||Erba e sterpaglia mi arrivano alle ginocchia, non sono un gran problema, riesco a camminare tranquillamente. Metto il telefono in silenzioso, non mi servono i pareri di quegli imbecilli. Proverò loro che tra la boscaglia non v'è nulla, non mi importa delle voci mondane o delle chiacchiere da bar. Arriverò laddove
gli stupidi esitano a proseguire, ci sono dei soldi in palio alla fine e non intendo certo rinunciare ad un cinquantino. Inizia a farsi tardi, l'orologio segna le 17:00. Mi dirigo spedito verso la meta, scansando la flora con le ginocchia, marciando ad un ritmo regolare. Il campo si interruppe bruscamente,
sostituito da un piazzale alberato, la luce non penetra le chiome degli alti giganti, il silenzio è l'assoluto sovrano d'un luogo oramai dimenticato. Respiro profondamente, convincendomi di proseguire velocemente senza pensarci e motivandomi pensando alla somma che mi era stata promessa dai miei amici. Inizio quindi
a camminare, ma che dico, inizio quindi a correre tra i tronchi e i ceppi tagliati evitando i fossi e le buche con l'istinto, pregando che un animale selvatico non sbucasse dal nulla. Sposto rapidamente i rami con le mani, gestisco la respirazione come meglio posso. Finche non scorgo un bagliore a circa
cento metri di distanza, ignoro l'ambiente circostante, non ascolto i suoni che mi pare di sentire, non presto attenzione a dove sto mettendo i piedi, il mio unico obbiettivo è quello di uscire dalla terrificante selva in cui mi trovo. Salto l' ultima buca per atterrare poi su un suolo...cementato?
Un piazzale di calcestruzzo e ghiaia per quanto ne so. Poggio i palmi sui gomiti, devo prendere fiato, la gola è dolorante per la foga. Alzo quindi lo sguardo, domandandomi tra me e me da cosa la gente di campagna si tenesse alla larga, da cosa la plebaglia comune era così incredibilmente terrorizzata.
D' innanzi a me si ergevano tre ciclopiche strutture che un tempo erano luoghi frequentati. Enormi giganti di cemento e ruggine logorati dal tempo e dalla natura. Le fondamenta dei piani crollati si trasformavano in minacciosi artigli color cuoio, appuntiti come rasoi. Le colonne portanti erano oramai
ricoperte da edera e muschio, gli interminabili piazzali venivano squarciati da spaccature e crepe dalle quali uscivano piante e arbusti. I piani ancora intatti erano caratterizzati da interminabili vetrate giallastre costernate da fini ragnatele e polvere. Il vento che passava tra una spaccatura
nel vetro e l'altra produceva terrificanti fischi, melodie senza note, canzoni prive di struttura, solo urla assordanti che inducevano alla paranoia, che spaventavano la fauna. Un fine corso d'acqua divideva gli edifici, scorrendo tra due colonne crollate, sepolte da erbe e funghi. Lo spettacolo mi travolge,
ma nonostante questo non mi sento bene, percepisco come se un masso immaginario mi stesse gravando sulla schiena, mi sento pesante, non respiro correttamente. Prima di andare nel panico cerco di riprendermi : "Enzo, Enzo calma, perchè dovresti panicare, non è successo nulla, è solo un buco vecchio e rugginoso
di cui nessuno ricorda nulla, smettila di farti condizionare da qualche cazzata sparata in giro. Sto bene, ti stai auto-convincendo di stare male e non c'è assolutamente nulla che non vada. Pensa a quabte cartine potrai acquistare. Ora vai al terzo piano
di quel fottutissimo ufficio, e scatti quella maledettissima foto".|| Renzo quindi si voltò, impugnando con un movimento fulmineo il telefono che teneva in tasca, pronto a fare un video per dimostrare al gruppo che stava per salire. Ma una figura insolita...emergeva dai cespugli.
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Le Finestre Fischiano Ancora
VampireSpero che questo breve racconto possa far variare alla community in questione l'idea creatasi verso la figura che è quella del vampiro. Buona lettura