19. DAL GHIACCIO AL FUOCO (REV)

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«Io sono venuto ad accendere un fuoco sulla terra;

e che mi resta da desiderare, se già è acceso?»

- Gesù Cristo

***

Un bagliore, accompagnato da un boato e dal rumore della porta che si aprì violentemente, fece cadere Judas e Simon all'indietro, dentro lo stanza.

Nathan si era trovato davanti la porta già aperta da un vento impetuoso, accompagnato da un boato che presagiva l'arrivo un temporale.

Aveva sentito le urla dalla sala della chiesa e aveva percorso la navata a passo svelto e occhi disperati; Lucia gli correva dietro ma la dovette bloccare sul portico, non appena i suoi occhi avevano visto la figura di Simon in bilico sul davanzale esterno della stanza al terzo piano.

Percorse quelle rampe di scale con una fitta alla bocca dello stomaco e gli occhi quasi colmi di lacrime, negando a bassa voce un destino che non accettava.

Simon era stato un padre non perché avesse mai avuto bisogno di qualche affetto mancato e non perché la vita gli avesse riservato una cattiva sorte; viveva bene, in fin dei conti: una famiglia unita nella stessa fede, un lavoro e una casa accogliente.

Ma gli si era legato per la potenza di un fuoco che gli faceva ardere l'anima. Nelle sue parole sentiva vita e soprannaturale.

Un solo segno bastò per imprimere in lui un legame forte come le corde del Cielo: in una notte di sconforto, mentre la sua amata dormiva beatamente accanto a sé, coperta solo di un lenzuolo e morbide ciocche brune fluenti scivolano sulle nude spalle, sentì la mancanza di un frutto che non sarebbe mai arrivato a causa di un problema incurabile, a detta dei medici più rinomati della nazione.

E fu in quel momento che una scintilla fece ardere il suo cuore, mentre le parole di Simon riecheggiavano nella sua memoria:

"Quando Dio fa nascere un fiore, lo fa nascere nel deserto."

Quella frase l'aveva colpito come una freccia scoccata solo per lui, diretta al suo dubbio e, come dal ghiaccio a fuoco, la sua anima, ardente di nuova vita, annientò ogni difesa, facendo entrare la luce dove gli uomini avevano costruito un tunnel senza via d'uscita.

Si inginocchiò ai piedi del letto e pregò di avere un figlio, certo che quel Nome l'avrebbe ascoltato.

Il telefono squillò. Dall'altra parte la voce assonnata di Simon gli disse queste semplici parole: "Gesù Cristo mi ha svegliato in un sogno per dirti queste parole: Il fiore sta già germogliando".

Non ebbe il coraggio di pronunciare alcun suono perché le lacrime fecero più rumore di ogni altro ringraziamento.

Nei mesi a seguire quel germoglio faceva crescere il ventre di sua moglie i maniera così naturale e meravigliosa che le emozioni provate non avevano ancora un nome; delle emozioni che avevano il suono di un cuoricino che galoppava all'impazzata e di un piedino che si mostrava mentre lui gli parlava.

Dopo nove mesi, ai piedi di quel letto, reggeva tra le braccia il frutto di un miracolo a cui i medici non sapevano dare spiegazione ma a cui lui sapeva dare un Nome.

***

Quei flashback gli avevano permesso di percorrere le scale senza ricordarsi di respirare e una volta giunto al piano si vide di fronte quella porta scura, già aperta. Rimase lì, appoggiato allo stipite con la spalla sinistra, ansante.

Lì, con l'affanno che gli asciugava le vie aeree, osservò il corpo di Simon che giaceva inerme al suolo, mentre una macchia di sangue percorreva le venature del parquet e il fuoco, che l'aveva spinto a seguire Simon dal giorno di quel potente miracolo, sembrò scomparire di fronte a quell'immagine immonda.

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