Era un caldo pomeriggio, precisamente di una giornata dell'estate 2014, e Nicolas era sdraiato nel suo giardino mentre il sole batteva su di lui. Aveva la testa vuota e per via di quella cocente palla di idrogeno in elio stava per addormentarsi; voleva restare sveglio perché a breve sarebbe venuto a trovarlo un suo caro amico: Cesare. Era fidanzato con sua cugina e, nonostante la situazione, pareva quasi aver perso la testa per quel ragazzo. Lo definiva come l'eccezione della sua eterosessualità: non aveva mai accettato il fatto di una possibile omosessualità così, l'unica scusa che poteva dire a sé stesso era che lui fosse una semplice sbandata; dopotutto era la prima volta che provava qualcosa per un ragazzo e, purché durasse da un bel po' di tempo, non voleva darci molto peso. Era quasi passato un'anno da quando aveva visto il suo amico sentendolo solo tramite chat e chiamate e voleva capire se effettivamente fosse semplicemente una cotta da giovani, uno di quei innamoramenti che ti fanno perdere la strada della propria eterosessualità, o almeno così cercava di convincersi. Ormai affogato nel suo cervello, man mano si lasciava cullare dal lieve vento che pareva quasi una dolce carezza sul suo viso.
Dopo svariate ore Nicolas si svegliò con un gran mal di testa, realizzando di essere stato troppo tempo esposto al sole. Si mise seduto difficoltosamente spostandosi verso un po' di ombra; dopodiché i suoi occhi si abituarono alla forte luce, vide in lontananza un ragazzo ricciolino venire verso di lui con un sorriso sul volto. Cesare corse sedendosi vicino al lui, passando un braccio dietro alla sua vita per portarlo in un abbraccio. Fu solo in quel momento che il più piccolo realizzò quanto fosse realmente grande l'altro, facendolo un po' arrossire nonostante non si notasse per il rossore preso durante quelle ore di sonno. "Ehi nanetto! Mi sei mancato davvero tanto! Potevi farti vivo di tanto in tanto eh." Gli disse scompigliandogli i capelli amorevolmente e riavvicinandolo di nuovo a lui. I due si alzarono, sebbene Nicolas ebbe difficoltà, dirigendosi nella casa dove li aspettavano i suoi genitori e la sorella. Gli comunicarono che quella serata sarebbero tutti usciti per mangiare insieme in un ristorante fuori Bologna; questo non era molto convinto poiché non sentendosi bene era timoroso che sarebbe potuto sentirsi anche peggio, ma, per non allarmare gli altri, decise comunque di accettare (anche perché non aveva molta scelta).
Il più giovane decise di salire in camera sua seguito dal suo amico dietro di lui. Appena si sedettero sul letto incominciarono a parlare del più o del meno, di tutto ciò che era successo nel periodo in cui non sii erano visti, o meglio Cesare raccontava. Il bassino invece era perso nel suo sguardo, annuiva e basta mentre i suoi occhi erano puntati sul suo smagliante sorriso. Cercava di ripetersi che fosse una semplice cotta di passaggio, niente di cui preoccuparsi poiché lui era etero, o almeno così sperava. Più lo guardava più sentiva l'aria che gli si mozzava sotto il naso, il petto si faceva più pesante e il cuore accelerava sempre di più. Scosse la testa iniziando a fissare il vuoto passandosi una mano sul volto, provocando su di esso l'attenzione dell'altro. Realizzò che il più piccolino non si sentisse bene quindi, preoccupato, gli accarezzò la schiena chiedendogli cosa avesse. Nicolas alzò lo sguardo con il sorriso più falso che poteva sfoggiare con un viso fin troppo arrossato e gli rispose che era semplicemente sballato dalle ore di troppo di sonno. L'amico non era convinto della sua risposta, roteando così gli occhi e cercando di tenerlo sotto il suo sguardo casomai dovesse sentirsi realmente male. Il ragazzo di fianco a lui fece per alzarsi per andare a prendere un po' d'acqua e i muffin che l'altro giorno aveva cucinato con la sorella. D'improvviso si sentì un gran tonfo non molto lontano, terrorizzando Cesare che trovò il suo povero compagno svenuto a terra.
Erano ormai già passate un paio d'ore e il più piccolo doveva ancora dare segni di vita. Non appena cadde, subito chiamarono un medico scoprendo che si fosse presa una bella insolazione. I genitori insistettero nel rimandare la cena in un paio di giorni ma il più grande si impuntò di dover prendersi cura dell'amico. Dopo svariati tentativi riuscì a convincerli, rimanendo così seduto sul divano vicino ad un Nicolas addormentato con una pezza sulla fronte. Tirò un grande sospiro iniziando a borbottare dei lamenti: proprio quel giorno in cui voleva dichiararsi doveva sentirsi male, pareva quasi che il mondo fosse contro di lui, contro di loro. Aveva lasciato Sofia un paio di mesi prima che, nonostante era malinconica e triste della decisione, decise di appoggiarlo e di rimanergli vicino. Si passò le mani sul viso, scompigliandosi i capelli fino a portarli dietro la nuca ansioso per qualcosa che non sarebbe mai successo. Si girò verso di lui, verso la persona per cui provava delle emozioni che quasi nessuno gli aveva mai fatto provare. Gli accarezzò il viso dolcemente facendosi spuntare un sorriso spontaneo, ricordandosi quanto si ritenesse davvero fortunato ad avere qualcuno come lui nella sua vita.
