12. Friends...

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« E tu cosa ci fai ancora qui? »
Domando dura.
Il ragazzo non molla, a quanto pare.
« Devo parlarti... »
« No Ashton! Non puoi slinguarti allegramente una tipa a caso in un pub e poi venire a "spiegare" come stanno le cose, diamine! »
Mi sto già scaldando.
« Ma... »
« No! Niente. Perchè te lo dico io come stanno. Tu fai un errore, aspetti che io ti perdoni, cosa che ovviamente faccio e tu lo sai, commetti altre cazzate, ti perdono e continuiamo con questo circolo vizioso. In continuazione! Vuoi che ti elenchi tutte le cose che hai fatto da quando sei partito? Benissimo, 1. Non ti sei fatto sentire per settimane poi 2. Mi hai scaricata completamente a caso, 3. Non mi hai risposto neanche a un messaggio, 4. Adesso vai da una tipa a caso e vi baciate allegramente, il tutto davanti a me. Come pensi che stia, io, in questo momento? »
« E allora lasciami! Fallo, ti ci vogliono solo due secondi, dai, su. »
« Ma dio santo, lo vuoi capire che ti amo o no? Fosse per me ora l'avrei già fatto, ma semplicemente non posso. »
Mi lascio cadere sul primo gradino, già sfinita.
« Chi ti ha fatto entrare? »
Domando, più alle mie scarpe che a lui.
« Tua madre... »
Alzo gli occhi al cielo. Quando torna a casa, la uccido.
Cioè, per carità, amo quella donna ma a volte sarebbe più efficiente cacciarla sotto un autobus in corsa.
Il silenzio imbarazzante di prima, scende di nuovo fra noi due. Finchè non sentiamo la porta di casa sbattere ed una Charlotte apparentemente incazzata fa il suo ingresso in sala.
Inizialmente viene verso di me con un' espressione indecifrabile vedendomi praticamente stesa sulle scale.
Poi si volta a destra e quasi si prende un colpo vedendo Ashton, prima di ridurre i suoi occhi a due fessure.
Se gli sguardi potessero uccidere, lui sarebbe già stramazzante sul pavimento da un pezzo.
« Tu sei Ashton. »
Andiamo, l'avrai visto tremila volte nei mass media, Charlotte.
« Oh... eh... uhm... piacere...? »
« Piacere un corno! »
Mi metto istintivamente le mani nei capelli.
« Lott... »
Sospiro.
« Sarah. »
Non l'ho mai vista così seria e fredda nei miei confronti. Non ci dev'essere solo questa storia in mezzo.
« Ma te poi, come sei entrata? »
La interrompe con uno sguardo strafottente ed allo stesso tempo interrogativo, Ash.
No, non iniziare pure tu e finitela qui, vi scongiuro.
« Parla lui. »
Esclamo, invece, roteando gli occhi al cielo.
« Charlotte... »
Inizio, massaggiandomi le tempie con le dita, guadagnandomi finalmente un'occhiata da parte sua.
Mi alzo.
« Non c'è bisogno di fare tutta questa scena, davvero, così non risolviamo nulla. »
Spiego ad entrambi, più che direttamente a lei.
« Ma ce l'avete un minimo di cervello, voi due? »
Sospira.
« Senti un pó. Se sei venuta per cazziarci sulla nostra relazione, te ne puoi gentilmente andare. Grazie mille davvero ma non serve qualcun altro a ricordarci che insieme ci bocceresti gentilmente. Ci vediamo. »
Dopo il discorso di Ash, senza degnarmi di un'occhiata e voltandosi esclama:
« Ci vediamo dopo. »
Prima di uscire, sbattendo la porta.
« Ma che bella giornata di merda. »
Mi schiaffeggio la fronte, prima di dirigermi in cucina.
« Quindi? »
Ash mi chiede, facendomi saltare dalla sorpresa.
« Eh? »
Domando.
« Eh? »
Risponde.
« Fottiti. »
Sospiro.
« Grazie. »
« Prego. »
Passano due secondi di silenzio, prima che mi diriga verso il frigorifero e lui riprenda a parlare.
« Come ha fatto ad entrare... la tipa? »
Dopo aver preso un muffin fatto in casa, sbatto lo sportello del frigo.
« Le chiavi sotto lo zerbino, Ashton. Le chiavi sotto lo zerbino. »
Alza un sopracciglio.
« Stai scherzando spero. Tieni davvero un paio di chiavi sotto lo zerbino? Tipo film americano o qualcosa del genere? »
« Parlane con mia madre, dato che siete tanto amici. »
Brontolo, prima di dare un morso al mio muffin.
Esplode a ridere e dire che lo guardo male è poco.
Torna serio per conto suo.
« Sarah... »
Inizia, col tono grave di chi ha qualcosa di brutto da dire.
« Dimmi. »
Mi irrigidisco.
« Io quella tipa la comoscevo. »
Eh?
« Non capisco. »
Lo guardo.
Il suo sguardo è perso nel vuoto, in un qualche punto oltre le mattonelle della mia cucina.
« Ero ubriaco. »
Un presentimento si fa largo in me.
Ma spero di aver capito la cosa sbagliata.
« Spiegati meglio. »
Mi appoggio al lavello con una mano.
« Non so realmente come dirtelo. »
« No. Non dirmelo. »
Letizia mi aveva nascosto qualcosa di quella conversazione di ieri sera.
Il respiro mi si blocca in gola.
« Lo sai che io avrei tutti i motivi di questo mondo per spaccarle la faccia e fare la stessa cosa con te, vero? »
Improvvisamente una mano non riesce a tenere il mio peso, così l'altra va in suo soccorso.
« Io... non lo so cosa abbia pensato. Ma è stato brutto tenere tutto nascosto per tutto questo tempo. »
« Beh. Intanto che ci sei, hai altre cose da dirmi? Dato che siamo qui, e non so manco se stiamo ancora insieme. La storia più duratura di tutti i tempi. Una settimana. »
Gesticolo con le mani, staccandole dal ripiano.
Il silenzio diventa opprimente.
« Non so se ti perdoneró mai, lo sai questo, vero? »
Annuisce.
« Ma sono buona. »
Mi guarda pieno di speranza. Sembra un cagnolino che aspetta la propria punizione dalla padrona, per poi apprendere che non sarà così terribile.
« Mi perdonerai? »
Lo guardo fisso negli occhi.
« Non so se ce la faró ma almeno possiamo stare insieme. La prossima cosa che salterà fuori, ti giuro che ti butteró sotto un camion. »
Mi guarda con gli occhi sgranati.
« Lo so che non te lo aspettavi ma almeno fammi il piacere di non guardarmi come se fossi una sorta di extraterrestre o qualcosa di simile. »
« Scusa... »
E dopo pochi secondi riprende.
« Posso baciarti? »
« Resisti. »
Scendo con calma dal ripiano, uscendo dalla cucina.
Perché non gli ho saputo dire di no? Ma è successo un bel pó di tempo fa... e so che si è realmente pentito.
Che cosa diamine penserà Charlotte quando le parleró di ció che è successo dopo che se n'è andata?
Lei sarebbe anche capace di stare fuori dalla porta o dalla finestra monitorando ogni singolo movimento miei o di Ash.
Basta con tutte queste complicazioni, decisamente basta.
Delle braccia muscolose a me ben note mi avvolgono la vita, prima che io senta una testa appoggiata sulla mia spalla.
« Che si fa? »
Chiedo.
« Un giro? »
Propone.
« Okay. »
Corro di sopra per vestirmi.
•••

The only reason | Ashton IrwinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora