16. UN REGALO

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La giovane Lucia si guardò allo specchio posto all'interno dell'anta dell'armadio, fissandosi con aria incerta.
Quella canottiera bianca e dal tessuto leggero, forse aveva uno scollo troppo evidente; nonostante il suo fisico non fosse dotato di forme accentuate, si sentì in imbarazzo.
Abbassò lo sguardo ai pantaloncini di jeans a vita alta che le aveva regalato Ariel, e avvertì la sensazione di avere le gambe troppo scoperte.
Tuttavia, le lancette della sveglia posta sul comodino segnavano l'orario dell'appuntamento e lei era ancora in camera.

Con gli occhi sgranati, decise di dirigersi di corsa in bagno con una fitta pulsante allo stomaco che le impediva di svolgere i più semplici movimenti, facendole tremare le mani che non riuscivano a tenere ferma la spugnetta del fard rosato.

Nel frattempo, Heliu era uscito fuori dai cancelli del Centro sulla moto di Nathan, e con sguardo rivolto alla porta di ingresso, attese l'arrivo di Lucia, in evidente ritardo.

Il giovane si incupì, considerando che, probabilmente, Lucia non aveva intenzione di uscire con lui. Quindi accese il motore del mezzo, serrando la mascella, avendo deciso di posare la moto al suo posto; ma, nel momento in cui si era posizionato sulla sella e aveva fatto rombare il motore, alzò lo sguardo verso Filadelfia un'ultima volta incrociando la figura attonita di Lucia, ansante.

La ragazza rimase immobile a fissarlo con occhi sbarrati, mentre il cuore batteva lo sterno quasi a voler staccarsi dal suo posto per uscire fuori dal corpo.

Era un'immagine che Lucia tentò di fotografare nella mente più e più volte: il ragazzo, in posizione di partenza e con le mani sul manubrio, volgendo lo sguardo verso di lei, spense il motore e drizzò le spalle larghe, rese evidenti dalla maglia bianca a maniche corte.

Poggiò il piede a terra, mostrando a Lucia tutta la sua figura, vestita di un pantalone nero e aderente abbinato a delle scarpe grigiastre che le parvero da tennis in stile vintage.

Il cuore le si fermò quando lo vide scendere dal mezzo per dirigersi verso di lei.

«Ehi...» pronunciò in tono caldo, una volta di fronte a lei e, levandosi dalla fronte una ciocca di capelli mossi con una mano, continuò: «Pensavo non saresti venuta» confessò in un sorriso sghembo.

«C... Cosa? Assolutamente! Non avrei mai potuto... Mai...» farfugliò e quando, volgendo lo sguardo verso l'interno del cortile, in cerca di Ariel, avvertì le sue labbra sulla sua guancia, trasalì.

«Bene! Andiamo?» le domandò prendendola per la mano fino a condurla vicino alla moto.

Era successo tutto così in fretta che, solo in quel momento, si rese conto di dover salire su quel ciclomotore, probabilmente incollata a lui, per tutto il tragitto.

Lui, vedendola esitare e in difficoltà la osservò incuriosito.

«Pensavo non ti spaventasse la moto. Sapevo che tuo padre ne aveva una...»

Quel tono di Heliu la mandava in confusione: non l'aveva mai ascoltato per così tante volte e attentamente. La sua voce le si incanalava dentro, attraversandola fino ad infiammarle il petto.

«Sì... Infatti non mi spaventa la moto in sé... ma...»

«Salirci con me, giusto?»

La ragazza si ritrovò a fissare gli occhi nei suoi, deglutendo, mentre lui le osservava le labbra rosee e brillanti di un filo di lucidalabbra.
«Per me è lo stesso... » intervenne rompendo il silenzio, e «Fidati...» concluse, porgendole la mano per aiutarla a salire in sella.

In quella frase, rimbombante nei suoi pensieri, Lucia pensò ci fosse qualcosa di più di un semplice timore della velocità in sua compagnia, ma non ci volle dare troppo peso, intenta a cercare un modo per salire sulla moto in modo decoroso, ma, come si aspettava, salì con fare incerto, tenendosi più volte dalle estremità del sellino. Si sentì così impacciata e imbarazzata che, una volta salita, dovette coprirsi il viso con le mani, ridendo, e mentre lui ricambiava la risata, montò sulla moto così velocemente che Lucia, tolte le mani dal viso, se lo ritrovò di fronte con un casco in mano.

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