Capitolo Uno

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Il giorno in cui sentirò quella maledetta sveglia suonare cadrà il mondo, non c'è altra spiegazione.

Prendo un sorso di latte fresco direttamente dal cartone mentre cerco di allacciarmi con una mano i pantaloni del completo nero.

Si, si, dev'essere così. Certo, andare a letto alle due del mattino non aiuta, ma sfiderei chiunque a non fare tardi se danno in replica il nuovo film di Spiderman. E' colpa di tutta la pubblicità che hanno infilato tra una scena clou e l'altra. Dovrebbe essere illegale tenere la gente con il fiato così sospeso. Ne parlerò con H.

Finisco di abbottonarmi la camicia rigorosamente bianca e metto la cintura, mentre finisco di ingoiare una merendina confezionata. Per fortuna che H è un tipo sportivo e ci porta a correre un giorno sì e uno no, altrimenti schifezze del genere mi rimarrebbero sulla pancia a vita.

Allaccio una scarpa e corro verso il bagno per darmi una sistemata ai capelli: sono sparati in tutte le direzioni, e cerco di aggiustarli con un po' di gel, anche se non so decidere se il risultato mi piace o no. Lavandomi il viso mi sento la pelle ruvida, ma la barba dovrà aspettare. Sono troppo in ritardo per quella. Mi spruzzo il profumo e mi sistemo il distintivo sulla cintura.

Sono un agente speciale Americano, ho ventisei anni. E sono il comandante in campo delle guardie del corpo del presidente degli Stati Uniti, attualmente Harry Styles.

Prendo la giacca, il portafoglio, le chiavi e il telefono di ultima generazione. Uno dei privilegi che hai nel fare un lavoro in cui rischi la vita è essere pagato bene per farlo. L'altro è che se muori in servizio avrai un intero esercito al tuo funerale. Infilo la pistola nel fodero.

Mi precipito nell'ascensore, mentre l'orologio indica le sette e quarantatre e mi rende consapevole che devo arrivare alla Casa Bianca in sette minuti. Meraviglioso.

Quando schizzo fuori mi precipito in macchina e mi immergo nelle strade di Washington. Di sfuggita vedo il telefono illuminarsi e scorgo la foto con mia madre che ci siamo fatti a Natale, ma ora non ho tempo di risponderle. La chiamerò più tardi.

Mamma è un'infermiera al più grande ospedale di Washington, sfortunatamente dall'altra parte della città, per cui anche se siamo entrambi qui è difficile vederci spesso, considerando il suo lavoro e il mio.

Papà era un sergente maggiore dell'esercito Americano. Da lui ho preso l'amore per questa terra e per le armi. Sette anni fa, quando mamma ha annunciato di aspettare i gemelli, papà disse che si sarebbe partito per la sua ultima missione, che era venuto tempo per lui di dedicarsi alla famiglia. Lo vidi per l'ultima volta sulla soglia di casa, mentre mi abbracciava dopo che gli avevo detto di voler far parte anch'io dell'esercito. Mi disse che era orgoglioso di me e che ne avremo riparlato quando sarebbe tornato a casa.

Delle mine antiuomo hanno fatto saltare in aria lui e metà del suo reggimento in Iraq.

Non dimenticherò mai l'espressione di mia madre, incinta di sette mesi, mentre le consegnavano una bandiera e le dicevano che non aveva nemmeno un corpo su cui piangere. Hanno trovato la sua piastrina e il suo distintivo, entrambi custodite gelosamente nella cassaforte di casa mia. Io e la mia famiglia abbiamo pianto su una bara vuota.

Entro nel cancello della Casa Bianca, salutando i soldati messi a guardia e ricevo un cenno in cambio. Parcheggio e sfreccio per le scale, sotto gli sguardi divertiti di chi mi conosce. Un giorno dovrò davvero tatuarmi un dito medio sulla fronte. Quando il mio orologio segna le sette e un minuto, sono davanti alla porta dell'ufficio ovale dove miei luogotenenti mi guardano con ghigni divertiti.

-Notte pesante, Tommo?- La risata di Zayn mi arriva alle orecchie come la peggiore delle beffe.

-Ti consiglio di non scherzare, Malik. Devo ricordarti chi è il capo, qui?-

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 16, 2020 ⏰

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Attacco al presidente // Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora