"No", si ripeteva costantemente. Non poteva averlo fatto davvero, ma lo aveva fatto. E lui non aveva nemmeno lasciato un corpo. Era un assassino.
La testa gli scoppiava.
"Hey, tutto apposto? Sono davvero riuscita a farti stare zitto senza dire nulla di che?"
Ma il biondo non rispondeva. Aveva abbassato la testa e se l'era presa tra le mani.
"Terra chiama Agrèste. Ci sei? No, sul serio, tutto apposto?" La corvina aveva allungato una mano sulla sua spalla e lui si era alzato in piedi di scatto. "VOGLIO USCIRE DA QUESTO ASCENSORE" disse tirando un pugno alle porte.
Si alzò anche lei velocemente "Hey. Calmati. Ora. Ti stai per fare veramente male. È acciaio." Tentò di fermarlo ma lui tirò un altro pugno. Non la ascoltava. "GUARDAMI CAZZO." Gli prese la testa con le mani per tentare di girarlo e fermarlo. "NON TOCCARMI. NON VOGLIO DISTRUGGERTI." Riuscì a guardarlo in faccia. Stava piangendo. Teneva gli occhi stretti e aveva un'espressione arrabbiata e dolorante.
"Lo so, non preoccuparti." Rispose calma.
"Non voglio distruggere di nuovo" sussurrò guardandola negli occhi.
"Ti devi calmare però. Non possiamo uscire di qui per ora e tirare pugni non servirà a niente. Anzi. Guardati. Ti sta uscendo il sangue dalla mano." Prese un respiro e cercò di sdrammatizzare "E non devi distruggere te, ma me" ma ottenne il risultato opposto.
"NO" urlò a squarcia gola, togliendo le mani della ragazza, tirando un altro forte pugno e piangendo ancora di più.
"Cristo santo! Ma sei di coccio. NON MI STAI FACENDO NULLA DI MALE. NON SEI NEMMENO CAPACE DI FARE DEL MALE A QUALCUNO"
"INVECE SÌ. L'HO GIÀ FATTO." Ripetè tentando di mollare un altro pugno. Ma la ragazza lo fermò. E lo fece cadere sul pavimento. "Senti. Devi veramente fermarti." Gli bloccò le spalle al muro "ascoltami un attimo, ok?" Il biondo non si calmava, si rialzò e la fece cadere all'indietro. "Non-Non volevo... Vedi! Non posso essere fermato!" Tirò l'ennesimo pugno
"PORCA PUTTANA, ASCOLTA!" urlò "NON MI HAI FATTO PROPRIO NULLA. IO NON SO COSA TU ABBIA FATTO MA QUALSIASI COSA SIA" prese un respiro e abbassò il tono di voce. "So che non volevi farlo. E so anche che non sei pericoloso. Credimi. Non potresti farmi nulla" la corvina si alzò e guardò nei suoi occhi verdi. "Sai che non ho paura di te. Non riusciresti mai a farmi del male. Ma ora calmati" gli mise la mano sulla guancia.
Adrien aveva già sentito quelle parole. Quelle parole le aveva dette Ladybug a lui. I suoi occhi azzurri. Ricordava quella situazione.
La corvina riprese"Piangere fa bene. Ma tirare pugni ad una parete di acciaio no. Perciò sediamoci."
Il ragazzo fece come aveva detto. Si fissavano per tutto il tempo e Marinette aveva abbozzato un sorriso.
"Guarda, non mi stai facendo niente ora, visto?"
Adrien continuava ad avere gli occhi lucidi ma piano piano cominciava a distendere i nervi. "Puoi piangere quanto vuoi. Qui, oggi, non ti giudica nessuno, tanto meno io. Tutto ciò che succede qui rimane qui, lo hai detto tu prima."
Anche lui poggiò una mano sulla guancia della ragazza. Che ripetè "visto, non mi fai nulla".
Il biondo stava ascoltando attentamente ciò che diceva mentre la stava fissando negli occhi, incantato.
"Domani sera, sperando di non rimanere di nuovo chiusi qui, ti porto in un posto qua vicino dove avevo già contato di andare. Ti servirà a calmarti. A me rilassa molto."
"Il mare" sussurrò ricordando quello che gli aveva detto la corvina mesi prima nelle vesti di chat noir.
"Si..." Era tutto così strano, ma preferì passarci sopra in quel momento. Sorrise. "Stai meglio?" Chiese.
Il biondo non era ritornato ancora in se stesso. La fissava negli occhi, quasi come se stesse disperatamente tentando di leggerle l'anima. Si avvicinò sempre di più. Sempre di più vicino fino a quando non le sfiorò le labbra lentamente, guardandola ancora, rapito. Le tenne stretto il volto. Credeva di baciare Ladybug. Sentiva le stesse parole di Ladybug e i suoi occhi magnetici. Chiuse per un momento gli occhi e subito gli riaprì.
Non era Ladybug.
Era Marinette.
Si staccò e le tolse le mani dal viso. Lei non aveva reagito. Era veramente sbigottito da ciò che aveva fatto. Lui si alzò nuovamente mettendo le dita sugli occhi per razionalizzare le azioni appena compiute. "Scusa, davvero, scusa" cominciò a ripetere e a camminare in quel poco spazio che c'era "non so davvero cosa mi sia preso, per tutto." Voleva sotterrarsi "dai pugni all'ascensore al pianto e al beh... al b-bacio" si sentiva veramente uno stupido. "Pensavo fossi Ladyb- lascia perdere" voleva lanciare un grande urlo ma aveva già dato abbastanza spettacolo.
La ragazza prese la parola, calma "Ok, va bene, tutto apposto. Non ti preoccupare. Hai avuto un' attacco di panico, forse anche una crisi isterica. Si fanno cose strane e stupide durante queste situazioni. Hai staccato il cervello e hai agito di inerzia."
"Si, esatto."
"Anche se non capisco cosa te l'abbia veramente scatenata. Hai ripetuto quella parola di continuo... tu hai detto di aver già di-"
"Non dirlo. E dimentica tutto. Tutto." Appoggiò la testa alla parete fredda. "Quanto sono stupido" sussurrò.
La ragazza rovistò un po' nella borsa e gli porse una bottiglietta d'acqua quasi piena. "Bevi, serve." Adrien la accettò e ne bevve un sorso. "La mano come sta?" Chiese preoccupata. "Fa male ma passerà"
Dopo che la situazione si calmò completamente i due ritornarono a parlare.
"Come mai sai così tanto di attacchi di panico e tutte queste cose?" Chiese lui
"Qualche volta succedono anche a me" aveva risposto velocemente e con una punta di freddezza. Non voleva approfondire, si sentiva dalla voce.
"Che ore sono?"
"Quasi l'una e mezza. Comincio ad avere freddo." Infatti il ragazzo era ancora unicamente in costume. Mentre la ragazza aveva un vestito semitrasparente e leggero come copricostume. "Anch'io, forse ho qualcosa nella borsa" La svuotò completamente sul pavimento per provare a vedere al meglio ciò che aveva sotto la luce d'emergenza. Intanto il biondo se la mise in testa, appena lei lo vide disse ridendo "per la serie: busta in testa e comincia la festa"
Se la tolse, mettendo il muso "Questa faccia la fa cominciare sempre la festa, è uno spettacolo, sarebbe uno spreco per l'umanità coprirla" disse facendo pose e ammiccamenti.
"Allora, ho una borsa, un asciugamano umido, mezza bottiglietta d'acqua, fazzoletti, amuchina, un assorbente che non si sa mai, un costume intero e una maglietta. Io starò almeno un po' coperta, tu non lo so."
"Mi puoi almeno dare l'asciugamano?"
"È umido... vabbè. Tieni anche questo" glielo diede assieme ai fazzoletti e all'amuchina per disinfettarsi la mano.
Dopo aver fatto girare il biondino, la ragazza si mise faticosamente il costume intero sopra al bikini che poi slegò, tolse e posò nella borsa.
"Mi puoi dare la maglietta, ti prego, è una L mi entra e sto congelando."
"Pregami ancora, mi piace essere implorata"
"Sei seria?" Chiese sbigottito
"Certo che s-" ma prima che potesse finire la frase, il ragazzo le aveva rubato la maglia dalle mani.
"NON PROVARCI NEMMENO" disse prima di saltargli letteralmente addosso per riprenderla. "L'altezza non conta nulla se ti butto a terra" ma lui si era messo contro il muro, schivando più 'attacchi' possibili, mentre se la infilava.
"Spogliati." Disse con una faccia annoiata la ragazza.
