- Primo incontro

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"Tesoro io esco."

Disse Jimin a Jungkook poco prima di uscire dalla porta d'ingresso.
Jungkook sospirò semplicemente, non lo salutò, non disse niente semplicemente.

Non voleva pensarci.

Piuttosto, voleva bere qualcosa di caldo così andò in cucina.
Quel giorno di Dicembre faceva davvero freddo, fuori aveva appena smesso di nevicare e Jungkook non aveva la più pallida idea di dove stesse andando il maggiore.

O meglio lo sapeva ma sperava che non fosse così.

Voleva stare sul divano, voleva delle coccole o tanti baci ma Jimin non c'era.
Aveva di meglio da fare.

Era da un bel pò di mesi che tutto ciò accadeva e Jungkook aveva dei sospetti che si stavano rivelando piano piano veri e purtroppo non poteva fare niente.

Nel frattempo il minore aveva già preparato una bella cioccolata calda, almeno una gioia ogni tanto poteva concedersela.

Prese la tazza e poi si buttò sul divano con una coperta a coprirgli il corpo slanciato.
Anche se era piccolo l'appartamento di Jimin, faceva a volte molto freddo e Jungkook era obbligato a stare sotto le coperte, specialmente nei giorni in cui non lavorava.

I suoi occhi però, in quel momento diventarono leggermente lucidi.
Voleva Jimin sotto le coperte con lui.
Gli mancava.
Quando lo aveva davanti a sé non riusciva più a baciarlo sapendo che quelle labbra non erano prontamente più sue, era una sensazione a dir poco straziante.

Jimin vedeva il suo dolore e il suo essere distaccato ma sembrava che non gliene fregasse minimamente niente.

Non dormivano nemmeno più nello stesso letto.
Infatti Jungkook dormiva sul divano da un po' di settimane mentre Jimin dormiva sul letto di quella che doveva essere la loro stanza da letto.

Era stato Jungkook a volerlo perché non sopportava di svegliarsi nel bel mezzo della notte solo perché Jimin tornava in quel momento a casa da chissà dove.

Ed ecco che ripensandoci, scoppiò a piangere in silenzio.
Ma cercò di trattenersi e si asciugò le lacrime subito.

Aveva detto a Jimin che quella sera sarebbe rimasto fuori fino a tardi e così si alzò per andare a vestirsi.

Andò nella stanza da letto dove si trovava l'armadio, ne aprì le ante e cercò dei vestiti che gli tenessero caldo.

E optò per qualcosa di semplice.
Dei pantaloni neri non attillati, una maglietta nera con i bordi dentro quest'ultimi, delle scarpe e un cappello del medesimo colore.

In aggiunta prima di uscire si mise i suoi piercing preferiti e una giacca corta ma molto pesante così da tenersi caldo.

In aggiunta prima di uscire si mise i suoi piercing preferiti e una giacca corta ma molto pesante così da tenersi caldo

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Ora era davvero carino, almeno agli occhi dei altri.
Peccato però che Jungkook non fosse poi così tanto felice del proprio aspetto fisico, infatti non ci si trovava proprio, se Jimin aveva scelto di tradirlo forse era perché non aveva più quel fascino.

Forse era brutto?
Si sentiva brutto però e si vedeva brutto allo specchio ma almeno così non lo avrebbe visto nessuno.

Prese le chiavi, il portafoglio e il telefono uscì finalmente dall'appartamento.
Come aveva previsto, faceva freddo ma lui non lo sentiva più di tanto per via delle cose con cui si era vestito.

Ora aveva bisogno solo di una cosa.

Ubriacarsi per dimenticare.

O almeno lui si giustificava così, voleva dimenticarsi di tutto e di tutti.
Voleva fottersene di Jimin per un po' e tornare a stare bene, almeno un po'.
Non chiedeva tanto.

Lì vicino c'era un bar aperto tutta la sera, sarebbe stato perfetto come posto.
Così decise che quello sarebbe stato il luogo dove avrebbe passato la sera probabilmente ubriaco fradicio ma non gli importava.

Era uscito per lasciarsi i problemi a casa e non per portarseli dietro.

Il bar distava circa 15 minuti a piedi da casa sua, essendo che aveva finito di nevicare, Jungkook aveva deciso di farsi una bella passeggiata ammirando la neve che veniva illuminata dalla luna e dai lampioni.

Quella città era sempre stata desolata, o almeno quasi.
Non c'era mai nessuno in giro.
Jungkook infatti lavorava fuori città, questa invece era una piccola città con poche persone e senza tantissime cose da fare.

Jungkook era nato a Daegu e aveva sempre vissuto lì ma per Jimin aveva lasciato tutto quanto pur di seguirlo ovunque per quanto lo amasse.
Ora che se lo ricordò tutto il suo buon volere se ne andò malamente.

Appena arrivato dentro il bar si fiondò al bancone e ordinò subito qualcosa da bere.
Voleva iniziare da qualcosa di leggero per poi andare a qualcosa di più pesante, ma non durò molto e andò direttamente al punto riuscendo in poco a perdere il senno e il controllo.

Non ne poteva più di Jimin.
Pensò a tutte le cose che aveva fatto per lui e a quanto cose aveva rinunciato sempre per lui.
Era straziante vederlo tornare così tardi.
Era brutto vederlo coprirsi essendo che sicuramente aveva dei succhiotti addosso.
E quando erano solo loro due non facevano niente.
Non ricordava nemmeno l'ultima volta che si erano toccati.

Ed ecco un'altra morsa al cuore, altro dolore da sopportare ancora e ancora.
Continuava a mandare a fanculo Jimin.

In tutto quel tempo si era distrutto l'anima, Jungkook aveva smesso di vivere in tutti i sensi possibili.
Era cambiato.
Eppure Jungkook non era mai stato così, mai.
Si era autodistrutto a causa di Jimin.
Pensò svariate volte allo scappare o scomparire dalla faccia della terra.

E continuò così a bere fino a quando sentì il bisogno di uscire.
Non ce la faceva più a stare in quel posto pieno di persone e chiuso così decise prontamente di recarsi verso l'uscita.

Una volta uscito riuscì a malamente a fare qualche metro prima di vomitare tutto quello che aveva bevuto quella sera.
Aveva decisamente esagerato e ora si sentiva male.

In lontananza, un ragazzo dai capelli color menta assistì a tutta la scena chiedendosi chi o che cosa aveva potuto portare un così giovane ragazzo in quello stato così pietoso.
Sembrava non riuscire a reggersi in piedi e quando lo video svenire e cadere a terra si precipitò subito vicino a lui.
Si abbassò e iniziò a scuoterlo.

"Ehi tu. Svegliati."

Ma era tutto inutile.
E ora?
Che cosa poteva fare con uno sconosciuto ubriaco e svenuto per terra?
Che cosa si faceva in questi casi?
Non poteva nemmeno chiamare l'ambulanza perché l'ospedale più vicino si trovava a un'ora e mezza.

Che cosa poteva fare? Non poteva certo lasciarlo lì.
Anche se il menta odiava le persone, sentì io bisogno di dover aiutare quel ragazzo che probabilmente, come lui, era vittima del mondo e della sua crudeltà.

|| Spero vi sia piaciuto il primo capitolo.
Presto metterò il secondo.
Almeno entro sta sera lo metterò.
Grazie per averlo letto.
Uwu.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 24, 2020 ⏰

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