Capitolo 16

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Rebecca

È indescrivibile quello che sto provando. Ci credevo veramente. Mi ero immaginata la serata nei minimi dettagli e in tutte le situazioni, ma non avevo pensato a una possibilità del genere. Non è da Peter, però l'ha fatto e non posso dimenticarlo. È proprio perché non me lo aspettavo, che mi ha fatto più male di quello che avrebbe dovuto.
Appena entrai in classe lo vidi, come ogni mattina, seduto al nostro banco: la testa appoggiata alla mano, mentre continuava a guardare all'esterno. Aveva i capelli scombinati e non curati. Posai lo sguardo sulle sue nocche e noti che erano percosse da alcune ferite. Feci qualche passo verso di lui, ma poi pensai alla sera precedente e andai a sedermi vicino a Michelle, che stranamente era rimasta sola.
"Ehi" disse, per poi farmi uno dei suoi sorrisi. Mi sedetti e non gli risposi, lei si avvicinò e mi mise una mano sulla spalla "Cosa è successo?" chiese con tono dolce. Mi girai nella sua direzione, con gli occhi pieni di lacrime -Ultimamente non faccio altro che piangere- mi morsi il labbro per vincere la tristezza, poi mi fiondai nelle sue braccia e l'abbracciai. Iniziò ad accarezzarmi le punte dei capelli e continuò a consolarmi. Mi allontanai ed alzai il volto "Ieri sera Peter mi ha dato buca" ammisi.

A quella frase lei rimase a bocca aperta "Il nostro Peter?" domandò, indicando la sua sagoma, alle sue spalle, con il pollice, continuando ad avere una faccia sconvolta "Parla a bassa voce" affermai "Comunque sì" e mi misi un po' a ridere per la sua reazione "Perché non mi hai detto niente?" urlò, attirando l'attenzione di tutti i presenti. Le tappai la bocca e poi feci un sorrisino "Ha qualche problemino" e feci il segno della rotella. Tutti ci guardarono male per qualche secondo e poi si girarono, per continuare quello che stavano facendo prima. Mi girai nella direzione di Peter e notai che mi stava guardando, appena si accorse che lo stavo fissando anch'io, si voltò e iniziò a guardare il cellulare "Tu mi devi raccontare molte cose signorina" affermò MJ, sta volta con un tono di voce basso, per poi voltarsi e ascoltare le parole del professore, che era appena entrato in classe.

Mi sono appena seduta per terra per non farmi interrogare di Fisica, Michelle, invece, non fa altro che ridere -Certo. Lei è tranquilla. È stata interrogata la scorsa settimana e ha pure preso un 8 stupendo. Magari avessi questi voti di Fisica. La mia media passa dal 3 e dal 4, invece la sua dal 7 e dall'8.
Continuai a pregare, fino quando il prof non fece il mio nome "Signorina Williams" e alzò lo sguardo dal registro elettronico, perciò, non vedendomi, corrugò la fronte e si pulì gli occhiali "Signorina Jones" iniziò "Può dire alla sua compagna di banco di alzarsi da terra e di venire all'interrogazione" continuò, con tono divertito e pacato. Mi alzai di colpo e mi avviai a passo lento alla cattedra e una volta arrivata mi sedetti, continuando a guardare l'insegnate, che stava scegliendo un altro dei miei compagni "Posso farle una domanda?" chiesi, alzando l'indice in aria. Lui si girò ed abbassò un po' gli occhiali annuendo "Ecco" e intrecciai le mie dita "Vorrei sapere se è possibile passare un altro giorno"

Il professore alzò le sopracciglia e, senza rispondermi, continuò a guardare il computer. Sbuffai ed incrociai le braccia, iniziando a guardare tutte le formule e alcune delle domande che avrebbe fatto successivamente, poi sentii la sua voce "Mi vorrei proporre come volontario al posto di Rebecca" mi girai di colpo con faccia sbalordita, iniziando ad alternare velocemente lo sguardo da Peter al Signor Brown "Mi dispiace signor Parker, ma questo non è possibile" affermò il docente, continuando a non alzare lo sguardo "Ma perché?" sussurra, digrignando i denti "Perché deve recuperare" e mi guardò negli occhi. Appoggiai la schiena sullo schienale e incrociai di nuovo le braccia "Certo che se non so niente non posso recuperare" dissi a bassa voce "Se vuole le metto un 2 e torna a posto" sentenziò il professore. Io feci di no e poi, dopo aver chiamato altri due, iniziò ad interrogare.

