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Detto questo, buona lettura!•
Dopo un'ora di auto arrivammo davanti a una casa abbandonata. Non sembrava poi così vecchia ma era piccola e le mura bianche erano ormai sporche e piene di piante rampicanti. I vetri delle finestre erano quasi tutti rotti e la porta era spalancata.
La vista di quell'edificio mi incuteva un sacco di timore e iniziavo a essere meno convinta di volerci entrare.
Austin mi afferrò la mano e senza dire nulla mi portò più vicino. Il cuore mi batteva a mille, ero seriamente spaventata.
< Austin fermati! > dissi a voce alta strattonandolo per la mano e allontanandomi. < Non voglio entrarci! Basta! > continuai incrociando le mani al petto.
Non rispose, non diede nessun segno di cedimento.
< È da stamattina che ti comporti in questo modo! Sto cercando di capire cosa c'è che non va ma tu non mi aiuti! Sei così...strano! > sbottai.
Era passato dal sorridere al diventare serio, non ne potevo più.
Fece un respiro profondo e si voltò per guardare meglio quel luogo.
< Vuoi sapere dove siamo? > iniziò < Questa è la mia vecchia casa. Qui è dove è successo tutto quanto. Volevi sapere di più sul mio passato...> aveva il fiatone <...ecco il mio passato. > concluse girandosi verso di me. Un raggio di sole colpiva soltanto metà del suo viso, rendendo l'occhio sinistro più chiaro e rivelando una lacrima che minacciava di rigargli il viso.
Annuii, mi avvicinai a lui poi lo afferrai per la mano e iniziai a incammiarmi di nuovo verso la porta. Raggiunsi il centro di quello che doveva essere l'ingresso e mi fermai, spostando Austin davanti a me. Lo guardai negli occhi e gli sorrisi per poi lasciargli un bacio sulla guancia.
<Sono pronta.> dissi annuendo.
Era giunto il momento di scoprire cosa avesse da dirmi ed ero molto spaventata perchè sicuramente tutto ciò che era successo aveva avuto a che fare con la sua infanzia. Anche mia madre aveva reso la mia infanzia difficile pretendendo che fossi perfetta nel pattinaggio fino a impedirmi per sempre di continuare ma, a giudicare dalla reazione di Austin, la sua storia doveva essere decisamente diversa dalla mia.
< Avevo sette anni. > inziò guardandosi intorno < Fino a quel momento la mia vita era stata più che normale, ero un bambino che si godeva la sua infanzia. Tutti gli anni passavo l'estate con la mia famiglia giù al lago e ho davvero dei bei ricordi legati a quel periodo. > disse iniziando a camminare attorno alla stanza.
< Un giorno mia madre ha vinto un po' di denaro giocando, così, casualmente. Da allora era passata alle slot machines e poi alle carte. Allora non avevamo problemi di denaro, mio padre non credeva che mia madre fosse diventata ludopatica perciò nessuno dava importanza a quello che faceva. Mia madre era brava, molto brava, non perdeva una partita e questo la spingeva a giocare sempre più. Abbiamo iniziato a perdere i soldi. Mia madre smetteva di vincere. >
Si fermò un attimo accarezzando dei segni sullo stipite di una porta, probabilmente indicavano la sua altezza nel corso degli anni.
< Il giorno del mio ottavo compleanno non avevamo soldi nemmeno per una torta. >
Si spostò verso il muro opposto, poggiandosi con la spalla sulla porta e guardando un punto fisso. Mi avvicinai a lui pur mantenendo una certa distanza.
< Mio padre era seduto lì. > indicò con la testa, seguii il suo sguardo e vidi una vecchia poltrona di pelle con qualche buco qua e là. < Era tardi e lei non tornava. Nessuno mi diceva quando andare a letto perciò passavo le serate seduto sul divano a guardare la televisione fino a tardi con Scarlett, ancora piccola, che dormiva sulle mie gambe. Decise di andare a cercarla e mi impose di rimanere lì a badare a mia sorella. Io ubbidii perchè Scarlett era l'unica a cui volessi realmente bene. Fatto sta che alla fine mio padre aveva trovato mia madre con un uomo che pensava fosse un mascalzone che ci provasse con lei. In realtà era il suo amante. > incrociò i miei occhi. Era in procinto di scoppiare a piangere.
