17° Capitolo: Lei è qui

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Dopo essermi sbattuta la porta dietro le spalle sono rimasta appoggiata alla porta per qualche minuto. Sentivo attraverso la porta i singhiozzi silenziosi di mio padre. Stringevo a pugno la collana di mia madre. Era davvero una collana tutto quello che rimaneva di lei? Papà non mi aveva detto che era morta, quindi potevo rintracciarla. Dovevo chiedere a John.

Mi allontano dalla porta e scendo giù in salone. John è occupato a parlare con un ragazzo, ma essendo girato di spalle non riesco a capire chi è. Dimenticandomi delle buone maniere vado verso John e lo trascino lontano da questo sconosciuto.

"Kassy, ma che fai?" mi chiede John, evidentemente sorpreso.

"Mia madre John. Mia madre è viva?" gli chiedo ignorando la sua domanda. Lo vedo strabuzzare gli occhi e guardarmi come se fossi matta.

"Kassy..ma cosa stai dicendo..tua madre.." dice continuando a girare la testa e destra e sinistra.

"John, mia madre è viva? Ti prego, ho bisogno di saperlo" lo imploro letteralmente.

"Si" mi dice per poi andarsene e tornare da quel ragazzo.

E' meraviglioso, mia madre è viva. Significa che posso cercarla, trovarla e stare con lei. Stringo ancora più forte la collana nelle mani, ma la lascio subito per paura di romperla. Alzo lo sguardo e vedo John fissarmi intensamente, così come quel ragazzo al suo fianco.

Lo guardo meglio è riconosco in lui il ragazzo di stamattina. Piego leggermente la testa e sul suo viso compare un sorriso da un orecchio all'altro, facendo nascere due fossette sulle guance. "Kassandra, lui è Victor. E' un marchiato" mi dice John indicando Victor. Così è questo il suo nome.

"Victor" dico a mo di saluto. "Kassandra" dice lui. I suoi occhi guizzano nei miei e sono come me li ricordo. Neri come la pece, in netto contrasto con i miei che sono come lastre di ghiaccio. "Scusate ma ho da fare" dico liquidando i due, con un gesto della mano. John annuisce con la testa, mentre Victor mi si avvicina.

Sento il suo profumo entrarmi nelle narici, tanto da farmelo pizzicare. Arriccio il naso e lui mi guarda divertito. "E' stato un piacere averti conosciuta, piccola" dice con nonchalance senza che il suo viso abbandoni quel sorriso sghembo. "Vorrei poter dire la stessa cosa di te, Piccolo" dice sorridendo e calcando la P di piccolo. Il suo sorriso accresce e decido di andarmene da questa situazione alquanto scomoda.

Mentre salgo sulle scale sento i suoi occhi perforarmi la schiena, fino a quando non giro l'angolo verso la mia camera. Prima di aprirla mi chiedo se mio padre sia ancora li. Decido di evitare. Non sono pronta per parlare ancora con lui, quindi mi dirigo nella stanza che dal mio primo giorno qui, era stata preparata per Jenna. 

Quando apro la porta trovo Jenna intenta a guardare la televisione, con accanto il telecomando. Le fasce sono scomparse e i tagli non si vedono quasi più. Non si può dire la stessa cosa della ferita sul muso, ma sta pur sempre migliorando. MI avvicino a lei e mi siedo per terra.

Kassy, buongiorno.

Buongiorno a te, allora come stai?

Molto meglio. Mi sento più riposata che mai.

Sono contenta. Jenna, ho bisogno del tuo aiuto in una cosa.

Certo, dimmi. La vedo girarsi verso di me e guardare attentamente la collana che ho tolto dal collo. La vedo avvicinarsi per osservarla meglio.

E' decisamente una bella collana, ma Kassy, io non posso metterla. Sento una nota di preoccupazione nella sua voce e questo mi fa ridere.

Mannò Jenna, non è per te. Me l'ha data mio padre prima; mi ha detto che era di mia madre e John mi ha detto che è ancora viva. Tu sai se c'è qualche modo per mettermi in contatto con lei?

Kassandra - La figlia del diavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora