Lui

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Subito dopo quel suo gesto un gelido freddo mi avvolge la mano.
Non gli avevo fatto nulla eppure aveva deciso di sparire così bruscamente senza dirmi il perché.

Resto per infiniti minuti a fissarmi la mano con la quale avevo toccato la sua, quel brivido che avevo provato era stato diverso.
Diverso da quello che ti provoca il freddo, era stato un brivido caldo che aveva scosso il mio cuore.

D'improvviso i fiocchi di neve iniziano a diventare sempre di più, non mi sentivo più a mio agio lì, mi sentivo fuori posto.

Al posto sbaglio, ma nel momento giusto però.

Con tutta la calma del mondo mi alzo poggiando nuovamente i miei piedi nella fredda e soffice neve, mi abbasso per raccogliere il giubbotto di Roland e con passi piccoli e lenti mi dirigo vicino la porta dell'entrata.
Resto lì, con la mano sulla maniglia, i piedi ormai gelidi e la testa chissà dove, forse con quel ragazzo.

Mi stringo nelle spalle per il freddo insistente di quella sera e facendomi coraggio apro un po' la porta ed entro.
Subito un sospiro esce dalle mie labbra, un caldo devastante mi avvolge e solo la luce della luna mi ricorda che anche in quella stanza buia la luce non sarebbe mai mancata.

Senza aspettare altro, mi dirigo con passi svelti e la testa bassa verso il corridoio, ma nel farlo passo tra i due divani, uno vuoto avvolto dal buio e l'altro occupato da quel ragazzo alquanto schivo.
Resto ferma a fissarlo, stava steso su quel piccolo divano, i piedi fuori poiché era molto più alto della lunghezza di quel divano, una gamba piegata sul bracciolo, il braccio destro sul torace e il braccio sinistro poggiato come una mascherina sui suoi bellissimi occhi.

Stava dormendo e vederlo così, indifeso e illuminato solo dalla luce della luna mi ricordava un bimbo.
Volevo abbracciarlo, mi sembrava tanto solo e volevo fargli capire che non lo era affatto.

Sarei rimasta lì a fissarlo per ore, settimane, mesi e probabilmente anche anni interi.
Vederlo lì, dormire, era la cosa più bella che avevo mai visto.
Subito però mi costringo ad andare via, anche lui aveva fatto così, aveva detto "resto anche io" e poi d'improvviso era andato via.

Appena arrivo nel corridoio qualcosa mi blocca, i mie pensieri.
Continua a ritornarmi in mente la sua immagine, lui disteso sul piccolo divano.
Pensarlo mi rendeva impossibile continuare a camminare verso la mia camera, non potevo lasciarlo lì.
Cioè sì, potevo, ma non potevo.
Ero troppo confusa, questo non mi avrebbe fatta comunque dormire, quindi entrare in camera non sarebbe servito a nulla.
Quindi mi rigiro e con un lieve sorriso in volto raggiungo nuovamente la hall.

Lo trovo ancora lì, disteso nello stesso modo di prima, non si era mosso di una virgola.
Non so perché, ma mi avvicino al suo corpo fin troppo.
Mi inginocchio e lo osservo più da vicino, osservo i dolci lineamenti del suo viso e quel braccio che copriva la visuale più bella di tutti, i suoi occhi.

D'improvviso il ragazzo dai dolci lineamenti si muove e nel farlo la sua mano destra sfiora la mia.

Di nuovo quel brivido.

Appena le nostre mani si scontrano le nostre temperature fanno a pugni, il rossore aveva reso il mio corpo caldo come la lava, mentre il suo era freddo, quasi come se non avesse l'anima.
Subito quindi prendo il giubbotto che avevo poggiato a terra e senza esitare lo poggio sul suo corpo come una coperta.

Non era abbastanza grande da coprirlo del tutto, ma almeno così avrebbe sicuramente sentito meno freddo.

Dopo quel mio semplice gesto mi alzo, ma prima di andare via gli aggiusto la sciarpa che stava quasi per cadere a terra e poi mi giro per andare via.
Proprio quando stavo andando via lo sento sussurrare qualcosa.

<<Aiden...>> dice con una dolce vocina per poi iniziare a stringere la sciarpa con ancora gli occhi chiusi.

Magari stava facendo un brutto sogno e forse era stata colpa mia che lo avevo in qualche modo disturbato.

Subito poi noto che il suo braccio sinistro non gli copriva più gli occhi, mi avvicino nuovamente al suo viso e con tanta insicurezza gli sposto una ciocca di capelli dal dolce volto e subito poi mi abbasso per lasciargli un bacio sulla guancia.
Appena le mie labbra toccano il suo viso ormai caldo, una mano raggiunge la mia guancia ormai più calda dell'inferno.

La sua mano.

Mi lascia una dolce carezza e poi riporta la sua mano sul torace che in quel preciso momento si abbassa e si alza notevolmente.

Subito poi mi alzo e guardandolo un'ultima volta vado via.
Cammino lentamente per quel lungo corridoio mentre la mia mente mi riporta costantemente l'immagine del suo viso.
Durante tutto quel tempo non aveva mai aperto gli occhi, neanche per un solo momento, questo non mi importava, probabilmente se li avesse aperti mi avrebbe respinta.

Appena apro la porta della camera, senza fare troppo rumore mi dirigo verso il mio caro letto, tolgo solo i calzini ormai zuppi d'acqua e mi stendo sul letto con ancora indosso i vestiti.
Ero decisamente troppo stanca per mettere il pigiama, volevo solo chiudere gli occhi e far finire questa strana giornata.

Subito poi prendo la coperta che mi aveva dato quel ragazzo e accarezzandola mi spunta un sorriso.
Lui aveva coperto me l'altra sera, questa volta invece l'avevo fatto io, c'era stato uno scambio di ruoli.

Dopo poco la metto sul mio corpo e poggiando subito pesantemente la testa sul cuscino mi addormento.

Una lieve ma calda luce mi accarezza improvvisamente il volto, subito quindi mi alzo e vedo le mie due amiche già vestite che si stavano avvicinando al mio letto.
Appena vedono i miei occhi già aperti mi sorridono e all'unisono mi dico: <<Buongiorno!>>
Di tutta risposta mi limito a sorridere e poi con tutta la calma del mondo mi alzo, piego la coperta e guardando la H sorrido.

Eppure qualcosa mi diceva che quella lettera non stava a significare Hokkaido...

D'improvviso a interrompere i miei pensieri è Silvia che con tono indagatorio mi dice: <<Che è successo ieri sera?>>

Cosa?

Di tutta risposta mi giro verso le mie due amiche e con un'espressione confusa dico loro: <<Nulla...>>
E subito poi prendo dei vestiti dall'armadio e a passo svelto mi dirigo in bagno.
Mi chiudo in men che non si dica la porta alle spalle e così facendo evito l'interrogatorio.

Qualcosa era successo, ma non volevo pensarci, almeno non ora, era troppo presto per dedicargli già tutti i miei pensieri.

Subito mi lavo i denti e il viso, poi indosso un maglione arancione con un jeans grigio, prendo poi la fascia di Mark e la indosso come se fosse un fermacapelli.
Esco poi subito dal bagno e metto i miei soliti scarponi neri.
Nel frattempo le due ragazze continuano a guardarmi con sospetto senza però emettere alcun suono.

Subito quindi alzo il volto e sospirando dico loro: <<Ne parliamo dopo, adesso non voglio pensare a nulla>>
E subito poi mi dirigo alla porta seguita dalle mie due amiche che d'improvviso mi abbracciano.
<<Quando vuoi noi saremo pronte ad ascoltarti>> mi dice poco dopo Celia dopo essersi staccata dall'abbraccio.
Di tutta risposta mi limito a sorriderle e poi, in men che non si dica ci dirigiamo nella sala per fare colazione.

Appena entriamo notiamo che al tavolo c'erano solo Jack, Harley, Scott, Erik, Bobby e Caleb.
Il resto dei ragazzi stava probabilmente ancora dormendo.
Senza essere troppo preoccupate per loro ci sediamo e aspettiamo che ci diano il nostro cappuccino.

Pochi minuti e in men che non si dica ci portano tre cappuccini e tre cornetti.
Subito senza aspettare gli altri iniziamo a mangiare, ma alzando la tazza qualcosa mi blocca.

Un fogliettino

Subito lo prendo per poi riposare la tazza sul piattino, poi apro il foglio che era ancora piegato e lo leggo.

Scusami per ieri”




Angolo autore
Ah questi due, quanto ancora ci vorrà...

//Viaggio tra le montagne// Shawn Froste, Inazuma ElevenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora