Capitolo 37 ~ Allison

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Non so come feci ad aprire l'enorme portone della sala del trono, ma ci riuscii. Era pesante e per poco non mi ruppi una spalla nel tentativo di aprire.
Richiusi l'anta dietro di me, poi corsi a nascondermi dietro uno dei troni, quello di mio padre per essere precisi. Lì potei riprendere fiato ed esaminare il taglio che avevo sulla coscia, che pulsava e bruciava come se fosse stato incendiato.
Cercai l'ambrosia che mi ero infilata nella tasca dei jeans e la mangiai tutta. Era poca, ma mi sentii subito meglio.
Dopo che Adrian era partito per andare negli Inferi, era iniziata un'altra battaglia che si era rivelata difficile ed eravamo tutti molto stanchi. Pregai che Adrian e James si sbrigassero: non sapevo quanto avremmo potuto resistere ancora.
Tolsi la faretra dalla spalla: avevo poche frecce e perciò avrei dovuto valutare ogni dettaglio per assicurarmi che i miei tiri colpissero il bersaglio senza ucciderlo, ma solo per tenerlo occupato mentre aspettavo Adrian.
In quel momento sentii la porta aprirsi e trattenni il fiato.
-Dove sei figlia di Apollo? -domandò la voce di Orfeo. -Vieni fuori e combatti con onore.
Sentii il rumore dei suoi sandali mentre camminava verso il centro della sala.
-Andiamo, piccola semidea. Non è il momento di giocare a nascondino. -disse.
Mi rimisi la faretra sulla schiena e strinsi il legno bianco di Helios nella mano destra, poi, sempre cercando di non farmi vedere, mi costrinsi a controllare dove fosse Orfeo: era vicino al trono di Artemide, esattamente di fronte a quello di mio padre. Era voltato di spalle e mi stava cercando con la spada stretta nel pugno.
La testa mi faceva male e la ferita sulla coscia non era ancora guarita del tutto, ma mi feci coraggio e strinsi i denti, mentre prendevo una freccia dalla faretra.
"Papà" pregai nella mente "Aiutami, ti prego. Fa' che non sbagli a tirare."
-Allison? -mi chiamò Orfeo come se avesse dovuto chiamare un gatto. -Dove sei?
Tesi la corda e tirai.
Il dardo sfiorò la testa dell'uomo e andò a piantarsi nel muro dietro il trono di Artemide. Esattamente quello che volevo.
-Mi cercavi, lurido stronzo? -dissi. Allargai le braccia. -Sono qui.
Orfeo mi guardò, sbigottito, poi iniziò a ridere, avvicinandosi lentamente al fuoco di Estia.
Io rimasi immobile al mio posto, con Helios in mano.
-Mi hanno chiamato in tanti modi, ma mai come hai appena fatto tu. -disse Orfeo con una calma incredibile.
-C'è sempre una prima volta. -ribattei. Sentivo il cuore battere all'impazzata, ma non dovevo fargli capire che avevo paura. Era la prima cosa che avevo imparato nei duelli: in qualsiasi situazione non far trasparire niente, mantieni sempre una faccia da poker.
-Quando ho scoperto il tuo tradimento non ero sorpreso. -continuò lui togliendo un pelo minuscolo dalla lama della spada. -Con quel figlio di Zeus tornato in vita era solo questione di tempo prima che tu scappassi. La vostra fuga d'amore è stata piacevole?
-È stata la cosa più corretta che abbia fatto in sei mesi. -dissi. -Si può sapere perché vuoi distruggere gli dei? Perché sei così arrabbiato con loro?
-Lo saresti anche tu se non ti avessero permesso di riportare in vita la tua dolce metà. -mentre parlava, Orfeo si diresse verso il trono di Afrodite.
-Ma tu eri morto! -esclamai. -Eri di nuovo con Euridice!
-Negli Inferi, dopo anni di sofferenza! -urlò lui voltandosi verso di me. -Ho passato anni a soffrire per colpa di Eros e delle sue dannate frecce e quando mi sono riunito ad Euridice eravamo negli Inferi. Che orrore.
-E perché vendicarsi su tutto l'Olimpo?
-Perché prendere solo un dolce quando puoi possedere tutta la scatola? -fece un ghigno. -Immagina: essere il signore supremo degli dei, comandarli, riportare in vita i tuoi cari solo dando l'ordine di farlo... sarebbe perfetto!
-Il mondo esploderebbe. -lo corressi.
Orfeo strinse la presa sulla spada: -Se pensi di essere nel giusto, perché non combatti?
-Non sarebbe un duello alla pari. -dissi. -Non ho una...
E successe una cosa stranissima: Helios s'illuminò e lo sentii riscaldarsi nella mia mano. Poco dopo stringevo l'elsa bianca di una spada con l'incisione Helios sulla lama argentata.
-Ma che... -mormorai. Non era mai successo in due anni.
-Chiedi aiuto ad Helios e lui ti aiuterà. -disse la voce di Artemide nella mia testa. -Ha riconosciuto il tuo coraggio.
Avevo la mente più confusa di prima, ma strinsi l'elsa nel pugno e guardai Orfeo, che sembrava confuso quasi quanto me. Sperai che Helios non si mettesse a parlare come la spada del cugino di Annabeth, altrimenti sì che avrei fatto una figura tremenda.
-Allora? Che aspetti? -domandai. -Hai paura?
L'uomo alzò la sua spada e iniziammo a combattere. Mi lasciai guidare dall'istinto. Tentai di ferire Orfeo più volte, ma lo colpii solo di striscio, mentre lui mi procurò delle ferite, anche se non troppo profonde, che iniziarono a bruciare.
Strinsi i denti e attaccai di nuovo, stavolta riuscendo a ferire l'uomo più gravemente. Il sangue gocciolò dalla lama di Helios e sporcò il pavimento della sala del trono.
E poi le porte si spalancarono di colpo, come spinte da un vento improvviso.
Ci voltammo entrambi a guardare: sulla soglia c'era una ragazza dai capelli rossi e gli occhi marroni. Era molto magra, come se non avesse mangiato per giorni, ma era comunque bellissima.
Fece qualche passo verso Orfeo, che riuscì a balbettare: -Euridice?
La ragazza annuì e spalancò le braccia: -Vieni, amore mio. -disse. Lui mollò la spada, che cadde sul pavimento con un rumore metallico, poi corse incontro ad Euridice e la strinse fra le braccia.
Rimasero abbracciati per qualche istante, poi Orfeo gemette.
-Shhh. -disse Euridice dolcemente, mentre lui si accasciava a terra. Riuscii a scorgere l'impugnatura di un pugnale d'oro che gli fuoriusciva dal petto.
La ragazza lo fece sdraiare a terra, facendogli poggiare la testa sulle sue gambe. Gli accarezzò il viso, sussurrandogli qualcosa che non capii.
-Ci troveremo negli Inferi. Ti aspetterò sulle rive del Lete. -disse infine. Orfeo annuì, poi smise di muoversi.
Mi avvicinai a Euridice, zoppicando. Aveva le lacrime agli occhi.
-Hai fatto la cosa giusta. -le dissi mettendole una mano sulla spalla. -Hai aiutato a salvare l'Olimpo.
Lei sospirò, poi fece sì con la testa, tremando.
In quel momento, Adrian entrò nella sala, correndo. Mi alzai in piedi e lui mi venne incontro.
-Stai bene? -mi chiese stringendomi a sé.
-Solo qualche graffio. -risposi.
Si scostò, poi iniziò a parlare velocemente: -Dafnemihabaciatocontrolamiavolontàtelogiuro!
-Eh?
Adrian mise su il suo musetto da cucciolo di koala: -Dafne mi ha baciato, ma ti giuro che io non lo volevo!
Gli sorrisi, poi mi alzai sulle punte e lo baciai.
-Non sei arrabbiata? -chiese stupito.
-Non con te.
Prima che potesse dire qualcosa, arrivarono gli dei, guidati da Ocean e Isabelle. Apollo vide il corpo di Orfeo per primo.
-Che diamine... -iniziò a dire notando anche Euridice.
-Va tutto bene. -dissi. -È finita.
Isabelle si avvicinò a Euridice: -Ci penso io. -mise una mano sopra il corpo di Orfeo, che scomparve.
-Grazie. -disse alla ragazza. -Ci hai aiutato molto.
Euridice sorrise, poi la sua immagine tremolò e scomparve.

