CAPITOLO 16

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Raggiungemmo la sua BMW, Austin aprì il mio sportello.

Allacciai la cintura di sicurezza e partimmo.

In sottofondo c'era "Strange" dei The Feeling, per il resto silenzio tombale. A quell'ora tutto intorno era deserto, tutti erano in casa. Le strade erano illuminate dalla fioca luce dei lampioni e il vento scuoteva leggermente le chiome degli alberi. La luna era piena e si scorgevano poche stelle nel cielo scuro della notte, in parte coperte da qualche nuvola più chiara.

Poggiai la testa sul finestrino e il contatto con il vetro freddo mi provocò dei brividi, piacevoli in quella sera così calda. Mi incantai a fissare l'asfalto illuminato dalle luci della macchina e a seguire le strisce tratteggiate che separavano le corsie mentre scomparivano sotto di noi.

Mi girai verso Austin. Aveva uno sguardo cupo, era accigliato e la mandibola era contratta. Stringeva con forza il manubrio facendo fuoriuscire le vene sugli avambracci. Il solito ricciolo ribelle gli finì davanti agli occhi, portò una mano sulla fronte e lo ricacciò indietro.

Era visivamente nervoso.

< Non sapevo avessi un'auto. > dissi rompendo il silenzio. Austin cambiò espressione, rilassandosi leggermente.

< Sì, l'ho comprata quest'anno perchè ero stufo di chiedere passaggi ai miei amici. > rispose continuando a guardare la strada.

< Oh, quindi esistono degli "amici"! > ammiccai pur sapendo che non mi stesse guardando. Volevo aiutarlo a rilassarsi, volevo si distraesse e smettesse di pensare a quella cosa che lo rendeva nervoso.

In tutta risposta sorrise e girò per un attimo la testa verso di me. Poggiò la sua mano sulla mia e la strinse mentre io guardavo ancora una volta la scena come se stessi analizzando un corpo alieno.

Dopo circa trenta minuti giungemmo in un vialetto lontano dal centro della città. Austin tirò fuori un telecomando e aspettò che il cancello si aprisse del tutto prima di ripartire.

Seguimmo un percorso circondato da prato inglese perfettamente curato pieno di alberi perfettamente potati. I lati della strada erano illuminati da piccole lucine che conducevano davanti a una casa maestosa. Quasi completamente in vetro era squadrata e disposta su due piani, il secondo dei quali era più sporgente dell'altro. I vetri non lasciavano intravedere l'interno ma sicuramente doveva essere spettacolare.

Austin fermò la macchina e subito scesi senza distogliere lo sguardo da quella struttura magnifica. La porta d'ingresso era altissima, completamente in legno e le scale erano in marmo bianco perfettamente lucidato.

Mi voltai verso Austin con la fronte corrugata e un'espressione del tipo " Questa è casa tua?! ". Austin non rispose, non sorrise, l'unica cosa che fece fu girare attorno alla macchina e prendermi per mano. Stranamente però non ci dirigemmo verso l'ingresso ma camminammo sull'erba verso il lato della casa. Era soffice e profumata. Alzai ancora lo sguardo squadrando il lato dell'edificio. La mia attenzione fu però catturata da un bagliore alle spalle dell'abitazione, era una piscina enorme.

Sgranai gli occhi. Amavo le piscine, mi sarebbe piaciuto averne una nel giardino di casa invece ero costretta ad andare a quella pubblica per nuotare un po'.

Superammo anche la piscina. " Ma dove mi sta portando?! " pensai. Non opposi resistenza e nemmeno domandai nulla. Mi fidavo di lui.

Camminammo ancora per qualche metro prima di fermarci davanti a una casetta anch'essa in vetro ma contornata da una struttura di legno chiaro come quello della casa grande. Anche qui non riuscivo a scorgere nulla dell'interno ma non fu necessario perchè Austin tirò fuori un mazzo di chiavi a aprì la porta.

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