"Come vuoi" disse il biondo mentre cominciava ad abbassarsi il costume, facendo intravedere le mutande da sotto.
"Sai in che senso intendo" disse sempre più seria.
"Dai, fammela tenere, ho freddo. E poi... ehm.. poi hai delle labbra morbide" cercò di distrarla in qualche modo per poter restare tiepido il più a lungo possibile. "Poi se hai freddo ci possiamo abbracciare a vicenda" finì con un'espressione flirtante
"Se vuoi stare proprio al calduccio ti posso prendere a schiaffi, è ancora più efficiente" rispose. Alzò gli occhi al cielo e scocciata gliela lasciò.
"Merito del mio charm, ovvia-" la corvina gli lanciò un'occhataccia "ok, ok, grazie e mi sto zitto"
La ragazza si mise addosso il copricostume e poi riempì la borsa. "Ho sonno" riuscì a dire tra uno sbadiglio e l'altro che ripetè dopo qualche secondo anche il biondo.
Si sedettero a terra, per aspettare ancora qualche momento prima di decidere cosa fare. Era ritornato il silenzio, riempito dai pensieri."Siamo diventati proprio pessimi..." sbuffò il biondo, mentre Marinette rifletteva su Tikki.
Il kwami invece si trovava nella camera dei due con Plagg aspettando i proprietari. Gli esserini discutevano dei loro attuali proprietari, confrontandosi sui loro poteri e su come avessero affrontato la minaccia appena passata. L'acquisizione di quella nuova magia era normale che avvenisse per ogni portatore, ma solitamente avveniva sempre dopo anni e anni di combattimenti. Questo significava che un enorme pericolo si stava avvicinando. O che Papillon stesso stava diventando quell'enorme pericolo.
Il sonno si faceva sentire e le palpebre si facevano pesanti.
"Se serve, c'è la mia spalla, Dupain-Cheng" disse notando la stanchezza.
"Ricordati che non siamo amici Agrèste, è solo sopravvivenza questa e dopo stanotte tutto tornerà come prima" disse Marinette "Poi ho un'altra idea"
Prese il telo dalla borsa e lo stese a terra in obliquo "non ci entriamo su un lato ma possiamo stenderci completamente sulla diagonale." Poi usò la borsa come cuscino. Era perfetto. La ragazza di stese sull'ascougamano e poggiò la testa. "Perfetto e buonanotte"
"E io dove mi metto? Dai fatti più in là"
"Era un 'noi' impersonale quello di prima. Con 'non ci entriamo' intendevo io. Da sola."
"E secondo te io come dormo?"
"Non mi interessa"
"Dai, non ti do fastidio, ti ricambio il favore di prima, in un certo senso" cominciò a straparlare.
"Zitto. Basta che mi lasci in pace" rispose prima di farsi un po' da parte e mettersi in posizione fetale per cercare di stare al caldo.
Il biondo si stese accanto."Tikki, lo vado a cercare, torno subito." Disse Plagg prima di avventurarsi nei corridoi dell'hotel chiamando il suo portatore. Dopo qualche minuto di vagabondaggio sentì la voce familiare di Adrien dire "Sono qui" e seguendo il richiamo arrivò nella tromba dell'ascensore.
La cabina era ferma tra un piano e l'altro e trapassando la parete trovò una scena alquanto singolare che ritraeva i due ragazzi stesi a terra costretti in uno spazio minuscolo. La corvina dormiva e prima che si potesse venire a sapere qualsiasi cosa, il ragazzo liquidò il kwami.
"Sto bene, non preoccuparti. Vai prima che si svegli." Sussurrò.
Così l'esserino andò via e dopo essere tornato in camera e aver rassicurato la coccinella, si misero anche loro a dormire."Sai forse non sei così tanto pessima quando non sei contro tutto e tutti" pensò ad alta voce Adrien.
Nessuno gli rispose. Apparentemente Marinette era nel mondo dei sogni, ma aveva sentito tutto. Aveva collegato tutti i puntini. La figura era uscita fuori.
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She's dangerous ||Miraculous FanFiction||
FanfictionMarinette è cambiata da qualche anno ormai, è temuta da tutti ma qualcuno si è stancato e vorrà cambiare le cose. Non tutto andrà secondo i piani e nuovi problemi di affacciano all'orizzonte. Nemici e adolescenza fanno vacillare le persone.