Mangiai dell'ambrosia per curare le ferite che mi ero procurata e mi sentii subito meglio... ma poi mi venne la nausea, perché Adrian mi disse che gli dei volevano giudicare le mie azioni nel Consiglio. Cosa alquanto spaventosa, da quello che mi aveva raccontato Percy. Lui diceva sempre di essere vivo per miracolo.
-Andrà bene. -mi disse Adrian prima che il Consiglio iniziasse. -Hai rimediato agli sbagli che hai commesso. Mio padre lo riconoscerà.
-Spero che tu abbia ragione.
E poi il Consiglio iniziò. Vedere i dodici Olimpi insieme era veramente impressionante. Per fortuna avevo Adrian con me e si aggiunsero anche Ocean, Isabelle e i gemelli.
-Allison Davis, figlia di Apollo e discendente di Atena, vieni avanti. -disse Zeus. Guardai Adrian che mi sorrise incoraggiante, poi mi diressi verso il centro della sala del trono e mi inchinai, prima a mio padre e Atena, infine a Zeus.
-Alzati. -mi ordinò il dio. Poi proseguì: -In questi mesi hai agito spesso nel modo sbagliato.
-Sì, signore. Me ne rendo conto. -dissi abbassando la testa.
-Ma mio figlio mi ha detto che cos'hai fatto negli ultimi giorni. -il tono di Zeus si addolcì. -Perciò il Consiglio ti perdona per tutti i tuoi errori.
Alzai gli occhi e sorrisi: -Grazie.
Il dio del cielo si voltò verso Apollo, che disse: -Allison, avvicinati.
Andai da mio padre, che mi sorrise.
-Atena ed io abbiamo pensato di farti un dono. -schioccò le dita e tra le mani mi comparve un libro dall'aria antica. -Sappiamo quanto la lettura e la musica siano le tue passioni. Qui dentro troverai tutti i miti e le storie che vorrai, insieme ad antiche canzoni e inni in greco.
-È incantato. -intervenne Atena. -Ti basterà chiedere una storia e la avrai.
Aprii il libro e sfogliai alcune pagine con rappresentati gli dei e gli eroi del passato.
-È... bellissimo. -mormorai. -Grazie mille.
Poi mi feci indietro, perché Zeus chiamò Adrian.




*angolo meh*
Buongiorno semidei!
Dovrò iniziare a pensare al sequel di Campo Hogwarts... ma per ora non facciamoci caso!😥

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