Voci

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- È il signor Wayne!

Gli ospiti dell'hotel si precipitarono immediatamente nella direzione da cui proveniva quell'urlo agghiacciante.
Nonostante la poca luce sprigionata dalla candela che teneva in mano la signorina Evans, i signori giunsero velocemente alle cucine, facendo affidamento più che altro al loro udito.
Quando entrarono, videro Raphael Wayne seduto a terra, appoggiato alla parete, mentre fissava con gli occhi brillanti di terrore ciò che un attimo prima aveva quasi rischiato di ucciderlo.

- Che cosa è successo, Raphael?! - chiese allibito Ashton Lewis.
- Io... io n-non...
Si sentivano i rapidissimi battiti del cuore del titolare dell'hotel, mentre egli respirava a fatica e sudava freddo per lo spavento.
- Cosa c'è? Che è successo?! Dimmi, Raphael!

Così, lentamente, Raphael Wayne sollevò il dito indice della sua mano destra tremebonda e lo puntò verso la parete opposta a quella contro cui era appoggiato.
- Non so che cosa sia successo. Stavo mettendo a posto la cucina e d'un tratto ho sentito una voce sussurrare il mio nome. Mi sono girato e ho visto con la coda dell'occhio solo quella cosa che si è conficcata lì, proprio a due centimetri dalla mia testa.

Amy Evans si avvicinò alla parete in penombra e con la torcia illuminò l'oggetto che era attaccato ad essa: una mannaia grondante sangue con un bigliettino di carta attaccato al manico.

"Non riuscirai a passarla liscia. Guardati le spalle, schifoso bastardo"

La signorina Evans, che aveva letto tra sé e sé il biglietto, ebbe un sussulto; poi lo porse a Raphael che lo lesse a tutti.
- Chi cazzo di voi è stato?! - urlò dalla rabbia e dalla paura il signor Wayne.
- Qualcuno me lo vuole dire?!!! Chiunque tu sia, giuro che ti ammazzo!!!
- Ralph, calmati!!! - sbottò Ashton violentemente - non è stato nessuno di loro. Placa la tua ira. Eravamo tutti alla reception: noi uomini a giocare a carte e le donne a chiacchierare. Nessuno si è mosso.
- Magari sarà stato qualche inserviente - ipotizzò il signor Sothe.
- No.
- Qualche cuoco?
- No.
- Qualche...
- Ho detto di no, stronzo!!! Siamo soli in questo hotel di merda. Soli e bloccati come topi in gabbia!
- Come può non esserci nessuno? - chiese attonita la signorina Wright.
- Le dico che è così. Sono l'unico che lavora qui. L'hotel non dovrebbe nemmeno essere aperto al pubblico in questo periodo dell'anno. Le nevicate sono troppo pericolose.
- E perché avrebbe dovuto tenere aperto tutto da solo? - chiese il signor Sothe.
- Lo chieda al suo caro uomo d'affari, il signor Edward Gray. Ha voluto lui un hotel abbandonato!

Gli ospiti guardarono tutti verso l'avido signor Gray, il quale rispose, con fare del tutto distaccato:
- Mph. Che volete che vi dica. Chiedete al mio cliente e a mio fratello. Sono loro che hanno discusso su dove incontrarci.
- Io non ne sapevo nulla - disse intimorito il signor Sothe - un momento! Dov'è finito il signor Antony Gray?!

Gli altri si guardarono attorno e non lo videro da nessuna parte.
- Dev'essere rimasto in sala - pensò la signorina Wright.

Il gruppo si mosse tutto assieme per raggiungere la saletta della reception. Sentivano che fare così sarebbe stato necessario, poiché sapevano che non avrebbe portato a nulla di piacevole lasciare da solo qualcuno, soprattutto quando ancora non si conosceva l'ideatore di quel biglietto, né se questi fosse fra loro o stesse tramando nel buio dell'albergo.

Quando raggiunsero la sala, ebbero davanti un'immagine raccapricciante.
Ebbero tutti un sussulto e la signorina Wright gridò dal panico:
- l'hanno ucciso!!!

Sul pavimento era disteso il cadavere inerme del signor Antony Gray. Teneva gli occhi aperti e dalla bocca fuoriusciva della bava bianca, mentre la mano reggeva del vino, parzialmente nel bicchiere, parzialmente sulla moquette rossa della reception.

Seven Stars HotelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora