Capitolo 5

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"John... Jonathan!" Disse stupito Tom. "Che cosa ci fa qui? E come ha saputo il mio indirizzo di casa?"

"Salve Thomas." Disse l'uomo moro. "Avrei bisogno di parlarle un attimo. Posso entrare per favore?"

"Certo." Rispose Tom con un sorriso. "Posso offrirle qualcosa da bere?" Domandò dirigendosi verso la cucina. "Un vino rosso, oppure bianco, o se preferisce, ho la birra..." Disse aprendo poi e con calma il frigo osservando bene che cosa aveva di fresco da bere.

"Una birra, grazie, se non è un disturbo."

Dopo quelle parole, Tom lo guardò. "Sta scherzando? Non mi disturba affatto." Disse con un sorriso. "Sono solo molto sorpreso di vederla qui." Continuò per poi passargli la bottiglia di vetro e farlo accomodare in salotto, una piccola stanza composta da due divani, un tavolino di colore marrone scuro che li divideva tra di loro, un tavolo rotondo, qualche mobile molto grazioso e dei quadri di pittori famosi.

John sorrise. "Senta Tom, le dispiace se iniziamo a darci del tu? Infondo lavoriamo insieme."

Dopo quelle parole, Tom lo guardò.

"D'accordo Jonathan, John nessun problema."

"Grazie Tom." Sorrise.

"Beh, allora dimmi." Iniziò Tom mettendosi poi a sedere. "Come mai sei qua? Che cos'è successo?"

"Si tratta dell'indagine che stiamo svolgendo su quell'uomo che adesso stiamo facendo sorvegliare."

"Hai scoperto qualcosa?" Domandò per poi bere un sorso di vino rosso contenuto in un bicchiere di vetro.

"No, però..." Disse per poi ritrovarsi a fissare la bottiglia di birra. "Ho un brutto, pessimo, terribile presentimento."

"...Ossia?"

"Temo che mia sorella conosca quell'uomo."

"Arnold Smith?!"

"Esattamente."

"Ma... insomma, che cos'è che te lo fa pensare?"

"Quando oggi ho accompagnato mia sorella in carcere, siamo passati dalla mensa e in quel momento abbiamo avuto diciamola così, l'occasione di incontrare alcuni uomini detenuti che dalla mensa stavano tornando nelle loro celle..."

"E quindi?"

"Uno di loro ha iniziato a fissarla con parecchia insistenza, nel mentre lei non lo considerava, ma quello che mi ha fatto battere il cuore a mille è stato il fatto dopo averle fatto l'occhiolino, le ha lasciato anche un messaggio in codice."

"Un messaggio in codice, cioè?" Domandò con un'aria davvero stupita e molto attenta, concentrata.

"Un gesto che mi ha spaventato molto: si è messo un dito sotto la gola passandolo su tutta la gola, come a darle un ultimatum: se avesse parlato, o fatto qualche cosa, lei sarebbe morta sgozzata. A quel punto ho provato a chiederle, anche con insistenza, cercando di fare leva sui suoi sentimenti di paura, cercando di farle capire che se non avesse parlato, se non si fosse fidata di me sarebbe potuta finire anche peggio, ma..."

"Ma non è servito a niente."

"No." Sospirò con aria decisamente affranta. "E non so proprio che cosa devo fare Tom. Io odio ritrovarmi in queste situazioni, come non sopporto l'idea di aver paura per lei. Questo sentimento mi destabilizza completamente. In questo caso però... beh, non posso proprio farne a meno!"

"No, decisamente non puoi." Rispose Tom. "Ma senti, adesso ci sono anche io in questa storia."

Dopo quelle parole, John alzò lo sguardo di scatto dicendo: "Che vuoi dire?"

"Intendo dire che mi ritrovo comunque coinvolto in tutta questa storia in quanto adesso grazie ai tuoi presentimenti ne so molto di più e poi... beh, stiamo indagando insieme, no? E insieme arriveremo infondo!"

A quelle parole, John come spinto da una forza di gratitudine pura, gli strinse con forza una mano, un gesto di puro ringraziamento.

"Grazie Tom. Veramente, grazie di cuore!"

Il biondo gli sorrise stringendogli la mano sempre di più. "Non c'è di che." Rise: "Non mi devi ringraziare."

Nel mentre i due uomini si stavano guardando con un sorriso davvero luminoso, Lawrence intanto si era infilata a letto per cercare di dormire un pò, o almeno provarci.

In quel momento la ragazza sospirò sommessamente in quanto l'idea di essere nuovamente rinchiusa lì in quel posto orribile non le piaceva per niente, ma anche quella volta in un certo senso se l'era cercata, dato che aveva spacciato cocaina e la condivideva assieme ad altre ragazze; anche se da un'altra prospettiva, lei non era una ragazza cattiva e quando faceva le cose, spesso non ci rifletteva a fondo, o veniva costretta.

"Tutto bene?"

Improvvisamente una guardia carceraria venne a vedere se la donna stesse bene e in un attimo Lawrence alzò lo sguardo verso di lei.

"Sì, grazie. Vorrei solo uscire di qui il prima possibile."

"Questo non dipende da me." Rispose la guardia. "Ma sono sicura che te la caverai. A presto bella."

Dopo quelle parole, Lawrence si sistemò meglio sul letto e in un attimo si addormentò avvolta dalle tenebre più dolci che potesse mai provare, sognando un futuro migliore e pieno di speranza per lei stessa, ma anche e soprattutto per suo fratello John che era giovane e come lei, aveva tutta la vita davanti e come tale, aveva tutto il diritto di viversela a pieno!

Ma di che cosa stiamo parlando?

John&Tom ~ Due ragazzi a Parigi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora