Capitolo 34 ~ Ocean

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Osservai Adam mentre si legava gli schinieri sulle gambe, poi gli passai le protezioni per le braccia. Arden era appena corso via e intorno a noi tutti erano impegnati a sistemarsi nelle posizioni per il piano Alfa.
-È bello avere un gemello? -chiesi ad Adam. La sera precedente avevamo parlato di molte cose, ma non molto della nostra vita privata.
-Sì. Non saprei immaginare la mia vita senza Arden. -rispose il figlio di Apollo. -Siamo sempre stati legati, fin da piccoli.
Finì di sistemarsi le protezioni e prese l'elmo che gli porgevo.
-Mi mancavano le armature del Campo Giove. -disse sorridendo. Quando succedeva gli si creavano le fossette sulle guance e non potevo fare a meno di rimanere a guardarlo.
-Sei parte delle difese ovest anche tu, giusto? -domandò Adam.
-Sì. -risposi contento.
-Allora, andiamo. -disse lui facendo strada.
Ci incamminammo verso la nostra postazione, fianco a fianco. Non so se Adam se ne rese conto, ma lo guardavo con la coda dell'occhio. Era davvero bello e ormai avevo capito ciò che provavo nei suoi confronti. Isabelle aveva avuto ragione fin dall'inizio.
I capelli di Adam si muovevano al vento mentre lui camminava veloce, i suoi occhi verdi erano attenti a ogni singolo particolare attorno a noi e l'armatura gli stava perfettamente addosso come se fosse stata creata apposta per lui.
Non so cosa mi spinse a farlo, ma lo presi per il polso. Quando Adam si voltò per chiedermi come mai, io gli presi il viso e feci scontrare le nostre labbra.
Adam sussultò, poi lo sentii rilassarsi. Mi mise le mani sulle spalle e dischiuse le labbra per ricambiare il mio bacio. Avvertii una scossa elettrica lungo la schiena e... cavolo: quello fu il bacio migliore della mia vita immortale.
I rumori attorno a noi si spensero. Eravamo solo io e il figlio di Apollo... e un milione di mini-Ocean che correvano nel mio cervello cercando di calmare il battito del mio cuore e di abbassare la mia temperatura corporea.
Quando mi scostai, Adam aveva le guance arrossate. Mi staccai di almeno venti centimetri.
-Ehm... scusa. -dissi imbarazzato.
-Perché dovresti scusarti? -fece lui sorridendo. -Hai messo fine al mio tormento. Non sapevo se essere io a...
-Volevi baciarmi?! -esclamai.
Il ragazzo fece per rispondere, ma il corno di segnalazione suonò.
-Ne riparliamo quando tutto questo sarà finito, ok? -disse Adam.
-Ehm... sì. -dissi con un filo di voce.

