ALONE
Sherlock era arrivato da appena due mesi in Danimarca e già nessuno lo sopportava. Non era una grande novità se non fosse stato che le persone non lo sopportavano non per la sua arroganza o per il fatto che volesse sempre l’ultima parola, bensì perché parlava da solo. E lo faceva sempre.
Sherlock parlava con John.
“John dimmi tutto ciò che sai sul cadavere”
“John dammi il cellulare”
“Non toccate nulla sulla scena del crimine finchè non arriva John”
“John fammi il te”
Andava avanti cosìsemprdetective sapeva che in realtà il dottore non c’era e nemmeno ci sarebbe più stato, che era solo un’allucinazione dovuta probabilmente alla droga. E anche quando non lo vedeva realmente, lo chiamava lo stesso. Ci parlava insieme per ore, ordinava per lui da mangiare al ristorante, mettendo poi dall’altre parte del tavolo un piatto che nessuno avrebbe mangiato. Solo che John era la sua dipendenza preferita, ancora di più della cocaina.
Era già da due mesi emmezzo che l’ex militare era morto per colpa di un uomo ubriaco in macchina. Gli veniva da ridere quando ci pensava: rischiavano la vita quasi tutti i giorni a Londra e alla fine era morto investito mentre tornava a casa con le buste della spesa. Sherlock non aveva retto quanto era successo: non era più entrato al 221 B di Baker Street, non aveva voluto più prendere un taxi da solo, non aveva più mangiato da Angelo, né parlato con la signora Hudson o Molly o Mycroft, dopo solo pochi giorni era andato a vivere con i suoi amici senza tetto in un silenzio che aveva spaventato tutti. Poi suo fratello lo era andato a prendere in una discarica abbandonata dove oramai aveva preso la residenza e gli aveva parlato molto schiettamente dicendogli che John, il suo John, il suo adorato John, non sarebbe più tornato: era morto, lui invece era vivo. Infine lo spedì in Danimarca, dove di crimini se ne vedevano davvero pochi e che quindi sarebbe stato quasi sempre libero.
Ma Sherlock non si sentiva affatto libero, era chiuso in se stesso. Non aveva amici, non aveva ispettori di polizia che si preoccupassero per lui e tanto meno un fun-club , era da solo.
Solo, solo, solo, solo, solo.
“Quello lì tradisce la moglie, la vicina è una prostituta di notte, il pulmista ha iniziato a prendere lezioni di Yoga da due settimane, il tizio davanti a me ha tre figli e l’altro alla tua sinistra è un fumatore di pipa”
“Sherlock è stato fantastico”
“Niente di speciale John!”
“No sul serio!!” Ma perché quella tizia si è alzata??
“Scusi signore tutto bene?”
“Certo che sto bene! Non vede che sto parlando con il mio amico John?” Ma quanto è scema questa? John esiste, so che John esiste, lui è qui di fianco a me.
“Signore, guardi che non c’è nessuno qui, è solo un vicolo vuoto”Ma che cavolo dice?
“Siamo su un pullman!” Perché adesso mi controlla le pupille? Ei ei! Pure la febbre! E se ne va…ma sarà strana…che cavolo sta succedendo…e questi altri chi sono?
“Signore , siamo della croce rossa, portiamo da mangiare e provviste ai senza tetto, ha bisogno di qualcosa?” Mi alzo…
“No certo che no!” Mi guardo in torno…vicolo buio pieno di siringhe, più avanti delle bottiglie d’alcol e dei barboni. Una mano sulla mia spalla
“Sicuro di stare bene?”
“Sì certo…Andiamo a casa John!”
Dopo 5 mesi in Danimarca Sherlock era finito in una clinica psichiatrica perché aveva iniziato a vedere cose che non cerano, non solo John, non solo persone che non esistevano, ma anche morti, casi inesistenti, voci ovunque.
John era morto da 5 mesi, 11 giorni e 8 ore e da 5 mesi, 11 giorni e 8 ore anche Sherlock non esisteva più.
Spazio autore:
ok…ma che cavolo ho scritto?? Bo… spero vi sia piaciuto,lasciatemi un recensione please!
Vi kisso!
xaki