Dopo un po' si sentì finalmente qualcuno mugolare per il dolore che proveniva dalla testa mentre pian piano i suoi occhi si aprivano.Si illuminò il viso a Cesare non appena l'altro cercava di mettersi seduto cercando di capire dove fosse, ricevendo come risposta un abbraccio. Dopo aver realizzato chi era la persona che lo stava tenendo stretto al petto subito le sue guance si tinsero di rosso, nonostante non si notasse la differenza per via della presenza di un rossore già presente per via della scottatura. Dopo qualche minuto, che sembrava più un'eternità sperando che potesse durare ancora di più, il più grande lo guardò amorevolmente spiegandogli prima cosa fosse accaduto e poi chiedendogli come si sentisse. Il più piccolo rispose con un lamento, ributtando la schiena verso il divano e strofinandosi il viso; una volta ripreso i sensi completamente, Cesare lo prese per il polso portandolo in bagno e ordinandogli, categoricamente, di farsi una doccia. "Il dottore ha detto che non appena tu avresti ripreso i sensi avresti dovuto farti una doccia congelata per abbassare la tua temperatura corporea, visto che hai una febbre non poco bassa. Quindi adesso spogliati e buttati sotto il ghiaccio" Gli disse con le mani conserte per poi girarsi ma, nonostante ciò, l'altro non sembrava molto convinto di volersi abbassare la sua temperatura corporea con in particolare lui nella stessa stanza, che sarebbe potuto girarsi in qualsiasi momento e vederlo nudo. Provò ad insistere di uscire fuori e lasciarlo da solo, ma niente, doveva controllarlo perché nelle sue condizioni poteva svenire di nuovo. Era facile per lui dirlo, di certo non provava niente verso l'altro e di certo non era omosessuale, o così pensava che fosse. Roteò gli occhi tirando un piccolo sbuffo per poi svestirsi, tenendo lo sguardo fisso sule spalle di Cesare, intimorito ce si potesse girare da un momento all'altro. Si sedette all'interno della vasca sciacquandosi e lamentandosi dell'acqua fresca, mentre il più grande si mordeva il labbro dal voler voltarsi e vedere come sua madre l'aveva fatto. Appena uscì, rischiando di scivolare, si buttò sul corpo il suo accappatoio, tremolante dal liquido troppo gelido. Il ragazzo che gli dava le spalle, finalmente potè guardare negli occhi l'altro; gli mise il cappuccio sui capelli scuotendolo con l'intenzione di levare un po' d bagnato da essi, successivamente lo fece sedere asciugandoglieli.
I due finirono di nuovo sul divano, Nicolas non pareva sentirsi meglio ed aveva ancora quelle fastidiose vertigini che desiderava tanto non volere. Intanto Cesare era timoroso, aveva paura nel confessargli: se avesse detto no? se lo avrebbe considerato un mostro? se fosse omofobo? Scosse la testa cercando di far svanire i suoi brutti pensieri, cercando di studiare un piano per capire se l'altro ci stesse o meno. Propose di vedere un film non curandosi del genere o perfino di quale fosse il film stesso, lasciando scegliere al più piccolo. Non aveva idea di cosa si parlasse ed era sicuramente l'ultima cosa che gli interessava in quel momento: era arrivata la resa dei conti; decise di avvicinarsi sempre di più a lui, fino a far toccare le loro mani. Gliela prese gentilmente, notando di quanto si fosse irrigidito il ragazzo di fianco a lui ma, non appena stava per scostarla, il bassino subito la riprese, facendo formare un sorriso sul volto dell'altro. La strinse, felice del suo gesto, portandola sulle sue labbra e baciando le sue nocche, nonostante lui volesse baciare qualcos'altro. I sue giovani si girarono allo stesso momento per guardarsi in viso, ambi lievemente arrossati e con il cuore che stava per lasciare il loro corpo. Nicolas abbassò immediatamente lo sguardo, imbarazzato dalla situazione e non sapendo cosa dovesse fare. La mano del più grande lascio quella dell'altro diretto a spostarsi dietro la sua schiena per avvicinarlo a sé, fino a che i loro nasi non si toccarono. Il più piccolo strinse gli occhi che si stavano man mano inumidendo, realizzando che non era una semplice cotta di passaggio, ma che lui lo amava veramente. Sentì un Lasciati andare per poi avere delle labbra sulle sue. Inizialmente pareva freddo e distaccato con i suoi movimenti, per poi perfino portare le braccia attorno al suo collo ed avvicinarsi sempre di più, trasformando in quel piccolo bacio a stampo in un qualcosa di più passionale. Poggiò le gambe sulle sue mentre l'altro portava le braccia attorno alla sua vita, quasi spingendo la schiena di Nicolas finché non toccò i cuscini. Si lasciarono soltanto quando avevano perso fiato, rimanendo però sempre nella posizione in cui si erano trovato, non volendo nessuno dei due lasciare l'altro. Avvicinarono le loro fronti, con un sorriso enorme non profanando alcuna parola, ma felici poiché tutto ciò che avevano desiderato si era appena realizzato.