Quando raggiunsi Isabelle in prima fila, le labbra mi fremevano ancora per il bacio. Adam era salito su uno degli edifici che costeggiavano la strada con gli arcieri di Apollo, che avrebbero colpito con le frecce dall'alto.
-Ehi, che c'è? -chiese mia cugina notando il rossore che non se n'era andato dalle mie guance.
-Io... ehm... -balbettai colto alla sprovvista. Isabelle mi guardò con occhio critico, poi il suo viso si illuminò: -Oh santa Afrodite! -esclamò. -Tu e Adam avete...
-Era solo un bacio! -diamine, perché mia cugina aveva il potere di capire tutto ciò che riguardava la mia vita sentimentale solo guardandomi? Forse avrei dovuto nascondere i libri di Sherlock Holmes che le piacevano tanto...
In quel momento arrivò anche Adrian.
-Mi sono perso qualcosa? -domandò infilandosi un elmo.
-Potremmo farti la stessa domanda. -dissi. -Spero che tu abbia usato le protezioni adeguate. Non penso che Allison voglia rimanere incinta di nuovo per ora. Ci sarà tempo per avere tanti piccoli Adrisonini.
Se mio cugino arrossì, l'elmo nascose tutto perfettamente.
E poi calò il silenzio. Mi voltai dalla parte opposta ai semidei e vidi una folla in avvicinamento: era composta da quelli che sembravano esseri umani, ma la maggior parte erano mostri. I soldati indossavano delle armature scintillanti e marciavano in silenzio con le armi in mano. I mostri camminavano con loro come animali ammaestrati.
Guardai Adrian e Isabelle, poi i semidei dei due Campi. Erano immobili, mentre osservavano l'esercito nemico avvicinarsi: era un silenzio carico di tensione. Chissà quale sarebbe stato l'esito della battaglia.
E poi, quando l'esercito di Orfeo entrò nella barriera anti-mortali, Reyna diede l'ordine ai figli di Apollo. Un miliardo di frecce si abbatté addosso ai mostri e ai soldati nemici con una precisione da far paura.
E poi iniziò lo scontro.
Avevo deciso che il mio tridente d'oro non avrebbe aiutato molto se non ero in presenza di acqua (solo perché con l'acqua faceva più scena), così presi la spada di bronzo celeste che mi ero legato alla cintura e mi lanciai all'attacco.
Il mio avversario era alto quasi quanto me e usava una spada d'oro imperiale. Beh, almeno sarebbe stato uno scontro alla pari.
Tentai subito un affondo, che però il soldato deviò con la sua spada. Poi iniziò a colpire, perciò l'unica cosa che potevo fare era difendermi. Mi ritrovai schiena contro schiena con Adrian, che usava i suoi pugnali.
-Dov'è Orfeo? -chiesi a mio cugino.
-Quel bastardo non si è ancora fatto vivo! -rispose lui.
Evitai l'arma del mio avversario con un salto e menai un fendente che non riuscì a scalfire nemmeno l'armatura. Diamine, di che era fatta?
Mi accorsi che alcuni figli di Apollo erano scesi dai palazzi per combattere con le spade, mentre altri avevano ripreso a scoccare frecce per indebolire i mostri e permettere a noialtri di ucciderli. Gli ordini di Chirone erano stati chiari: vietato uccidere i soldati umani. Arden e Adam avevano detto che la maggior parte dei semidei che ora erano nell'esercito di Orfeo erano passati dalla sua parte solo per non morire di fame nelle segrete del palazzo. Il nostro compito era quello di indebolire il nemico per costringerlo alla ritirata e sperare di uscire indenni dallo scontro.
Forse qualcuno di voi starà pensando: "ma se tu e Isabelle siete dei, non avreste potuto schioccare le dita e sconfiggere Orfeo più velocemente?".
Beh, no. Non potevamo.
Cercai di disarmare il mio avversario con scarsi risultati. Infatti fu lui a disarmare me. Indietreggiai, mentre lui mi puntava la spada alla gola. Allora gli presi il polso e glielo rivoltai di scatto, sperando che le lezioni di autodifesa di Ares fossero servite a qualcosa.
Il soldato gemette e strinsi la presa finché non lasciò andare la spada. Poi lo spinsi indietro con un calcio e lui perse l'equilibrio.
Recuperai in fretta la mia spada e in quel momento mi accorsi che Cecily stava avendo qualche problema con due manticore. Per fortuna combatteva vicino a un idrante, perché mi bastò concentrarmi e poco dopo un getto di acqua spazzò via i mostri.
Cecily mi sorrise, poi si mise a duellare con un soldato.
Combattemmo per molto tempo, sempre più esausti. Eravamo tutti sporchi di polvere e sudore, nonostante fosse dicembre e facesse freddo. Quando ormai eravamo allo stremo, l'esercito di Orfeo si ritirò, come se fosse stato richiamato da una forza invisibile.
-Ma che diamine... -disse Isabelle dando voce ai miei pensieri.
-È come se improvvisamente avessero cambiato idea. -fece Arden avvicinandosi a noi.
Guardammo i soldati e i mostri allontanarsi, raccogliendo le armi che avevano perso nel corso del duello.
Quando se ne furono andati tutti, i ragazzi dei Campi iniziarono a cercare i compagni e a curare i feriti. Per fortuna nessuno di molto grave.
-ISABELLE! -esclamò Allison. Ci voltammo e la vedemmo correre verso di noi.
-Che succede? -chiese mia cugina allarmata.
-Matthew. È stato ferito e... -tentò di spiegare la figlia di Apollo, poi prese un respiro profondo: -Ha chiesto di te.
La figlia di Ade impallidì e temetti di vederla svenire, ma fece segno ad Allison di condurla da Matthew. Io e Arden le seguimmo.
Entrammo nell'atrio dell'Empire State Building, dove era stato allestito un ospedale di campo provvisorio. Will dava ordini ai suoi fratelli, che aiutavano i feriti e correvano avanti e indietro. Il capogruppo era inginocchiato accanto alla branda dov'era stato messo Matthew. Adam era con loro.
Ci avvicinammo, permettendo ad Isabelle di prendere una mano sinistra del figlio di Demetra.
Il ragazzo aprì gli occhi, debole: -Isabelle? -mormorò.
-Sono qui. -disse mia cugina. La sua voce si spezzò quando notò la quantità di sangue che imbrattava la maglietta del ragazzo: doveva essere stato trafitto alla spalla destra perché il sangue gli ricopriva tutto il braccio.
-Scusate, io vado. -disse Allison coprendosi la bocca come per trattenere un conato di vomito. Si allontanò, un po' verde in faccia.
-Arden, vai da Austin e fatti dare un antidoto contro la nausea per Allison. Sai bene che effetto le fa il sangue non suo. -disse Adam al fratello, che obbedì.
Mi inginocchiai accanto a Isabelle.
-Will... -dissi notando che il sangue continuava ad uscire dalla ferita di Matthew.
-Il morso di quel mostro era velenoso. -fece il figlio di Apollo. Guardò Adam: -Aiutami.
Il ragazzo annuì, poi mise una mano sopra la ferita di Matthew e si mise a borbottare qualcosa in greco. Nel frattempo Will recitò una preghiera ad Apollo, mentre Isabelle dava a Matthew del nettare.
Il sangue smise di colare dalla ferita e Matthew si rilassò.
-Bel lavoro. -disse Adam stringendo il braccio di Will, che bendò la spalla del figlio di Demetra.
Isabelle sorrise, mentre Matthew apriva gli occhi. Non sentii cosa le disse, perché Adam mi chiese di seguirlo.

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