Capitolo 1

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Christine si trovava in mezzo a un prato. L’erba bagnata le pizzicava i piedi nudi. Il vestito bianco che indossava si muoveva dolcemente andando a formare delle onde. I suoi capelli rossi le ricadevano morbidi sulle spalle. Si guardò intorno ma non vide nessuno. Iniziò a camminare ma era come camminare sul posto, non si muoveva. Provò a correre ma era sempre ferma nello stesso punto.

«Christine» la chiamò una voce. Era una voce femminile, dolce e calda, una voce che conosceva molto bene.

«Mamma?» chiese incredula alzando lo sguardo e la vide. Sua madre era lì in piedi a qualche metro di distanza da lei che la guardava. Anche sua madre aveva un vestito bianco e gli stessi capelli di sua figlia. Erano due fotocopie a parte per il colore degli occhi. I suoi occhi color cioccolato incontrarono quelli verdi smeraldo di sua madre.

«Mamma» ripeté e cercò di andarle incontro ma invano.

«Tesoro, non puoi raggiungermi» gi occhi iniziarono a pizzicarle.

«E perché no? Mi manchi mamma, ho bisogno di te»

«Piccola mia, anche tu mi manchi ma non è ancora arrivato il momento di raggiungermi» le sorrise
amorevolmente. Christine cercò di trattenere le lacrime.

«Mamma ti prego» la donna scossò la testa.

«No tesoro, non lascerò che tu metta fine alla tua vita così presto» Christine abbassò la testa per non far vedere alla madre che stava piangendo.

«Posso avere almeno un abbraccio?» la donna rise leggermente. 

«Certo tesoro» la ragazza corse verso sua madre e l’abbracciò, affondando il viso nell’incavo del suo collo.

«Ti voglio bene mamma» la donna ricambiò la stretta.

«Anche io piccola mia» sciolse l’abbraccio e asciugò le lacrime sul viso di sua figlia.

«Ora devo andare» la ragazza iniziò a scossare la testa. La donna le sorrise.

«Ci rivedremo presto tesoro, promesso» iniziò ad indietreggiare. Christine cercò di avvicinarsi ma di nuovo non riusciva a muoversi. Guardò un ultima volta sua madre e la donna sparì. Si ritrovò di nuovo da sola in mezzo a quel prato ma un secondo dopo stava precipitando in un buco nero. 

Christine si svegliò di soprassalto. Aveva il fiato pesante e il battito accelerato. I capelli si erano attaccati alla fronte sudata. L’aveva sognata di nuovo. Aveva sognato di nuovo sua madre. Ogni notte lo stesso sogno. Non che fosse scontenta di sognarla, tutt’altro. Da quando era morta, l’unico modo per vederla erano i suoi sogni, ma non ce la faceva più a svegliarsi ogni notte con il fiato corto. Si mise seduta incrociando le gambe e appoggiò la testa alla testiera del letto. Una volta che il battito fu tornato normale, tornò a stendersi sotto le coperte e si riaddormentò.

La mattina seguente si dovette svegliare presto, visto che toccava a lei fare il turno di apertura del bar. Scese dal letto e si diresse di sotto. Appena arrivò in cucina, trovò sul tavolo un biglietto di suo padre che la informava che sarebbe tornato tardi da lavoro. Prese il biglietto e lo buttò. Ormai suo padre viveva solo di lavoro, a volte non si presentava a casa per giorni. Una volta non tornò per due giorni, così lo andò a cercare e lo trovò che dormiva in ufficio. Da quando era morta sua madre, suo padre si era chiuso in un mondo tutto suo, era più distante. Christine scrollò le spalle per far andare via quei pensieri. Si diresse verso il frigorifero e lo trovò totalmente vuoto. “Farò colazione al bar” si disse. Uscì dalla cucina e tornò in camera sua. Aprì le tende e la stanza fu illuminata dalle debole luce dei lampioni ai bordi della strada e dal sole che era sulla linea dell’orizzonte. Andò verso l’armadio e tirò fuori un paio di jeans, la maglietta del bar e una giacca pesante, visto che era metà ottobre. Si cambiò e poi andò in bagno a finire di prepararsi. Raccolse i suoi lunghi capelli rossi in una coda alta. Si mise le sue immancabili vans nere e uscì dalla camera. Tornò di sotto e prese le sue chiavi, il telefono, la borsa e uscì di casa. Christine e suo padre abitavano poco lontano dal centro, perciò come ogni giorno, decise di andare al bar a piedi. Si mise gli auricolari e iniziò ad ascoltare la musica. Mentre camminava iniziò ad osservare come Londra, nonostante fosse presto, era già piena di vita. Una moltitudine di macchine giravano per strada e le persone camminavano ammassati nei marciapiedi. Continuando a guardarsi intorno, Christine arrivò al bar appena in tempo per l’apertura. Entrò dentro, appoggiò la borsa dietro il bancone, si legò sui fianchi il grembiule e mise nella tasca una penna e un quadernino. Tom, un ragazzo che lavorava con lei, voltò il cartello del bar da ‘chiuso’ ad ‘aperto’ e la gente iniziò ad entrare in massa.

