WENDY
"Un normale giorno in ospedale" pensai.
Normalmente ci andavo una settimana al mese e alcune volte avevo saltato le visite per riuscire a viaggiare con i miei genitori e il mio fratellino, mentre altre volte avevo passato interi mesi in quella stanza d'ospedale per colpa di una leggera febbre o un mal di pancia. Alla fine, però, mi ritrovavo sempre nello stesso posto, l'ospedale di San Francisco.Giravo per i corridoi vestita con dei comodi pantaloni neri della tuta e una maglietta nera con la scritta "fly away" con tante farfalle bianche che ci svolazzavano attorno.
Ero tranquilla, avevo solo delle analisi di routine, le crisi di guarigione provocate dal mio stomaco, per espellere l'acido dal corpo.Ho sempre avuto una malattia già dalla nascita chiamata acidosi organica, è rara ed è causata dalle cellule delle pareti dello stomaco che producono continuamente acidi. Ogni tre settimane devo fare dei controlli, perché se l'acidosi prolifera può causare fin troppi danni, come un tumore. Una cosa in particolare molto fastidiosa era misurare il pH urinario tutte le mattine, specialmente se comportava arrivare in ritardo a scuola.
Se misurava meno di 5.9 il pH non era acido, altrimenti voleva dire che c'era acidità nello stomaco, e lo avevo sempre sopra il livello purtroppo.Per fortuna potevo contare sul mio migliore amico, Mirco, che mi supportava molto durante tutti i periodi più difficili. Anche io lo aiutavo spesso, soprattutto durante le feste, per non bere troppo alcol e se riusciva a evitare il mio controllo ero con lui durante l'hangover, sia la sera che il giorno dopo.
Alcune volte spariva per interi giorni senza lasciarmi nemmeno un messaggio, un po' mi dava fastidio, anzi molto, ma poi tornava sempre da me. Era un grande patito della palestra, specialmente calisthenics: una parte della ginnastica che serve per fare grandi acrobazie. Gli volevo molto bene, come fosse un fratello.Stavo tornando in stanza quando per il corridoio riconobbi una persona: un ragazzo che l'anno prima veniva a scuola con me. Me lo ricordavo bene solo perché mi aveva fatto uno scherzo di cattivo gusto prima del ballo di primavera del terzo anno.
Una mattina, due settimane prima del ballo, avevo trovato un biglietto attaccato sul mio banco con scritto "troviamoci in atrio alla fine delle lezioni. Ho una cosa per te. JH". Ero al settimo cielo dopo averlo letto, James Hatter, il ragazzo più carino della scuola mi aveva chiesto una specie di appuntamento.
Ovviamente ci sarei andata, ma non ero pronta per niente al mondo: i capelli erano in disordine, legati in una semplice coda di cavallo, gli occhi erano stanchi per lo studio sfrenato del giorno prima e indossavo gli stessi vestiti del giorno prima, che non avevano esattamente un ottimo odore.
Mirco mi aveva incoraggiata e pian piano mi ero calmata, dando meno peso al mio aspetto.
Alla fine delle lezioni mi avviai verso l'atrio, aspettando.
Dopo pochi minuti James si era fatto vivo con i suoi amici un po' più indietro che ci stavano guardando.James era molto carino ed era considerato il ragazzo più forte della scuola. Aveva dei bellissimi capelli castano scuro con un bel ciuffo centrale e rasati ai lati, gli occhi marroni con il contorno un po' più scuro, il fisico atletico con una tartaruga semiscolpita. Insomma un fisico non troppo muscoloso e non robusto.
Fissai per un attimo anche i suoi amici, non avevo la minima idea di cosa sarebbe successo, pensavo solo alla fortuna che mi era capitata.
A un certo punto James prese una scatola trasparente dalla tasca dello zaino, un bouquet da polso, e stava pronunciando le parole "vuoi venire al ballo con me?". Purtroppo non ci riuscì: uno dei suoi amici mi aveva rovesciato addosso un intero secchio d'acqua e poi una valanga di piume mi era rimasta attaccata alla pelle.
Da quel giorno tutti mi avevano presa in giro continuamente, fino alla fine dell'anno, poi decisi di cambiare scuola.
Sparii completamente dalla circolazione passando tanto tempo nella nuova scuola con dei nuovi amici. L'unico con cui avevo mantenuto ogni rapporto era Mirco, l'unico a cui tenevo davvero.Il corridoio dell'ospedale era pieno di dottori e infermiere e quindi non era difficile non farsi notare.
Chiusi la porta della stanza dietro di me e appoggiai la testa sulla porta fredda, con le idee confuse. Ero riuscita a evitare James per un soffio perché era passato davanti alla sua porta parlando con Cody. Cosa diamine ci faceva lì un ragazzo così? Sicuramente non per fare volontariato al reparto bambini.
Passai il pomeriggio a studiare e disegnare ascoltando musica, però non riuscivo a smettere di pensare a lui.
Dopo cena uscii dalla stanza e mi avvia alla postazione delle infermiere.
<<Rebecca, perché James Hatter è qui? E in che stanza è?>>
<<Wendy, calmati. Non ho il permesso di dirti perché è qui, ma la sua stanza è la 401.
<<Proprio quella prima della mia; non me ne ero accorta. Grazie Rebecca, ciao>>
Era proprio il numero di stanza prima del mio, dall'altra parte del corridoio leggermente più indietro.
Tornai in stanza e andai a dormire, cercando di pensare il meno possibile a James, il ragazzo di cui era stata innamorata...
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sarò sempre con te
ChickLitWendy è una ragazza normale, ad eccezione della sua malattia che purtroppo la limita. Durante una visita in ospedale rincontra James Hatter che dopo uno svenimento a scuola scopre di avere anche lui una grave malattia. I due a scuola erano molto in...