All'improvviso il mio cervello collega questi miei pensieri – la volontà di dimenticare Lestat e il dolore che mi ha provocato – con un'informazione che avevo raccolto durante il mio viaggio a Roma: Zaire, il capo del Clan d'Africa ha il potere di controllare la mente altrui.Sbuffo nella mente. Come potrei trovarlo? I vampiri sono irreperibili... Ma io avevo trovato il centro dei vampiri d'Europa... No, non è vero. È stato Tancredi, con l'aspetto di Lestat, a fare in modo che io entrassi nel loro covo.
Come posso trovare un vampiro che poi si trova in un altro continente?
«Demetra!» mi chiama una collega.
Mi volto e al suo fianco vedo Valerio, con la divisa di Starbucks, che mi sorride.
«Il tuo amico ha fatto domanda per un posto di lavoro ed è stato preso. Gli ho già spiegato tutto e visto che sta iniziando ora, tu puoi pure andare. Le ore te le paghiamo lo stesso» afferma il mio capo.
«Va bene» sussurro.
«Quando esci, porta fuori l'immondizia» dice il boss.
«Okay» mormoro. Quando la mia collega se ne va mi avvicino a Valerio e gli chiedo: «Perché non me l'hai detto?»
«Volevo farti una sorpresa» dichiara Valerio entusiasta.
«Sono contentissima!» ribatto felice.
Lui sorride.
«Adesso vado a casa. Sono stanchissima. Sono qui dalle undici e fuori è già buio» sbuffo e lui ridacchia.
«Sono solo le otto» ribatte Valerio.
«Non ho dormito molto stanotte» dichiaro.
«Da quando dormi bene?» sogghigna lui.
«Vado!» esclamo prendendo l'immondizia.
«Scrivimi!» rimanda il mio amico, ma quando sto per dirgli del mio telefono scomparso lui è già sparito per mettersi al lavoro.
Vado nel camerino, mi tolgo l'uniforme ed esco dalla porta del personale, trascinando il grande e pesante sacco nero. Lo butto e sospiro, quando il mio occhio viene attirato da un'ombra alla fine del vicolo: dalla statura e dalla larghezza delle spalle sembra un uomo.
Si incammina verso di me, ma non riesco a muovere un muscolo, perché il mio cervello si è congelato al seguente pensiero: E se fosse un vampiro o un Akira?
L'uomo mi oltrepassa di qualche centimetro e, proprio quando il mio cuore torna a battere, si gira verso di me. Si avvicina, costringendomi ad arretrare, e mi spinge indirettamente contro il muro. Avvicina il viso al mio e, con la poca luce che c'è, riesco a scorgere una pelle rosea.
«Ti attendevo...» sussurra l'uomo con voce roca e profonda.
«Che cosa vuoi?» balbetto.
«Hai servito tutti con un broncio grande quanto il Duomo, ma non l'hai fatto con quell'insegnante. Lo sai che sono geloso...» borbotta lui.
Porta una mano sulla mia guancia, dove una lacrima sta percorrendo la sua strada verso il mento, e sorride.
«Io vengo tutte le volte per te e tu non mi degni nemmeno di uno sguardo. Sai quanto mi offende ciò?» continua lui.
Posa la sua mano sul mio petto e all'improvviso, con violenza, la infila sotto la maglietta.
«Lasciami andare!» urlo dandogli una testata.
«Puttana!» grida allontanandosi per qualche secondo. Si pulisce il labbro che gli ho tagliato e alza una mano in aria per darmi uno schiaffo.
Non vedo alcuna via d'uscita: sono in un vicolo buio, circondata da immondizia e con un uomo che puzza di alcool che mi tiene inchiodata a un muro sporco.
Chiudo gli occhi e attendo che lo schiaffo arrivi, ma non succede nulla. Li riapro e vedo che la mano dell'uomo è stata fermata da un'altra.
«Che uomo sei? Che si nasconde nei vicoli per prendere delle ragazze contro la loro volontà?»
È la voce di Luca.
Cosa... Cosa ci fa qui?
«Chi credi di essere? È arrivato il principe azzurro? È il tuo ragazzo, bambina?»
Mi abbasso a terra proprio mentre Luca dà un pugno in faccia all'uomo, iniziando a picchiarlo con violenza.
Mi alzo e vedo la faccia dell'uomo piena di sangue. «Luca, smettila!»
Gli tocco la spalla e lo scuoto. «Così lo ammazzi!»
«È quello che meriterebbe» afferma Luca alzandosi in piedi.
Alza le spalle, inspirando più aria possibile, e mi prende per il braccio, mentre le prime gocce di una pioggerellina di metà novembre colpiscono le nostre teste.
«Ehi, aspetta!» mi lamento.
Luca mi trascina verso la sua macchina, parcheggiata in una delle vie vicine, e mi fa accomodare sul sedile del passeggero.
«Non possiamo lasciare lì quell'uomo! E se non respirasse più?» chiedo mentre Luca avvia la macchina.
«Respirava» mormora a denti stretti.
«Ma...» balbetto.
Ci fermiamo a un semaforo nei pressi della stazione di Cadorna.
«Demetra!» esclama Luca, arrabbiato perché non smetto di parlare. Batte una mano sporca di sangue sul volante e inspira come un drago.
«Non rimango in macchina con te. Soprattutto se sei in questo stato!» ribatto.
Apro la portiera ed esco dalla macchina in fretta e furia, correndo all'impazzata verso il Parco Sempione, dove posso nascondermi.
La pioggia inizia a scendere sempre più forte, quasi come in un acquazzone, e ogni tanto si manifestano delle forti raffiche di vento.
Mi nascondo dietro un grande cespuglio e prendo fiato. Mi siedo e, respirando con la bocca aperta, abbasso la testa e chiudo gli occhi.
«Sei tu, Caronte?» sussurra una sottile voce femminile.
Alzo la testa di scatto e vedo una bimba con due treccine e un vestitino. Non è la bambina scomparsa che avevo visto al telegiornale?
«Chi sei?» mormoro.
«Sei tu, Caronte?» ripete la bimba.
Annuisco e sì, è la bambina scomparsa. È morta...
«Come sei diventata un fantasma?» le chiedo. «Chi è il colpevole?»
«Non voglio più soffrire. Fammi passare oltre» piagnucola la bimba.
All'improvviso si avventa su di me senza darmi il tempo di dirle «Aspetta!» e il dolore si espande per tutto il mio corpo, lasciandomi priva di forze.
«Aiuto» sussurro e i miei occhi si serrano.
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Il segreto dei Ricordi
FantasiSECONDO LIBRO DELLA SAGA DEI SEGRETI Questa storia si può trovare facilmente su Amazon sia in cartaceo che in Kindle Demetra Romano, rimasta senza genitori e amici, deve ricominciare a vivere. Deve essere strano tornare alla normalità quando invec...