La mattina seguente Nadâ si alzò di buonora, prima che Osman si svegliasse.
Si fermò per un po' a contemplarlo mentre dormiva sereno. Il suo cuore si riempì di tenerezza nell'osservare i suoi occhi chiusi e le labbra piagate in un debole sorriso, aveva un'aria tranquilla e beata, come se il sonno avesse scacciato via tutte le preoccupazioni che lo tormentavano durante il giorno, le sembrava quasi di rivederlo bambino, come se di colpo fosse ringiovanito di dieci anni.
La ragazza allungò una mano verso i suoi bellissimi capelli scompigliati e li accarezzò dolcemente. Il sorriso sul volto del suo amico si allargò ulteriormente e dalla sua bocca uscì una sorta di gemito soddisfatto.
Nadâ ritrasse immediatamente la mano temendo di svegliarlo, gli sfiorò la tempia con un bacio delicato e uscì dalla stanza a passo leggero, per dirigersi verso casa.
Una volta giunta a destinazione cercò di entrare in silenzio per non disturbare, ma Jasmine era già sveglia.
«Ciao!» esclamò l'amica con un sorriso malizioso sulle labbra. «Hai dormito di nuovo dal sultano! C'è qualche novità?».
Nadâ scosse la testa cercando di ricacciare indietro le lacrime. «Devo organizzare una festa per giovedì, in modo che le donne che ho scelto possano ballare per lui. Vuole una donna che si esibisca per lui di tanto in tanto».
«Perché non danzi anche tu? Magari potrebbe vederti con occhi diversi».
«Non ho intenzione di rendermi ridicola. Se mi volesse, si sarebbe già fatto avanti».
«Devo ripetertelo all'infinito? Per raggiungere un obiettivo bisogna rischiare, bisogna essere pronti a tutto».
«Non siamo tutti uguali! Io non ce la faccio!» esclamò Nadâ in preda alla frustrazione. Sparì dalla vista dell'amica e andò in camera a prepararsi. La attendeva una lunga giornata, avrebbe organizzato una festa perfetta e avrebbe reso Osman felice.
Il giovedì sera Osman era in fibrillazione. Presto una serie di donne avrebbero danzato per lui e avrebbe avuto la possibilità di scegliere tra queste la prima con cui avrebbe iniziato a generare dei figli. Si fidava ciecamente di Nadâ ed era sicuro che avesse scelto delle ottime candidate.
Il sultano si accomodò su un prezioso sedile rialzato, rivestito di velluto rosso e decorato con dei ricami di foglie dorate lungo i bordi. Poi invitò Nadâ a sedersi accanto a lui in una sedia un po' più bassa e più modesta della sua, ma ugualmente elegante e costosa.
Dopo un suo cenno, le candidate entrarono una per volta nella sala. Nadâ faceva una breve presentazione e poi i musicisti cominciavano a suonare, mentre la donna di turno si esibiva per Osman.
La prima ad entrare fu Samina, un'affascina mora dai lunghi capelli lisci, soffici come la seta. La fanciulla era leggermente minuta, e nel complesso appariva dolce, come una piccola bambolina.
Samina sorrise timidamente e si inchinò davanti al sultano, poi iniziò una danza ritmata, muovendosi a tempo e dimostrando una grandissima abilità nell'arte della danza.
Nadâ spiegò al sultano che si trattava della figlia di un ricco mercante, una donna colta, intelligente e di buon carattere.
Al termine dell'esibizione Samina fece nuovamente un inchino e andò a sedersi in un angolo della sala.
La seconda ad entrare fu Rana, la figlia di uno dei visir del sultano. Rana aveva un fisico molto prosperoso e le guance leggermente paffute. I suoi occhi erano leggermente a mandorla, rendendo il suo sguardo molto affascinante. Dopo le presentazioni, Rana iniziò a ballare, ma la sua esibizione fu un vero disastro. La donna era parecchio intimidita e non faceva altro che confondersi e bloccarsi in preda alla confusione.
Una dopo l'altra le candidate si esibirono per Osman, per poi andarsi a sedere o assistere alla prova delle altre ragazze.
Non appena l'ultima ebbe terminato la propria esibizione, Nadâ si alzò in piedi, ma all'improvviso la porta si aprì e fece il suo ingresso Jasmine.
«Hai coinvolto anche la tua amica!» commentò Osman.
«In realtà no. Non sapevo che sarebbe venuta».
Sul volto dell'amico comparve un sorriso soddisfatto. «Ottimo! Adoro le donne che hanno spirito d'iniziativa».
L'amica era vestita in modo indecente, con un abito rosso fuoco che metteva in mostra alcune parti del suo corpo perfetto.
Osman la guardò con attenzione. «Non ricordavo che fosse così bella! Forse sarei dovuto venire a trovarti più spesso da quando ti sei trasferita» commentò mentre ammirava la ragazza in modo sfacciato.
Jasmine effettuò una danza molto sensuale, muovendo abilmente le proprie curve. Ogni tanto si avvicinava al sultano, sfiorandolo appena e agitando le sue grazie davanti ai suoi occhi che la guardavano grande interesse.
Osman sembrava come rapito e non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Nadâ invece era furiosa, non riusciva a credere che la sua amica le stesse facendo questo. Sapeva quanto le piacesse Osman e non le aveva neanche comunicato la sua intenzione di presentarsi.
Non appena Jasmine ebbe terminato, guardò Osman con uno sguardo affascinante e un sorriso soddisfatto per poi unirsi alle altre.
Il sultano si alzò in piedi effettuando i complimenti a tutte le fanciulle, poi ordinò ai musici di suonare e cominciò a danzare con tutte le ragazze.
Nadâ non sarebbe riuscita a resistere un minuto di più, uscì rapidamente dalla stanza e si spostò su una terrazza per prendere un po' d'aria.
All'improvviso qualcuno sopraggiunse alle sue spalle.
«Deve essere dura per voi. Come state?» chiese la signora Canfeza. La donna era stata la più fedele ancella della madre di Osman e dopo la sua morte, il vecchio ed il nuovo sultano l'avevano fatta trasferire nel palazzo per usufruire della sua competenza e fedeltà, dandole l'incarico di organizzare, controllare e dirigere tutta la servitù. Canfeza si era sempre presa cura amorevolmente del piccolo Osman e aveva preso a cuore anche Nadâ dopo il suo arrivo a palazzo.
«Perché? Non capisco di che parlate. Sto solo prendendo una boccata d'aria fresca perché dentro fa caldo».
«Mia cara, non sono stupida né cieca. È evidente che siete innamorata di Osman».
Nadâ spalancò gli occhi per la sorpresa, non sapendo se negare o confessare la verità.
«È così evidente? Credete che lo abbia capito anche lui?» chiese, preoccupata al pensiero che il suo amico fosse al corrente dei sentimenti che provava per lui.
«No. Non è un tipo sveglio in questo genere di cose. Non lo sospetta minimamente».
Nadâ tirò un sospiro di sollievo.
«Ascoltate i consigli di una donna più vecchia e più saggia. È bello che ci siate sempre per lui e che cerchiate sempre di renderlo felice, facendogli anche un po'da mamma, ma non è così che riuscirete a conquistarlo. Dovete fargli capire cosa vorrebbe dire perdervi, come sarebbe non avervi, quanto siete importante per lui. Fargli vedere che oltre ad essere un'amica materna e amorevole, sapete essere anche una donna affascinante».
Nadâ sembrava perplessa, ma decise ugualmente di seguire Canfeza in un luogo più appartato per continuare la conversazione e ascoltare i suoi suggerimenti. In fondo cosa aveva da perdere?
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La rugiada del deserto
ChickLitDopo la morte del padre, Osman si trova a dover ricoprire il ruolo di sultano. Spaventato dal difficile compito che lo attende, temendo di non essere all'altezza, trova conforto nella sua migliore amica Nada, alla quale chiede di aiutarlo a trovare...