21. Same Mistakes

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LENA

«Chiudi. Chiudi,adesso. Anche le tende.» alzai lo sguardo,e per poco non mi misi ad urlare. Mio fratello barcollando in casa,aggrappato a Luke, fece capolino nel salotto e si sedette subito sul divano.
Corsi da lui,senza perdere tempo. Lo guardai in viso,aveva un livido sull'occhio destro,il labbro spaccato e dei graffi sulla guancia sinistra.
«Cosa cavolo hai fatto Edward!» urlai in preda al panico,e passai le mani tra i capelli.
«Lena ti prego calmati... chiudete le tende, le porte.» ripeté un'altra volta. Fece per alzarsi,ma si fermò subito mettendosi una mano sul fianco destro. Lo guardai incavolata e preoccupata,gli alzai la maglietta e quasi non mi misi a piangere.
«Ma che cos'hai fatto Ed...chi ti ha fatto questo» gli tolsi il cappotto da dosso e la maglietta. Corsi subito in cucina,presi un sacco di patatine congelate,delle bustine e degli stracci. Tornai subito da mio fratello e divisi dei mucchietti di patatine in delle bustine: uno per l'occhio, l'altro per il labbro e degli altri per dei lividi sul suo petto.
Luke era intento a sigillare casa,dopo che Edward lo ripeté una terza volta. Con degli stracci,cercai di fermare la piccola emorragia al suo fianco destro. Per fortuna che non era troppo profonda,o avrei iniziato a dare di matto.
Poco dopo,Luke mi portò un kit d'emergenza e ringraziai il cielo per tutte quelle volte che andai al corso di pronto soccorso.
«Per Dio,ma cosa ti hanno fatto...» con uno straccio pulito e dell'acqua ossigenata,pulii al meglio la ferita di mio fratello. Se avessi usato l'ovatta,sarebbe andata dentro la ferita causando un'infezione. Una volta tolto il sangue in eccesso,misi del mercurio cromo su tutta la sua ferita. Edward emise un ansimo di fastidio,e mi afferrò il polso con la mano. Fargli del male era l'ultima cosa sulla mia lista delle cose da fare.
«Ed ti prego,ho quasi finito...» appena scoperto il pazzo che gli ha fatto questo,lo avrei ucciso con le mie stesse mani.
Mio fratello collaborò,lasciandosi finalmente bendare quella maledetta ferita del cavolo. Sospirai,e lo feci stendere sul divano,mettendoli diversi cuscini dietro la testa e una coperta sul corpo.
Lo lasciai riposare,e quando presi la sua giacca per spostarla,per terra cadde una busta gialla con su scritto: Sosa. Pregai con tutta me stessa che Edward non si fosse cacciato nei guai per me.
«Ei...come stai?» Luke mi riportò nella realtà. Scossi la testa e lo guardai...quanta sofferenza stavo portando a questo ragazzo? Quanti problemi,quanti drammi ancora o persone in pericolo dovevano entrare nella vita di Luke? Per colpa mia,non si stava godendo un attimo di pace o libertà.
«Appena mio fratello si riprenderà,ti prometto che tornerò a casa o andrò da qualche altra par-»
«Lena ma cosa stai dicendo? Tu non te ne vai nemmeno se venissero i tuoi genitori.» posò le mani sulle mie spalle e mi guardò negli occhi. Non potevo rimanere,se lo avessi fatto gli avrei rovinato la vita con i miei problemi. Aveva bisogno di tranquillità ed equilibrio...e in questi due ultimi giorni,io non glieli avevo dati.
«Luke,sono un casino come ragazza. Guarda, Edward è steso in salotto con tagli e lividi sul corpo. Mio padre è tornato e io non so cosa voglia da me... ieri abbiamo passato una serata del cavolo,per colpa mia. Non ti merito Luke» mi staccai dalla sua presa,e mi girai andando verso il corridoio. Pochi secondi dopo,mi sentii afferrare dal polso e poi messa al muro. Luke mi placcò tra lui e la parete,per poi guardarmi.
«Non sei un disastro,okay? Dopo tre mesi di attesa non intendo lasciarti andare via perché tuo padre ha deciso di anticipare la cena di famiglia del venticinque dicembre,non se ne parla.
«Se ti reputi un disastro,beh io sono il tuo peggio e se intendi andartene sappi che io ti seguirò. Perciò,smettila di dire così,e appena tuo fratello si sveglia scopriamo chi è il coglione che lo ha ridotto così,il quale dopo prenderò a calci le palle»

Passò circa un'ora da quando Edward piombò in casa di Luke. Quando si svegliò,sembrava che stesse meglio. Gli preparai qualcosa da mangiare,e Luke gli diede almeno tre bicchieri d'acqua e un' aspirina per il mal di testa. 
«Come ti senti?» gli chiese. Ed fece l'ultimo sorso e annuì con la testa.
«Meglio,grazie mille ragazzi» sospirò,mettendosi la maglietta che prima indossava. La ferita sembrava non dargli più il fastidio di prima.
Dopo aver preparato dei panini,andai dai ragazzi posando il vassoio sul tavolino del salotto. Presi poi il computer e il quaderno,insieme alla busta gialla caduta dalla giacca di Edward.
«Questa dovrebbe essere tua..» passai la busta a mio fratello,e con la mano libera lo prese.
Mi sedetti accanto a lui,e Luke dall'altra parte del divano. Aspettai un attimo nel silenzio e loro mangiavano tranquillamente un panino da me preparato.
Il silenzio mi stava facendo innervosire parecchio,e l'ansia stava assalendo il mio corpo. Odiavo tutta questa suspence,non rendeva le cose più semplici. Non in questo caso.
Stavo per parlare,ma il campanello ebbe la meglio sulla mia concentrazione. Mi alzai per andare ad aprire,ma Edward mi prese per il polso. Mi girai verso di lui,e lo guardai...nei suoi occhi c'era paura e preoccupazione.
«Luke,va a vedere chi è. Se sono due uomini,tu non aprire per nessuna ragione.» mormorò,senza distogliere lo sguardo da me. Luke obbedì,e dopo poco la porta si aprì.
«Papà,papà!» una piccola figura sfrecciò lungo il corridoio,per poi saltare in braccio a mio fratello.
Mi girai,per vedere chi altro ci fosse oltre a mio nipote...Gabriel,Crystal e Michael erano appena entrati in casa,seguiti da mia cognata Elisa e...porca puttana,che cavolo di faceva quel coglione qui?
Mi alzai di scatto,e andai verso di lui una volta che chiuse la porta.
«Sei impazzito per caso? Ti si è sciolto il cervello?! Tu non puoi stare qui,santo cielo quale razza di coglione metterebbe piede nella casa d-»
«Del tuo ragazzo? Lena,cerca di calmarti. Sappiamo tutto» mi girai verso Edward,e lo guardai. Come cavolo hanno scoperto di me e Robert? Era una cosa top secret,che sapevano solo Giorgia, Pierre e i ragazzi...non avrebbero fatto la spia,persino Kayla preferiva uccidersi che andare in giro a dire questo.
Poi mi venne in mente la lettera di Robert,e mi ricordai delle sue parole: Ma io conosco te e,pur essendo in Italia per questioni di lavoro, ho gli occhi su qualsiasi cosa o persona che circondano la mia famiglia.
Presi un grosso respiro,e andai in cucina a bere un bicchier d'acqua. Tutta questa storia non aveva alcun senso: perché mai mio padre,o come si reputa lui,avrebbe dovuto spiarci? Siamo in un paese libero santo cielo, perché avremmo dovuto avere il bisogno di essere costantemente spiati?
«Lena» mi girai,e Luke mi rivolse un piccolo sorriso di incoraggiamento.
«Tuo fratello sta per dire delle cose,e..» lo abbracciai e annuii. Avrei voluto avere una vita tranquilla con lui,ma invece si stava trasformando di nuovo in qualcosa di scombussolato e impossibile da realizzare.
Mi prese per mano,e andammo di nuovo da mio fratello e gli altri. Luke si sedette su una poltrona,e io senza nemmeno pensarci due volte,mi accomodai sulle sue gambe.
«Se una cosa non ti è chiara,fermami subito» Mio fratello aprì la busta gialla di prima,e ne estrasse dei documenti. Analizzai la situazione,e sospirai per l'ennesimo guaio che la mia famiglia aveva combinato: Crystal,Gabriel e Michael erano seduti su un divanetto. Intuii che la coppia non si era riappacificata,tanto che Gabriel si mise in mezzo i due e non sapeva con chi parlare o meno.
Di fronte loro, c'erano seduti mio fratello,Elisa e il piccolo Christian che stava dormendo beato su di lei e il divano. Sull'altra poltrona,era seduto Robert che stava leggendo alcuni documenti. Sospirai e mi strinsi a Luke,lui mise le sue braccia intorno a me e mi lasciò un bacio sulla spalla. Sarebbe stata una lunga giornata questa di oggi.

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