"Aveva solo da studiare" imitai la voce dell'insegnante, facendo ridere Nate, che si era appena seduto al mio fianco "Tu ti rendi conto?" sbuffai, sdraiandomi e appoggiandomi alle sue gambe "Un altro 3! E ora come faccio a recuperarli tutti?" urlai, mettendomi le mani sulla fronte.
Siamo sul muretto in cortile e io non faccio altro che lamentarmi per il comportamento del Signor Brown. Una volta calmata, mi misi ad ammirare il salice posto alle spalle del mio amico. Osservai i rami che pendevano sulle nostre teste e non potei fare a meno di allungare il braccio e cercare di prendere un paio di foglioline. Mi soffermai sulla loro disposizione e notai che erano alterne e disposte a spirale ed erano seghettate e lunghe. Successivamente, mi soffermai sui germogli, che avevano un colore bruno-giallastro, decorati da piccole gemme. Una volta, su internet, ho letto che il salice è un albero dal simbolismo molto controverso, infatti il suo significato è differente in base alle culture. Se, in Giappone, l'albero è visto come emblema di forza e saggezza, per gli ebrei è l'incarnazione delle avversità e difficoltà della vita. In Cina il salice è il manifesto della bellezza femminile (in primavera, quando è in piena vegetazione) ma al contempo è simbolo di dolore e delle ferite lasciate dall'amore (in inverno) -Ma guarda che coincidenza. Siamo quasi in inverno e ieri sera Peter mi ha dato buca.

Appena finite le lezioni, salutai i miei amici e me ne andai. Dopo alcuni passi sentii la voce di Peter chiamarmi -Dopo una giornata intera, mi vuoi parlare ora? Tu non hai proprio capito niente.
Continuai a camminare, continuai ad ignorarlo, finché non prese il mio polso "Cos'altro vuoi da me Peter?" chiesi esausta "Vorrei chiederti scusa per ieri sera" disse, lasciandomi il braccio e abbassando un po' il viso "Toglimi una curiosità" iniziai, con la rabbia che continuava a mangiarmi dentro "Secondo te tutti i problemi si risolvono con un Mi dispiace?" domandai calma, cercando di non urlargli contro. Lui mi guardò e non mi rispose. Lo osservai e feci una delle mie risate ironiche "Sai" attirai la sua attenzione "Nella vita non funziona così" e respirai profondamente "Poi non so come la pensi tu, però credo che delle scuse non siano abbastanza" e mi girai per andarmene, ma lui mi rispose "Ho avuto un contrattempo. Mi dispiace, ma non posso dirti nient'altro" affermò.
Mi voltai e lo guardai dritto negli occhi "Peter" urlai "Mi sono rotta il cazzo delle tue scuse, okay?" affermai, puntandogli il dito contro "Mi sono rotta il cazzo dei tuoi Non posso dirti nient'altro" e gli diedi una leggera spinta "Quindi" e presi un respiro, cercando di calmarmi "Dimmi subito quello che sta succedendo. Perché io non ce la faccio più" dissi, con le lacrime agli occhi, che cercai di nascondere spostando lo sguardo da un'altra parte.

Lui mi osservò e poi abbassò di nuovo lo sguardo "Non posso" sussurrò. A quella frase tirai fuori tutto quello che mi portavo dentro. Feci un'altra delle mie risate e poi gli risposi "Non posso di qua, non posso di la" iniziai ad urlare "Quand'è che diventerai maturo e ti prenderai le tue cazzo di responsabilità?!" domandai incazzata, ma senza farlo rispondere "Peter, hai diciotto anni" affermai, continuando a puntargli il dito contro. Lui rimaneva immobile, ad ascoltare, a subirsi tutta la rabbia che mi aveva procurato "E dì qualcosa. Sembra che non te ne freghi niente" ma lui continuò a rimanere in silenzio "Sono stata quasi un'ora davanti casa ad aspettarti" ammisi, attirando, finalmente, la sua attenzione "Ogni minuto che passava mi dicevo: Sta tranquilla Rebecca. Ora arriva e ti farà passare la serata più bella della tua vita" dissi, mentre una lacrima mi solcava la guancia "Ma tu non sei mai arrivato" lo fissai, cercando di ottenere una sua reazione "Sta mattina mi sono svegliata e ho pensato che oggi si sarebbe sistemato tutto, che mi avresti dato una spiegazione e che saremo partiti da zero. Ma evidentemente non sei intento a farlo" e mi asciugai velocemente le gocce sul mio viso "Te l'ho già detto, ma forse hai bisogno che te lo ripeta" presi un respiro profondo "Ognuno per la propria strada. Non ho bisogno di ulteriore dolore nella mia vita" affermai, per poi girarmi e andarmene. Ognuno per la propria strada. Continuai a pensare a quella frase per tutto il tragitto -Perché devi essere così scemo Peter?

Angolo autrice

Ciaone a tutti e a tutte!!
Vi dico le solite cose (che sicuramente vi avranno rotto le scatole) e poi, fino a domani, mi tolgo di mezzo: spero che questo capitolo vi sia piaciuto, se è così allora continuate a leggere, aggiornerò molto presto. Consigliate la storia a qualsiasi persona che potrebbe interessarsi, voi, intanto, mettete una stellina e commentate. Qualsiasi persona che voglia consigli o che vorrebbe che leggessi qualche storia: mandatemi un messaggio in privato, vi risponderò il prima possibile.
GRAZIE PER AVER LETTO e scusate per gli errori.

Amore Proibito [Peter Parker]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora