*Lili's pov*
Spalanco le porte della sala buffet, ed emetto un gridolino di gioia non appena mi ritrovo davanti un enorme tavolo strapieno di dolci di vario tipo. Cole, dietro di me, avanza verso le donuts americane, io mi dirigo ai cornetti ripieni di nutella.
«Mio Dio, questo posto è il paradiso!» esclamo, forse un po' troppo ad alta voce.
«Non posso darti torto». Il corvino prende posto ad un tavolo in fondo alla stanza, dove poco dopo mi accomodo anche io.
«Allora, ti sei ripresa dopo ieri sera?» domanda Cole sarcastico.
«Forse eri troppo ubriaco per ricordarti che sono rimasta l'unica sobria, dopo mezzanotte» ribatto. Tanto per avvisarvi: non è affatto vero che fossi sobria, era solo per alimentare la conversazione.
«Non mi sembra siano andate esattamente così le cose» ride. Lo fulmino con lo sguardo, e lui torna sulle sue ciambelle.
«Che ci facevi sveglio, al piano di sotto?» gli chiedo, dopo qualche secondo di silenzio. Non che mi interessi, ma ho bisogno di porre fine a questa imbarazzantissima situazione in cui entrambi ci fissiamo negli occhi senza dire una parola.
«Ho sentito un rumore dalla camera di Kj, ma lui sostiene di non aver fatto nulla».
«Mi sa che sei impazzito tu, Sprouse, non c'è stato nessun rumore». Stavolta sono io a zittirlo.
«In ogni caso, Roberto ti ha già inviato il copione dei primi due episodi?» cambia argomento.
«Sì, mi è arrivata una e-mail giusto poco fa».
«Povera la piccola Betty, rifiutata dal migliore amico re-del-football, che, per inciso, ha una relazione con la sua professoressa di musica».
«Mi stai chiaramente prendendo per il culo, non è così?». Ridiamo entrambi, dimenticandoci di sussurrare per non svegliare tutto l'hotel.
Interrompiamo la conversazione, che andava avanti a suon di battutine ironiche sui nostri personaggi, quando ci ritroviamo davanti una figura familiare: Kj.
«Cosa cazzo ci fate voi due, alle sette meno un quarto, in sala buffet a fare colazione? Urlando come dei cretini, per di più?» tuona. È incazzato, parecchio.
«Ci andavano le brioches» se la ride Cole. Gli lancio uno sguardo severo, e lui prende coscienza della situazione.
«Scusa, non volevamo svegliarti» continua lui.
«Che ne dite di tornarvene in camera, ora?».
«Parleremo a bassa voce, ma non abbiamo intenzione di andarcene». Stavolta sono io a parlare.
«Come volete» lo vedo allontanarsi, mentre io ed il ragazzo di fronte a me ci sforziamo di non ridere.
«Okay, ma ora dobbiamo fare piano sul serio» sussurro.
«Decisamente sì».
Rimaniamo seduti a quel tavolo per una trentina di minuti, quaranta al massimo, quando decidiamo di tornarcene in camera per prepararci. Non ci eravamo nemmeno accorti di essere rimasti in pigiama per tutto il tempo.
«Ci vediamo qui fuori alle otto, non fare tardi» mi avvisa. Ha detto di volermi mostrare un posto poco distante dall'albergo, ed ho acconsentito: abbiamo tutta la giornata libera fino a mezzogiorno e mi farebbe piacere passarla da qualche parte in giro per Vancouver.
*Cole's pov*
Mi presento nel luogo prestabilito con qualche minuto d'anticipo, aspettando che la biondina apra la porta della sua stanza.
Quando lo fa, resto incantato dalla sua bellezza, nonostante sia vestita e truccata nel modo più semplice possibile. Indossa un paio di jeans a vita alta ed un top senza bretelle bianco panna. I capelli le ricadono mossi sulle spalle, sfoggia un sorriso dolce e seducente allo stesso tempo.
«Dove mi porti di bello?» domanda, risvegliandomi dallo stato di trance in cui ero entrato.
«Vedrai».
La conduco fuori dall'hotel e le faccio cenno di salire in macchina: non voglio che sia il tassista ad accompagnarci.
Durante il viaggio parliamo, proprio come a colazione, del più e del meno: più tempo passo con questa ragazza, più mi accorgo di quanto siamo in realtà simili. Entrambi piuttosto riservati, condividiamo la passione per la musica, il cinema e la lettura, non siamo affatto competitivi e ci piace mangiare. Insomma, siamo la stessa persona in versione maschile e femminile.
Arriviamo a destinazione dopo una ventina di minuti, che a me sono sembrati in realtà dieci secondi, usciamo dallo stretto abitacolo e ci dirigiamo verso la riva di un laghetto. Racconto a Lili di come venissi qui molto spesso, da bambino, durante i pranzi in famiglia che si svolgevano in un ristorante poco lontano da qua. Io, mio fratello e le mie due cugine, pensando di essere invisibili, uscivamo dal locale e vagavamo senza meta alla ricerca di un'avventura, sentendoci dei veri esploratori dotati di bussola. Dylan era al comando, io gli stavo dietro per leggere le coordinate (cosa che non era affatto utile, ma che a noi piaceva), e le ragazze ci seguivano preoccupate di cosa ci avrebbero detto i nostri genitori. Ci vollero mesi a scoprire questo posto, ma una volta qui nessuno se ne voleva più andare via: era troppo bello. Giocavamo nell'acqua, tante volte portavamo il pane avanzato dal pasto alle anatre, lanciavamo i sassolini e ci rincorrevamo. Erano bei tempi, quelli.
«Mi manca così tanto essere bambino» sussurro. La bionda mi guarda come incantata da quando ho iniziato a parlare, sento il peso dei suoi occhioni azzurri addosso e non posso fare finta di niente.
«È... emozionante» inizia «ed è anche strano, vederti così vulnerabile».
«È un mio difetto, la fragilità» ammetto.
«No, è... perfetto». Siamo solo io e lei, ora, e non c'è altro posto in cui vorrei essere se non qui.
*Angolo Autrice*
Siate pazienti, devo riprendere la mano con la scrittura e per questo non riesco a scrivere più di tanto. Per di più è mattina presto, ovvero l'unico momento della giornata in cui ho tempo, e la mia mente non e poi tanto lucida. Vado a fare colazione, ho fame. Ricordatevi di votare e commentare facendomi sapere cosa pensate accadrà nel prossimo capitolo. Baci,
Isa✨
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Un cuore in due// Sprousehart
Fiksi Penggemar«Baciami». Intorno a noi, il nulla. Solo il dolce suono di quelle parole, dettate dalla confusione di un ragazzo. «Soltanto se mi guardi negli occhi». Lo vedo alzare lo sguardo, più deciso di quanto mi aspettassi. «Baciami». Non è più la confusione...