Era circa mezzogiorno, quando un ragazzo entrò nel bar. Aveva i capelli biondi e il cielo al posto degli occhi, e anche lui indossava la maglietta del bar. Christine appena lo vide, gli sorrise e lo salutò. Il ragazzo andò dietro il bancone e l’abbracciò.

«Ciao rossa» le disse Niall, il suo migliore amico.

«Ciao biondo» gli rispose staccandosi dall’abbraccio. 

«Finalmente sei arrivato, ormai ti davo per disperso» il ragazzo le fece una smorfia e si legò alla vita il grembiule. Lei gli scompigliò i capelli.

«Forza ritardatario, al lavoro» lei si sedette dietro il bancone mentre il suo migliore amico iniziò il turno. Tirò fuori dalla borsa il suo blocco da disegno e iniziò a disegnare il ritratto del ragazzo. Ogni tanto lei lo guardava e lui, accorgendosene, le sorrideva. Niall tornò al dietro al bancone e si mise di fianco a lei.

«Cosa fai? Disegni quanto sono bello?» lei rise e lo guardò, chiudendo il blocco da disegno.

«La tua modestia mi sorprende ogni volta»

«Ci conosciamo da quando siamo bambini, dovresti saperlo che la mia modestia non ha limiti» disse il ragazzo iniziando a toccarsi le tasche.

«Senti Chris visto che non stai facendo niente -lei gli diede uno schiaffo sul braccio- mi andresti a prendere il telefono che l’ho lasciato in macchina?» le chiese sorridendo. Lei sbuffò e si alzò.

«Dov’è la macchina?» lui l’abbracciò lasciandole un bacio sulla guancia e dandole le chiavi della macchina.

«Solito posto, grazie Chris»

«Mi devi un favore Horan» uscì dal bancone dirigendosi verso la porta.

«Io non ti devo un bel niente Williams» si girò verso di lui alzandogli il dito medio.

«Ti voglio bene anche io Chris» lei rise e uscì dal bar. Attraversò la strada ed andò verso la macchina del suo migliore amico, che era parcheggiata davanti a un vicolo. Aprì la macchina e prese il telefono. La richiuse e quando stava per attraversare, fu distratta da delle voci provenienti dal vicolo. Fece il giro della macchina e si avvicinò al muro. C’erano tre ragazzi. Uno di loro aveva la schiena attaccata al muro, il secondo gli era davanti mentre il terzo era alla destra di quest’ultimo.

«Allora Stewart, li hai i soldi?» gli chiese il castano. Il ragazzo deglutì senza guardarlo.

«Dammi una settimana e giuro che te li do’» il castano si avvicinò a lui.

«Sai, ci hai detto la stessa cosa la settimana scorsa» il ragazzo boccheggiò.

«Ti prego Liam, giuro che vi ridarò tutto» il castano lo prese per il colletto e lo sbattè al muro.

«Ma io li voglio adesso» il ragazzo fece una smorfia.

«Ora non li ho» Liam si girò verso il suo amico, che era stato zitto fino ad allora.

«Due giorni. Non uno in più, non uno in meno»

«Sei stato fortunato Stewart, ma solo per oggi» disse il castano lasciando la maglia del ragazzo. Prima di allontanarsi, gli tirò un pugno che lo colpì dritto sul naso. Il ragazzo si lasciò cadere a terra e si toccò il naso, dal quale iniziò a scendere sangue. Prima che potesse ripararsi, Liam gli tirò un calcio nelle costole. Il ragazzo fece una smorfia. Il moro mise una mano sulla spalla di Liam.

«Grazie Liam»

«Di niente Louis, infondo deve dei soldi anche a me» si girò verso l’uscita del vicolo e vide qualcuno attaccato al muro. Iniziò ad andarci incontro ma questo scappò via. Iniziò a correre anche lui e quando arrivò alla fine del vicolo, vide solo una chioma rossa entrare dentro un bar.


Spazio autrice.
Salve a tutti, è la prima storia che pubblico qui su wattpad.
Comunque spero vi piaccia il capitolo e niente, non so quando riuscirò ad aggiornare ma spero presto.
Bene, ora vado che lo studio mi aspetta.

Ele x

Afire Love || Liam Payne || (sospesa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora