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Quando mi diressi in cucina per preparare il pranzo trovai l'uomo nella stessa posizione in cui l'avevo lasciato e quasi mi spaventò vederlo lì.
Era tornato ad assumere la forma iniziale di uomo di affari.

Decisi di ignorarlo e tirai fuori una carota dal frigorifero. Lui mi osservò pelarla e sciacquarla nel lavandino.
Se questo davvero era un sogno ne avevo sicuramente fatti di più interessanti, pensai.

«Hai fame?», domandai.
«No.», rispose.
«Ok»

Magro dialogo, ma dato che ci trovavamo in un sogno non potevo pretendere molto.

Qualcuno suonò alla porta il campanello della mia abitazione. Mi infilai la carota in bocca e andai all'ingresso.
Guardai dall'occhiolino chi era venuto a disturbarmi a quest'ora. Era Cleo Morgan, il mio manager.
Aprii con un sospiro la porta e osservai la piccola donna.

«A che punto sei con il libro?», domandò subito.
«Ciao, anche a te.», risposi facendola entrare in casa.

Nonostante fosse solo un sogno la mia mente aveva riprodotto perfettamente il mio manager. Gonfi capelli castano scuro tagliati a caschetto, occhi color castagna bruciata e classico completino da donna in carriera.

«Allora?», insistette una volta che la feci accomodare sul divanetto.
«Sono a buon punto.», risposi sedendomi sulla poltrona sgranocchiando la carota.

«Non hai neanche il titolo, vero?», disse con il suo solito sguardo stanco.
«No, almeno quello ce l'ho.»

«Come si chiamerà questa volta?», chiese aspettandosi il peggio.
«Stavo pensando a "Il ladro di altalene".»

Rimase sorpresa, forse il nome le piaceva.
La sua mano si poggiò di nuovo sul chiaro cuscino creando con contrasto con la sua pelle scura.

«Di cosa parla?»
«Non lo so.»

«Come puoi avere il titolo e non sapere di cosa scrivere?!», esclamò esasperata.

«Un ragazzino al parco ha occupato un'altalena dove stava andando un bambino più piccolo. Quindi lui gli ha urlato contro "Ladro di altalene!"», risposi semplicemente. «Non so ancora la trama, ma mi piaceva come titolo.»

«Se lo chiami così, allora deve parlare di un ladro che ruba altalene.», cercò di aiutarmi lei.
«No, no. Troppo letterale. Non è divertente così.»

«Divertente?! Hai ancora solo l'estate per scriverlo e abbiamo solo il titolo!», sbraitò Cleo.

«Tranquilla, ho ancora un sacco di tempo a disposizione. Tu cerca solo di rilassarti, ti vedo molto tesa.», cercai di calmarla.

«Sono così per colpa tua!», esclamò la donna con rabbia. «Se non ti fai venire un'idea in fretta la casa editrice non vorrà più avere niente a che fare con te.»

«Me ne farò una ragione.», borbottai scrollando le spalle.

«Silvia, non sto scherzando. Non è la prima volta che non riesci a finire un lavoro in tempo. La prossima volta ti mando fuori, capito?»

«Sì, sì...», denigrai la questione finendo di mangiare il vegetale.
«Bene.»

La mia mente era riuscita a ricreare fin troppo bene anche il suo lato insopportabile.

«Adesso ho un pranzo di lavoro con il nostro Toby. Vedi di scrivere qualcosa per domani, passo a controllarti.», salutò guardando l'orologio da polso.

Ero di nuovo sola in casa. Sospirai sdraiandomi sulla poltrona e osservando il bianco soffitto.
La Cleo del sogno aveva ragione, dovevo riuscire a trovare l'ispirazione per il nuovo libro.
Potevo scrivere di quell'alieno in cucina, magari a lui piaceva rubare altalene ai bambini.

Il Ladro di Altalene - Un Alieno per AmicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora