》Chαpter 54 (Extra)

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Giovani rocce su
giovani bocce,
bustine e reggiseni
di giovani donne,
fuori quando il blocco dorme
i soldi non dormono
manco di notte.
Sono padri un po' prima
del tempo i miei fra,
invecchiano dentro
la cella di un bar,
certi diventano star,
certi non si son mai mossi di qua,
e sognano vite diverse da queste, mentre uno sbirro
gli chiede dove sta la merce,
tutti fan finta di niente, come
non fosse mai successo niente.

🐼

WWF'S POV

"Mamma, per favore, posso avere un paio di scarpe nuove?" chiedo gentilmente.

"No" risponde secca passandosi il rossetto rosso sulle labbra.

"Ma..."

"Niente ma! Vai in camera tua!" scatta passandosi con poca delicatezza la spazzola tra i capelli.

"NO!" urlo prima ancora di rendermene conto.

Lei si volta a guardarmi con gli occhi sbarrati. Non le avevo mai detto di no.

"Come ti permetti?" sibila puntando contro un tacco.

"METTO QUESTE SCARPE TUTTI I GIORNI DA DUE ANNI, ORMAI A SCUOLA MI PRENDONO TUTTI IN GIORNI, SE PUOI COMPRARE TUTTI QUEGLI STRANI COSI DI PLASTICA CHE HAI IN BORSA PUOI ANC-"

Non riesco a concludere la frase.
La sua mano si schianta sulla mia guancia con una forza tale da mandarmi a sbattere contro la porta aperta, mi accascio per terra.

"STUPIDA MOCCIOSA INGRATA, NON PARLARE DI COSE CHE NON SAI!" mi sputa contro "QUEI COSI DI PLASTICA MI SERVONO PER RISPARMIARMI ALTRE SCOCCIATURE COME TE E TUO FRATELLO. È COLPA VOSTRA SE VOSTRO PADRE SE N'È ANDATO, È COLPA VOSTRA SE NON POSSO MAI COMPRARMI UN VESTITO NUOVO PERCHÉ DEVO PAGARVI DA MANGIARE, LA SCUOLA E ALTRE STRONZATE, QUINDI NON LAMENTARTI CON ME PER LE TUE SCARPE DI MERDA!" e così dicendo mi prende per i capelli, mi trascina di peso fiori dal bagno e si chiude dentro sbattendo la porta.

Mi trema il labbro per il dolore, ma non voglio piangere.

No. Io non piangerò.

Mi trascino pian piano lungo il corridoio dell'appartamento.
Busso alla porta di mio fratello.

"Che cazzo vuoi adesso?" sbuffa affacciandosi, una zaffata dell'odore strano che aleggia perennemente in camera sua mi investe.

"La mamma mi ha dato una sberla..." spiego con lo sguardo rivolto al pavimento.

"Avrai ficcato il naso come al solito. Mi sbaglio?" domanda retorico.

Scuoto la testa in segno di diniego sentendomi in colpa senza nemmeno un motivo vero e proprio.

"Ecco, appunto. Cosa ti dico sempre che bisogna fare, in questa casa ma anche nella vita in generale?"

"Testa bassa e pensa ai cazzi tuoi" mormoro.

"Beh, se lo sai allora inizia a farlo" conclude con cattiveria.

L'eco della porta chiusa suona nella mia testa come un verso di derisione.

*Sei di nuovo sola*

Mi chiudo in camera mia, consapevole del fatto che non riuscirei a trattenere le lacrime un secondo di più. Difatti, non appena crollo sul materasso, le guance iniziano a bagnarsi. Nascondo il viso tra le mani, ma inizio a sentire un bruciore strano sullo zigomo.
Mi alzo a fatica, andando davanti allo specchio scheggiato con la cornice rosa. Tremo per l'umiliazione quando noto il graffio sanguinante che mi ha lasciato mia madre con uno dei suoi anelli. Nel tentativo di non guardarlo, faccio scendere lo sguardo. Che finisce sulle mie scarpe.

WHO ARE YOU? || Lorenzo OstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora