Sette anni dopo...
Il campanello suonò.
-Vado io! -fece Adrian dal piano di sotto.
-Beh, non posso certo scendere ora! Siamo nel pieno dell'azione! -esclamai prendendo un pannolino pulito dalla confezione nell'armadietto del bagno. -Bleah, senti che puzza!
Abigayle mosse le manine minuscole e scalciò con i piedini.
-È tutta roba tua. -la rimproverai toccandole il nasino.
Dal salotto sentii le voci di James e Cecily che salutavano Adrian e del piccolo William che chiedeva dove fossi io. Durante la gravidanza, il mini James (perché, a parte i capelli, quel bambino era un James in miniatura) aveva sempre voluto sapere come stessimo io e la mia bambina.
-Finito, Nuvoletta. -dissi una volta chiusi i bottoni della tutina di Abigayle. La presi in braccio e la strinsi a me, facendole poggiare la testolina sulla mia spalla. Era così piccola!
La prima volta che l'avevo sentita muoversi dentro di me era stata un'emozione incredibile. Ero sul divano con Adrian e stavamo guardando un film. Senza dire nulla avevo cercato la mano di Adrian e l'avevo messa nel punto dove la bambina scalciava. Lui mi aveva sorriso, dicendo che probabilmente il film non era di suo gradimento.
-Andiamo da papà? -chiesi buttando il pannolino sporco nel cestino del bagno. Abigayle fece un verso che interpretai come un sì e mi diressi verso le scale, tenendola stretta a me.
Era nata da poco più di una settimana e aveva già un sacco di capelli (castani, come i miei). Adrian si era attivato come padre geloso appena l'aveva vista tra le braccia dell'infermiera: mi accarezzava la fronte senza smettere di dire che era fiero di me, ma intanto controllava che la nostra piccola stesse bene e che la trattassero come il tesoro più prezioso del pianeta.
Quando l'aveva presa in braccio la prima volta era scoppiato in lacrime (non ditegli che ve l'ho detto), mentre Abigayle si rannicchiava per cercare il suo calore. Io ero esausta, ma vedere insieme le due persone che amavo di più al mondo mi aveva dato la forza di sorridere.
Arrivai nel salotto e vidi i miei amici seduti sul divano. Cecily parlava con Adrian, mentre James cercava di intrattenere William facendolo saltare sulle gambe.
-Eccoci. -annunciai attirando l'attenzione generale.
Il viso di Adrian s'illuminò, come succedeva quando vedeva me e Abigayle. Cecily e James si alzarono dal divano per venirmi incontro insieme a William che mi abbracciò le gambe quanto la sua altezza di bambino di tre anni consentiva.
-Abigayle Mia Davis. -dissi sistemando la mia piccola in modo tale che i miei amici la vedessero.
-È bellissima. -fece James. Poi diede una pacca sulla spalla di Adrian: -Congratulazioni, amico.
Il figlio di Zeus sorrise.
-È uguale alla mamma. -commentò Cecily.
-Ma gli occhi sono del papà. -disse Adrian tutto fiero.
-Zia Ally! -esclamò William attirando la mia attenzione. Allungò le braccia verso l'alto e così mi inginocchiai per essere alta come lui. Gli mostrai Abigayle e subito i suoi occhioni azzurri la squadrarono da cima a fondo.
Le prese una manina, che si richiuse attorno al suo indice.
-È piccolissima! -esclamò il bambino, poi alzò lo sguardo su James. -Papà, la devo proteggere!
Il padre gli sorrise e gli scompigliò i capelli: -Come un vero Shadowhunter.
Will, il cui nome intero era William Blake Ashdown, era nato quando Cecily e James avevano ventitré anni. Era un bambino dolcissimo, che già sognava di diventare uno Shadowhunter eccellente come Jace Herondale. Aveva preso i capelli e qualcosa del carattere da Cecily, ma per il resto era una copia in miniatura di James.
-Vuoi tenerla in braccio? -proposi al piccolo.
-Sì! -rispose lui tutto contento.
-Allora siediti sul divano. -dissi. Will obbedì all'istante e si mise composto. Mi sedetti accanto a lui e gli mostrai come tenere Abigayle nel modo giusto, con la testolina tenuta in alto. Poi gli diedi la piccola.
Abigayle aprì gli occhi e lo fissò.
-Chi è questo bel bimbo, Abigayle? -le domandai. -È qui per vedere te, lo sai?
Cecily si mise in ginocchio vicino al divano per scattare una foto a William.
-Meglio se fai attenzione a come la tieni, altrimenti zio Adrian si ingelosisce. -commentò facendomi l'occhiolino.
-Ehi! -protestò Adrian. -Se iniziano da piccoli, chissà cosa faranno da grandi!
Ridemmo. Poi tornai a guardare William, che teneva la manina di Abigayle e le sussurrava qualcosa.
Abigayle doveva aver capito che non era uno strano essere venuto da un altro pianeta, perché se ne stava tranquilla. Di solito si metteva a strillare quando era tra le braccia di un estraneo (era successo con mia madre e Adam).
-Le piaci. -dissi a Will, che arrossì. Cecily gli accarezzò i capelli biondi teneramente.
-Sarebbe un bravo fratello maggiore. -commentai con noncuranza. Adrian rise mentre James e Cecily dicevano qualcosa come "è troppo presto per averne un altro".
Mi alzai in piedi per andare a prendere qualcosa da bere. Cecily mi accompagnò, mentre James intratteneva William. Adrian aveva preso Abigayle dalle sue braccia.
-Come stanno Emily e Arden? -chiesi a Cecily. -Non li ho più sentiti.
-Penso stiano bene. A Idris il cellulare non prende, ma saranno di ritorno domattina. Sono da noi a pranzo. -rispose lei.
-Come hanno reagito Julian e Cassandra alla notizia del fratellino in arrivo?
-Forse dire che sono letteralmente esplosi dalla gioia è poco. -disse Cecily ridendo.
Julian Christopher e Cassandra Livia Beauvale avevano sette anni ed erano i figli gemelli di Arden ed Emily. Quando ero stata in ospedale per la nascita di Abigayle, ci avevano detto che Emily era di nuovo incinta da un paio di settimane. Non l'avevano ancora detto a Julian e Cassandra, ma ero sicura che sarebbero stati felicissimi.
Cos'era successo ai miei amici? Beh, Ocean e Adam si erano sposati da poco e avevano annunciato che avrebbero provato ad adottare un bambino. Isabelle e Matthew avevano una bimba di un anno, Sophie, e si sarebbero sposati l'anno seguente a maggio.
Cecily ed io tornammo in salotto con un vassoio di bibite proprio mentre il campanello suonava di nuovo. Stavolta fui io ad aprire, trovandomi davanti Audrey con il suo fidanzato, Kaden, e il suo pancino di pochi mesi.
Dopo la guerra contro Orfeo, Audrey aveva scoperto della morte di Kendall. Ne era rimasta distrutta e aveva passato un periodo bruttissimo.
Fino a quando non aveva conosciuto Kaden e si era fidanzata con lui. Sembrava rinata da quando era con lui. Forse perché somigliava in modo inquietante a Kendall.
Ora aspettavano un bambino, ma non avevano ancora detto se fosse stato un maschietto o una femminuccia.
Dopo i saluti, ci mettemmo comodi sui divani, mentre Will giocava sul tappeto.
Era la vigilia di Natale, perciò ci eravamo riuniti per scambiarci i regali.
Adrian teneva ancora Abigayle, che aveva iniziato a lamentarsi. Decise di andare di sopra, dove c'era più tranquillo, per cullarla.
Quando fu salito, tenendo Abigayle stretta a sé con fare protettivo, proposi ai miei amici di rimanere per una pizza. Subito accettarono.
Cecily e Audrey mi diedero una mano a preparare il tavolo, mentre James e Kaden si occupavano di Will.
Vedendo che Adrian non tornava, salii al piano di sopra per controllare che fosse tutto a posto e infatti tutto era tranquillo. Trovai Adrian nella stanzetta di Abigayle, mentre faceva girare il carillon sopra la culla.
La nostra piccola aveva smesso di piangere e dormiva. Adrian mi fece segno di fare piano per evitare di svegliarla.
-Tutto ok? -chiesi sottovoce. Lui annuì.
-Si è appena addormentata. -rispose guardando Abigayle. -Era solo un po' nervosa.
Chiusi la porta dietro di me e mi avvicinai alla culla bianca.
Adrian mi abbracciò da dietro e mi diede un bacio sulla guancia, un gesto semplice e tenero che faceva spesso.
-È strano non accarezzarti più il pancione. -disse. Ridacchiai piano.
-Puoi accarezzare lei. -indicai Abigayle con la testa, mentre mettevo le mani sopra quelle di Adrian. La fede d'oro che gli avevo messo un paio di anni prima brillò.
Non avrei mai dimenticato il giorno in cui mi aveva chiesto di sposarlo: eravamo a Parigi, su una barca che navigava lungo la Senna e che ci offriva la vista della città alle luci dei lampioni. Era una bella sera di luglio e avevamo appena cenato in un ristorante molto prestigioso. Io indossavo un abito rosa che mi ricordava i modelli degli anni '50, mentre Adrian aveva un completo nero senza cravatta.
Ad un certo punto, in mezzo al ponte principale, dove aveva fatto preparare un cuore fatto di petali e candele, Adrian si era inginocchiato e aveva aperto una scatolina rossa, dicendomi che ero la cosa più importante e in assoluto quella più voluta della sua vita. Voleva farmi quella proposta da molto, ma prima dovevo finire gli studi al college e, con il mio lavoro da scrittrice, non c'era mai tempo di fare le cose per bene. Così aveva colto l'occasione: un viaggio a Parigi per il tour che dovevo fare per il nuovo libro che avrei pubblicato a breve. Io avevo accettato subito, commossa.
Eravamo scesi e ci eravamo fermati al Pont des Arts, dove avevamo attaccato un lucchetto con le nostre iniziali. Finita la passeggiata, eravamo tornati in hotel e, dopo un bicchiere di champagne offerto dal mio editore, eravamo saliti in camera. Come andò a finire? Beh... ve lo lascio immaginare.
-Torniamo giù? -proposi. -Dobbiamo ordinare le pizze.
Adrian mi baciò: -D'accordo. -disse separandosi da me. Prima di andarmene caricai il carillon della culla ancora una volta, poi presi il walkie-talkie che tenevamo sul mobile e lo accesi. In cucina c'era l'altro, perciò potevamo sentire se Abigayle si fosse messa a piangere.
Sistemai la copertina per tenere al caldo la mia piccola, poi spensi la luce e raggiunsi Adrian nel corridoio. Mentre chiudevo la porta ricordai il giorno in cui avevamo scoperto che ero incinta, seduti sul pavimento del bagno lì di sopra, mano nella mano.
I primi mesi di gravidanza non erano stati semplici, tra nausee tremende e la paura che perdessi di nuovo il bambino.
E poi avevamo scoperto che sarebbe stata una femmina: Adrian era stato costretto ad accompagnarmi nel primo negozio per bambini che capitava e comprare un assortimento di vestitini, tutine e peluche. Avevamo riempito il carrello.
Erano stati mesi lunghi e faticosi, ma quando avevo sentito il pianto di Abigayle, nella sala d'ospedale, ero stata la persona più felice del mondo.
-Tutto bene? -chiese Adrian notando che guardavo la porta del bagno.
Mi voltai e lo baciai: -Non potrebbe andare meglio.
E scendemmo di sotto, dai nostri amici.
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Don't Forget Me
Fanfiction|| DAUGHTER OF THE SUN: LIBRO III || "[...] -Se dovesse succedere mi prometti una cosa? -le chiesi. -Cosa? Mi sistemai in modo di guardarla in viso: -Non dimenticarti di tutto questo, della nostra piccola impresa, di noi due. Di quello che stiamo c...