< Mia madre non aveva smesso di vincere, aveva smesso di giocare per stare con lui. > deglutì e continuò. Sentivo le lacrime annidarsi negli occhi e uno strano bruciore alla gola.
< Mio padre amava mia madre. Alla follia. Avrebbe fatto qualunque cosa per riaverla e lo fece. Iniziò una rissa con quel tipo e alla fine morì...per lei. > a quel punto lo sentii singhiozzare. Si girò verso di me con gli occhi completamente rossi e gridò < Gli si è perforato un polmone! È morto per una puttana! > concluse dando un pugno alla porta che si crepò. Afferrò un pezzo di legno e si accanì sulla ringhiera delle scale. Restai immobile a guardarlo mentre distruggeva gli scalini.
Era fuori di sè. Piangeva e urlava mentre sgretolava gli ultimi resti del suo passato.
< Austin! Ti prego, fermati! > gridai avvicinandomi leggermente. Non mi ascoltò e, fatto fuori un pezzo di legno ne afferrò un altro dirigendosi stavolta verso l'altra stanza. Strappò gli ultimi pezzi del divano e prese a calci la struttura in metallo.
< Austin! Mi stai spaventando! > si fermò. < Ti prego. > dissi a voce bassa iniziando a piangere. Mi avvicinai a lui e lo vidi pian piano lasciarsi andare e cadere per terra. Mi sedetti dietro di lui e lo feci poggiare sul mio petto. Restammo fermi per una decina di minuti apsettando che si calmasse e smettesse di singhiozzare. Giocherellavo con i suoi capelli e cercavo di non versare nemmeno una lacrima.
Si aggrappò alle mie braccia e mi lasciò un bacio sull'avambraccio. < Alla fine ha avuto il coraggio di mettersi con lui. Ecco perchè siamo andati a vivere in quello schifo di casa. Lui è stato arrestato per spaccio di droga. > terminò espirando profondamente.
Lo strinsi a me lasciandogli una serie di baci sulla testa e cullandolo. Il suo passato era stato davvero difficile.
Mi sentii in colpa per aver pensato anche solo un secondo di non voler entrare in quel posto. Adesso capivo il motivo di tanta rabbia e tristezza. Affrontare una situazione del genere a soli otto anni doveva essere stato davvero difficile.
< Ascolta. > iniziai facendolo sollevare e girare verso di me < Tu... > afferrai il suo viso e gli lasciai un bacio sulle labbra < ...sei davvero coraggioso. > conclusi sorridendo.
< Non c'è niente di cui vergognarsi, anzi, dovresti essere fiero di chi sei oggi. Io lo sono. >
Mi sorrise e si catapultò su di me lasciandomi una scia di baci sul collo. Lo baciai appassionatamente godendomi il sapore delle lacrime salate sulle sue labbra.
< Io sono qui. > dissi staccandomi da lui.
Adesso capivo per quale motivo detestava così tanto sua madre e, a essere sincera, non avevo più tanta voglia di incontrarla di nuovo.
< Quando sarò al college potrò finalmente stare lontano da loro. > disse Austin interrompendo i miei pensieri. Fu in quel momento che lo realizzai: mancavano due settimane alla fine dell'estate e poi non avrei più visto Austin.
In quel momento mi si strinse lo stomaco. Per me la nostra non era stata solo una relazione estiva di quelle che si dimenticano in inverno. Era stata una cosa vera, pura.
Morivo dalla voglia di sapere se anche lui avesse mai pensato alla fine di tutto ma in quel momento non era la cosa giusta da dire quindi decisi di rimanere in silenzio.
Quel dubbio continuò ad attanagliarmi l'anima per tutta la giornata.
Che ne sarebbe stato di me e Austin?
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•Grazie per avermi dedicato un po' del vostro tempo, spero tornerete qui per un nuovo pezzo di storia! Per il resto, vi auguro una magnifica settimana!•
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•The mirror of the stars•
Literatura FemininaIl cuore di Meredith è spezzato a causa di Kyle, il ragazzo popolare della scuola di cui è follemente innamorata da quattro anni. Sarà grazie a un tè versato su una t-shirt che Meredith incontrerà Austin e si renderà conto di quello che è davvero l'...