La pioggia cadeva in modo incessante da un po', da fin troppo tempo perché il ragazzo dai capelli tinti di blu aspettasse ancora che smettesse per uscire dal portone e scappare a casa del proprio migliore amico, come ogni volta che succedeva quella cosa.
Da bambino, quando ancora i fulmini che lo spaventavano erano quelli di un temporale che si era scatenato al di fuori della sua testa, il padre lo rassicurava, quelle rare volte in cui era in casa, dicendo che un qualsiasi acquazzone non durasse più di una ventina di minuti, e che tutto sarebbe passato prima che lui potesse accorgersene. E, complice la sua età, Taehyung passava anche un'ora davanti alla finestra a guardare l'acqua che cadeva dal cielo, le nuvole squarciate dai fulmini ed il mondo che tremava a causa dei tuoni, ripetendo quelle parole come una litania, certo che fosse durato tutto solo venti minuti.
In quel momento, invece, le sue percezioni erano distorte per un altro motivo ben più grave, e, a distanza di anni, non aveva più motivo credere alla parole di quell'uomo che lo aveva abbandonato. Decretò da solo che i venti minuti fossero passati, e che non avesse senso perdere altro tempo in quell'inattività totale, specie perché convinto che tutta quell'acqua non solo avrebbe lavato via le sue lacrime, ma sarebbe anche riuscita a pulire la sua anima troppo sporca, la stessa da cui aveva più volte provato ad allontanarsi in maniera definitiva.
Fu per questo che il giovane di poco più di vent'anni non rimase oltre nell'androne del proprio condominio, ma abbassò il capo, fece un respiro profondo ed uscì ad affrontare l'ennesimo temporale, necessitando di nessuno che non fosse il suo Jungkook che, anche quella sera come tante, tantissime altre fin dalla loro adolescenza, si prendesse cura di lui, gesti disinteressati e privi di parole d'odio o di rimprovero.
Non provò neanche a salire sul pullman, sebbene con una piccola corsa avrebbe potuto raggiungere la fermata e salirvi sopra, ma rimase da solo sul marciapiede, i vestiti che lentamente si bagnavano fino a diventare macigni che cercavano di trascinarlo a fondo ed il rumore della pioggia che non riusciva a sovrastare quello assordante del suo cuore, per quanto i battuti fossero stati rallentati dalla dose di droga che aveva appena assunto, né tantomeno quello dei suoi passi, costretti a trascinare un'anima tanto sporca e pesante.
Come ogni dannata volta, Taehyung sentiva ognuno di quei rumori contemporaneamente amplificati ed attutiti, indistinti, tutto così confuso ma al contempo così nitido. Ed era così non solo per le percezioni, ma anche per i suoi stati d'animo: aveva paura di non riuscire a fare niente, a momenti neanche respirare, eppure possedeva la consapevolezza che avrebbe potuto fare qualsiasi cosa, affrontare qualsiasi sfida uscendone vincitore. Era ancora Taehyung, quel ragazzo di vent'anni con i capelli blu e di cui odiava profondamente il riflesso nello specchio, ma non lo era, o per lo meno poteva fingere di non esserlo, e passò dal trascinarsi con fatica per la strada al correre entusiasta sotto la pioggia.
Era quella la parte più bella, quella della quale gli sembrava impensabile fare a meno. Perché non era banale benessere, quello provato dal ragazzo, si sentiva felice come solo le dosi sempre più abbondanti che rubava alla madre potevano renderlo, ed odiava l'idea che quella felicità per lui tanto semplice e pura comportasse un costo tanto alto, ma forse giusto, che era il terrificante senso di vuoto capace di divorargli l'anima ogni volta che l'effetto finiva.
Per quello stava andando da Jungkook, per quello e per la consapevolezza che la madre lo avrebbe picchiato, o almeno ci avrebbe provato, se, una volta tornata a casa, avesse scoperto che la sua droga, la sua preziosissima ed amata droga, era stata assunta dal figlio, situazione che già si ripeteva da tempo.
Fino a quando c'era stato il signor Kim era andato tutto in maniera decente. Non bene, poiché la moglie già presentava quel problema di dipendenza, ma era una vita decente, fattibile. Il militare aveva costretto la donna ad andare in una comunità di recupero ed aveva chiesto di non essere più mandato in missione in modo da poter stare vicino a suo figlio, crescerlo, invece che lasciare che quel bambino fosse affidato ai servizi sociali.
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Leave a light on - {Taekook}
Fanfiction«... Aveva paura, per la prima volta da quando si era fatto carico di quel problema, da quando aveva deciso che avrebbe aiutato Taehyung ad ogni costo, che avrebbe fatto qualsiasi cosa in suo possesso per liberare il ragazzo che amava da quel mostro...