Irama
Assurdo.
Emozioni assurde.
Stanchezza assurda.
Giorni assurdi.
Gli instore sono sempre qualcosa di assurdo.
Per l'amore di cui ti ritrovi investito, per le persone che ti riempiono di vita, per gli orari illegali, per la stanchezza che ti spacca ogni muscolo, per la testa e i suoi pensieri, per le ore passate in piedi, per la quantità di firme, parole e sorrisi che dai e ricevi.
Tutto assurdo.
Ma qualcosa di assurdamente intenso e bello.
Qualcosa di emotivamente assurdo.
Ecco sì.In poco più di dieci giorni dall'uscita del disco ho già girato decine e decine di città, assaggiando ogni piatto tipico, incontrando milioni di visi diversi, di sorrisi, di occhi, perdendomi in alcune persone, arricchendomi delle loro emozioni, percorrendo migliaia di chilometri, con la testa appoggiata al finestrino di un van nero e sotto gli occhi ogni giorno un paesaggio diverso.
Ho avuto tempo per pensare, pensare tanto, forse troppo come mio solito. Ho passato giorni lontano da casa, dai miei amici più cari, dalla mia famiglia, da Ludovica e ho capito che devo fermarmi. E non parlo di una pausa dalla musica e dai suoi ritmi serrati e intensi, parlo di una pausa dalla mia vita frenetica e costantemente in movimento.
Sono un nomade, uno che trascorre in media dieci ore sul sedile di un van, che passa la propria vita nelle stanze d'hotel, quasi le avesse scambiate per casa, che non ha un senso, un posto in cui sentirsi al sicuro, che non ha quattro mura che lo proteggono dal resto del mondo, che non ha un luogo in cui tornare stanco la sera. Sono un nomade, cosa che rispecchia un po' come sono sempre stato con i sentimenti.
Freddo e apatico, tanto l'amore non fa per me.
Ma ora che la mia metà del cielo l'ho finalmente trovata, sento la necessità di avere un posto dove rifugiarmi.
Un punto fermo.
Un'isola felice.
Sento il bisogno quasi vitale di trovare il mio posto nel mondo.
Non voglio più essere un nomade.Sono appena atterrato all'aeroporto di Milano, ieri avevo un instore a Catanzaro, domani sarò a Bari, ma oggi è il compleanno di Ludovica e non potrei mai permettermi di essere altrove. Sento il telefono vibrarmi nella tasca posteriore dei jeans, mi sistemo meglio il borsone sulla spalla e rispondo. "Bimba" la saluto, mentre lei sussurra il mio soprannome. "Dove sei?" mi chiede felice, mentre io le rispondo che sto uscendo dal gate, perché il mio volo è appena atterrato. "Mi sto fumando una sigaretta, ti aspetto all'uscita" aggiunge, per poi raccontarmi velocemente della sua orribile esperienza con le turbolenze e i vari vuoti d'aria, durante il volo partito da Londra. Le sto per rispondere quando la noto da lontano, è girata di spalle e non riesce a vedermi, così le arrivo da dietro piano e le cingo i fianchi, posando le mie labbra sul collo e baciandola. "Buon compleanno, amore mio" le sussurro, con un tono di voce appena percettibile, ma che le crea almeno un milione di brividi. Poi le canto a bassa voce la classica canzoncina, mentre lei sorride ed io mi avvicino di più al suo orecchio, stringendola forte a me.
Ci baciamo in mezzo alla confusione.
In mezzo a persone che vanno e vengono, in fretta e di corsa, che a stento ci notano.
Ci baciamo in mezzo alla sala d'attesa di un aeroporto.
In mezzo alla gente che è seduta ad aspettare: un volo, un famigliare, un modo per fuggire.
Ci baciamo come se non ci vedessimo da secoli.
Come se non avessimo bisogno di altro, come se le nostre labbra non desiderassero altro.
Ci baciamo perché in realtà magicamente non mi sento più nomade, il mio posto è ovunque c'è lei.
Continuiamo a baciarci, mentre una coppia di anziani ci passa accanto e la moglie sussurra al marito "Quanto sono belli, quel tipo d'amore lì non andrebbe mai dimenticato".
E Ludovica sorride contro le mie labbra ed io faccio lo stesso.
E la stringo ancora di più a me, che io tra cinquant'anni voglio ancora ricordare il suo sapore sulle mie labbra e fare invidia al mondo intero.Ho affittato un hotel a Milano per stare un po' più tranquilli, per avere la nostra intimità e per poterci vivere senza freni, che a casa dei miei genitori non sarebbe stato possibile.
Sono sdraiato nel letto, praticamente senza forze, mentre alzo il viso e noto che Ludovica sta uscendo dal bagno coperta solo da un asciugamano bianco. "Non so cosa mettermi" sbuffa, prendendo i vestiti dalla valigia e lanciandoli sul letto. - praticamente tutti addosso a me - Appena mi libero dalla pila di abiti la guardo fingendomi arrabbiato e lei scoppia a ridere per la mia espressione. Poi si avvicina, si siede a cavalcioni su di me e con le dita mi stringe le labbra, lasciandoci poi un dolce bacio sopra. Inizio a coccolarla, le mie mani che vagano sulla sua pelle nuda, i baci che si intensificano sempre di più. "Fanti, non mi freghi. Devo prepararmi" mi sussurra, per poi mordermi il labbro inferiore e alzarsi velocemente dal letto. Va davanti al grosso specchio che abbiamo in camera, lascia andare l'asciugamano e lo fa cadere a terra, restando completamente nuda. Io cerco quel briciolo di autocontrollo che mi è rimasto e guardo altrove, ma i miei occhi non riescono a far altro che scorrere su e giù per la sua figura e rimanerne abbagliati. Deglutisco, o almeno cerco di farlo, mentre si infila la brasiliana in pizzo con gesti molto sensuali, per poi spalmarsi la crema al profumo di cocco e guardarmi con aria beffarda. - sa esattamente colpirmi nei punti deboli - E non c'è niente di più bello che ammirare la curva del suo seno nella penombra della stanza, con una sottile pioggia che batte sui vetri, Ed Sheeran in sottofondo, mentre mi accendo una sigaretta e la fumo in tranquillità.
Si prova almeno cinque abiti diversi, altre sette combinazioni di top e pantaloni vari, almeno tre tute, prima di infilarsi un abito nero. È semplice, lungo fino alle caviglie, con uno scollo vertiginoso che le mette in risalto il seno e delle balze in pizzo sulla parte finale. "Come mi sta?" mi chiede, ammirando la sua immagine riflessa nel grande specchio. - quel vestito la rende qualcosa di splendido -
"Sei -" non riesco nemmeno a parlare, la salivazione mi si è praticamente azzerata e la sigaretta continua a bruciarmi tra le dita, senza che io me ne accorga. "- Starei qui a fissarti per ore, come si fa con un'opera d'arte" aggiungo, con un sorriso che parla da se, mentre lei fa la stessa cosa. E, dannazione, ogni volta che sorride il cuore mi scoppia nel petto.
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Eternamente nostri - è scritto nel destino...- //IRAMA
FanfictionErano passati esattamente 9 mesi, circa 270 giorni, 6480 ore e 23328000 secondi dall'ultima volta che gli occhi di Ludovica e Filippo si erano incrociati, da quando le loro labbra si erano sfiorate e assaporate, da quando le loro orecchie avevano po...