semidei non sentissero.
-Solo alla strategia di Chirone e Reyna. -mentii. In realtà stavo pensando a ciò che mi aveva detto mio padre sulla mia infanzia. Come avevo fatto a non accorgermi che dei pezzi della mia memoria erano spariti senza motivo?
-Sicura? -Will sembrava preoccupato, così annuii cercando di essere convincente.
-Vado sull'Olimpo. -dissi alzandomi in piedi.
-Ma non hai mangiato molto...
-Non ho fame. -tagliai corto.
M'incamminai lungo il marciapiede che costeggiava l'Empire State Building e, sperando che nessuno mi chiedesse cosa stessi facendo, entrai nell'edificio.
Recuperai la tessera per il seicentesimo piano ed entrai in uno degli ascensori.

Entrai nel tempio di Apollo e mi guardai attorno: mio padre non c'era. Perfetto.
Mi sedetti sulla chaise-longue color porpora e osservai il viso della statua di Apollo che si stagliava al centro della struttura. Lì regnava un silenzio tombale, così potei starmene in santa pace.
Subito i miei pensieri vagarono ai semidei: ero stata una stupida ad unirmi ad Orfeo quando al Campo Mezzosangue mi sentivo come a casa. Se fosse successo qualcosa anche solo a uno dei semidei non me lo sarei mai perdonata. Erano tutti parte della mia famiglia ormai. Persino Drew Tanaka, anche se avrei voluto tapparle quella sua bocca da pettegola alla prima occasione.
Poi pensai ad Arden e Adam, i miei fratelli che mi avevano protetta tutto il tempo. Erano stati dei punti di riferimento ogni giorno che avevo passato nel palazzo di Orfeo.
E poi Chirone, il mio insegnante del Campo. Spesso andavo da lui alla Casa Grande e gli chiedevo di raccontarmi le imprese degli eroi del passato: Achille, Enea, Perseo, Teseo, Giasone e soprattutto Odisseo, l'eroe che rispettavo più di tutti. Il centauro accettava sempre e così passavo delle ore con lui, semplicemente ad ascoltare.
Che bel ringraziamento che avevo dato a Chirone. Non avevo neanche ascoltato il suo consiglio di fare attenzione.
-Sbuffo di Nuvola?
Appena sentii la voce trasalii. Poi vidi Adrian e sorrisi.
-Ciao. -dissi. -Cosa ci fai qui?
-Will mi ha detto che ti avrei trovata qui. -rispose il figlio di Zeus. Si avvicinò con le mani in tasca e mi guardò con quei suoi occhi azzurri maledettamente stupendi.
-Mi cercavi? -domandai stupita. Con tutto quello che era successo, mi veniva ancora difficile credere al fatto di avere una persona come Adrian, che mi amava nonostante i miei difetti (e ne avevo parecchi) e che mi cercava anche solo per sentire la mia voce.
-Beh, volevo assicurarmi che stessi bene. Will ha detto che non hai mangiato quasi nulla... e tu di solito hai molta fame. -si giustificò lui facendomi un sorriso dolce. Diamine, adoravo quando mi sorrideva in quel modo.
Toccai la chaise-longue per invitarlo a sedersi accanto a me. Lui obbedì e mi mise una mano sul fianco per avvicinarmi a sé.
-Ho paura. -ammisi.
Adrian mi baciò sulla testa: -Andrà bene.
-Anche l'ultima volta lo pensavamo. E guarda com'è andata a finire. -sospirai.
Il figlio di Zeus non disse nulla e forse fu meglio così. Mi strinse semplicemente a sé.
-Sai, prima stavo pensando al nostro primo bacio. -disse Adrian dopo un po'. -La notte nell'infermeria del Campo Mezzosangue.
Capii che stava sorridendo.
-E? -chiesi accoccolandomi di più al suo petto.
-Ricordo che tu eri concentrata a mettermi le bende ed io mi continuavo a ripetere di non baciarti.
-Ma alla fine lo hai fatto. -dissi alzando lo sguardo sul suo viso. -Ciò dimostra che tu e l'ascoltare i consigli non siete esattamente fatti l'uno per l'altro, Adrianuccio.
Gli toccai la punta del naso con il dito, come si fa di solito con i bambini. Lui prese la mia mano nella sua e mi baciò le dita. Poi si mise a guardare le nostre mani, una sopra l'altra.
-Le tue mani sono morbide. -commentò.
-Lo dici a tutte le ragazze che vuoi portarti a letto? -lo presi in giro. Adrian mi fece la linguaccia, poi mi baciò. E quel bacio divenne più passionale, sempre di più, finché non mi sdraiai sulla chaise-longue.
Il figlio di Zeus seguì il profilo della mia mascella con le labbra, facendomi rabbrividire. Io mi misi a giocare con i capelli corti che aveva sulla nuca, mentre Adrian mi toccava in punti ben precisi, sapendo che mi avrebbe fatto azzerare il cervello.
Ma fui costretta ad interrompere quella bellissima tortura:
-Adrian, aspetta. -dissi contro le sue labbra. Lui si scostò e mi guardò in viso: -Non vuoi?
-Non qui. Mio padre ammazzerà prima te e poi me. E tu non sei più un dio.
Adrian si morse il labbro inferiore, poi si alzò in piedi.
-Vieni. -disse porgendomi la mano.
-Dove andiamo?
-Fidati di me.
-Sempre. -Presi la sua mano e lo seguii fuori dal tempio di Apollo. Il cielo si era acceso di stelle e non c'era neanche una nuvola.
Adrian mi portò ad un altro tempio.
-È il tempio di mia madre. -disse prima che gli chiedessi a chi fosse dedicato.
Non ci entrammo, ma Adrian mi condusse dietro ad esso, dove c'era uno piccolo bosco.
-Ma perché gli alberi non perdono le foglie quassù? -chiesi. -È inverno anche qui, no?
-Non ne ho idea. -rispose lui. -Oh, eccoci!
Davanti a noi c'era una piccola casa interamente fatta di legno. Adrian alzò lo zerbino (c'era scritto "Attenti a Cerbero") e prese una chiave, che inserì nella serratura della porta. Entrò e accese le luci. Dico "le luci" perché non c'era un lampadario, ma un filo di lucine come quelle che si mettono sull'albero di Natale, solo che avevano un solo colore: giallo.
Le due finestre presenti erano coperte dalle tende bianche e l'unico arredamento era un materasso grande quanto la metà della stanza. Era coperto di cuscini e lenzuola.
-Adrian, cos'è questo posto? -domandai guardandomi attorno.
-Il mio piccolo rifugio. -rispose il ragazzo chiudendo la porta a chiave alle nostre spalle. -Lo ha costruito Efesto. Anche Ocean e Isabelle ne hanno uno tutto per loro.
Mi prese per mano: -Sei la prima a cui lo mostro.
Gli sorrisi.
-Non pensare a domani, va bene? Stasera siamo solo io e te. -disse accarezzandomi il viso. Io gli misi una mano dietro la nuca e finalmente lo baciai. Cercai di svuotare la mente e di pensare solo a me e Adrian, al fatto che lui fosse lì con me e che mi amava.
La mia felpa finì a terra insieme a quella di Adrian e con loro la maglietta del mio ragazzo.
Adrian si tolse i pantaloni e rimase a guardarmi con il desiderio negli occhi.
Decisi di farlo aspettare, togliendo maglietta e pantaloni molto lentamente. Mentre mi scioglievo la coda, notai che Adrian si mordeva il labbro inferiore, osservando ogni singolo centimetro della mia pelle.
Mi avvicinai a lui e lo baciai.
Mentre mi baciava il collo, mi fece stendere sul materasso.
Si bloccò, guardandomi con occhi ardenti.
-Che c'è? -chiesi.
-Niente. Voglio solo andarci piano per ricordare a me stesso che sei mia. -rispose toccandomi. Rabbrividii.
E poi non ci fu più nulla a dividerci.

-Allison. -mi chiamò Adrian. Mi alzai sul gomito e lo guardai.
-Che c'è? -domandai sfiorando il profilo dei suoi addominali con il dito.
Lui mi sorrise: -Ti piace davvero questo posto?
-Sì. È... romantico. -risposi rimettendo la testa sul punto dove c'era il suo cuore. Sentirlo battere mi dava una sensazione di tranquillità, come se il giorno seguente non avessi dovuto affrontare una battaglia e io e lui fossimo stati due semplici adolescenti che si divertono come tutti gli altri. Ma sapevo che non era così e che il giorno dopo avremmo anche potuto morire.
-Romantico? -chiese. Capii che stava storcendo il naso in una smorfia di disgusto, perché poi disse: -Ma è il covo di un ragazzo!
-Beh, le luci e il fatto che nessuno sa che siamo qui danno questa impressione.
Adrian ridacchiò, poi si mise a giocare con i miei capelli e avvertii le palpebre iniziare a farsi pesanti. Mi strinsi a lui e chiusi gli occhi.
-Non ci hai mai portato nessuna oltre a me? Davvero? -chiesi con voce assonnata.
-Davvero. -mi accarezzò ancora i capelli. -Tu sei speciale, Allison.
Sorrisi, ma il sonno iniziava a prendere il sopravvento. Sentii Adrian baciarmi sulla testa, poi sussurrò qualcosa che però non capii e cedetti.




*angolo meh*
Salve, semidei!
Questo capitolo è il motivo per cui ho messo il tag per adulti. So che non faccio succedere chissà cosa e che non sto scrivendo una storia come Cinquanta Sfumature di Grigio, ma forse è meglio così.

Anyway, non mi stancherò mai di scrivere scene Adrison 😍 sono i miei piccolini😭

Grazie per le letture che ogni giorno aumentano (anche se di poco, ma aumentano)❤️ vi amo.

Don't Forget Me Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora