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"Alzati." la voce fredda del sig. Smith mi fece rabbrividire mentre aprivo gli occhi, la luce artificiale della stanza mi abbagliò e mi ritrovai a sedermi in una mossa veloce. "La tua colazione." lasciò il vassoio sul tavolino di fianco al mio letto. "Quando hai finito vestiti e raggiungimi nella sala grande." annuii lentamente cercando di elaborare velocemente i suoi comandi.

La sala grande? Ci ero stata poche volte negli ultimi mesi e solo per assistere a delle spiegazioni riguardo a delle missioni.

Dopo che la porta venne chiuse mi decisi a osservare la mia colazione: due pastiglie per la fame, una per la salute e un'ultima per il mio mal di testa. Sospirai alzandomi e passando una mano lungo i miei capelli mossi, aprii il cassetto del tavolino e tirai fuori un elastico per poi legarli attentamente in uno chignon.

Presi una ad una le pastiglie e le ingoiai velocemente per poi mandarle giù con l'acqua che mi avevano portato.

Una volta finita la colazione uscii dalla mia camera e raggiunsi la cabina di disinfestazione, pigiai il pulsante per il corpo e venni investita da un vapore pensato appositamente per lavarmi senza grandi difficoltà. Mi dicevano che la mia salute era molto importante per loro, una volta asciugata presi la mia uniforme che avevo lasciato a pulire il giorno prima e la infilai velocemente.

Mi scrutai attraverso il grande specchio posto sulla parete e sospirai notando di avere diverse borse sotto agli occhi e gli zigomi tanto incavati.

Tutte le donne che vedevo all'interno della struttura avevano un viso perfetto, delle guance morbide e degli zigomi sodi mentre tutto ciò che riuscivo a vedere su di me era pelle e ossa.

Uscii velocemente dalla cabina scuotendo la testa. Non c'era motivo di preoccuparsene, mi avevano detto che ero in ottimo salute e che il mio corpo era perfetto così com'era.

Mamma mi aveva fatto quel discorso diverse volte, ci teneva a ricordarmi che il mio aspetto non contasse e che andavo bene così. Lei era probabilmente l'unica persona di cui potevo fidarmi all'interno della nostra comunità.

"RB303." il sig. Jefferson, uno dei tanti scienziati che si prendevano cura di me, mi salutò con un cenno veloce prima di prendere il suo tablet. Mamma mi aveva spiegato che un tablet era un dispositivo inventato mentre ero in un sonno profondo, serviva a controllare i miei parametri vitali e qualsiasi altra cosa c'entrasse con te grazie ad una capsula iniettata nel mio collo quando ero una bambina.

Lo ossservai attentamente mentre studiava attentamente i dati mostrati sullo schermo, poi sollevò il viso e mi fece un mezzo sorriso. "Sei in salute perfetta, vai pure." annuii senza pronunciar parola e mi incamminai verso la sala grande.

Non mi era permesso parlare con la maggior parte delle persone lì dentro, era per il mio bene.

Sorpassai la sala d'addestramento e anche l'armeria per poi salire sull'ascensore. All'interno di esso vi si trovavano tre guardie, mi guardarono con circospezione e, conoscendo ormai le regole, dovetti avvicinarmi ad uno di loro e sussurrare. "Hail Hydra." solo allora mi diedero il permesso di schiacciare il pulsante per raggiungere il piano 45C.

Le mie giornate erano molto noiose se non per le poche missioni a cui partecipavo. Dopo aver compreso le mie capacità venni allenata fino a quando non fui pronta per affrontare il mondo esterno.

Mamma diceva che ero molto speciale, avevo una forza sovrumana, riuscivo a centrare un bersaglio da grandi distanze, riuscivo a correre veloce quasi quanto un'auto e avevo dei riflessi più veloci della madia.

Aprii la porta della sala grande e mi appostai silenziosamente in fondo ad essa, quello era il mio posto. Non potevo intervenire né parlare. Potevo solo ascoltare.

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