1. Bitch

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Nella stanza risuonano solo i suoi gemiti e miei ansimi. Non ricordo nemmeno il suo nome, è semplicemente uno dei tanti, uno dei tanti volti che si presentano nella mia stanza, scortati da Frank.

"Cazzo quanto sei bella!" Passa un dito sulle mie labbra, pian piano scende giù, fino a stringermi il seno destro. Gemo. "È così bello scopare con te" sorrido sfacciatamente, ma non sa che, in realtà,  vorrei sputargli in faccia. Entra ed esce velocemente da me. I gemiti si susseguono l'un l'altro, avvelenando il mio cuore e sporcando la mia anima. Spesso, faccio finta di gemere, affinchè i miei clienti possano sentirsi soddisfatti. Geme forte, geme ancora finchè non viene e cade stanco sul mio corpo nudo. Respiriamo entrambi, in modo affannato.

Mette le mani ai lati della mia testa e si alza, facendo leva sugli avambracci. Mi sorride maliziosamente, gli sorrido anch'io. Lui non sa, nessuno sa che dietro ad ogni sorriso si nasconde un urlo, grida, rabbia, odio e ribrezzo. Porto una mano nei suoi capelli, giocandoci. Con un braccio continua a mantenersi, con l'altro, invece, accarezza, invadente, tutto il mio corpo, arrivando alla mia intimità, la stuzzica. Fa entrare un dito, e lo muove dentro e fuori. Strizzo gli occhi, sperando che quando li riapro, sia solo un sogno, un incubo, ma purtroppo non è così. Prima che si spinga ancora più avanti, lo fermo. "Hey, credo che il tuo tempo sia finito" gli sorrido vittoriosa, facendogli un occhiolino. Mi sorride maliziosamente e si alza, mettendosi seduto sul letto. Sospiro. "Buon per te. Altrimenti non credo che saresti riuscita a camminare dopo" mi fa un occhiolino e guardandomi ancora si morde il labbro. Ridacchio. "Sarà per la prossima volta" gli faccio la linguaccia e mi alzo, un po' dolorante. Chiudo gli occhi sospirando. Li riapro e prendo la mia vestaglia di seta, indossandola. Intanto lui si è già rivestito e adesso sta frugando nel suo portafogli di pelle di coccodrillo. Alza lo sguardo verso di me e mi fa segno di andare da lui. Faccio come dice. "Questa è la somma pattuita con Frank" prende le banconote con occhi attenti "Devo dire che sei la più cara che io avessi mai incontrato, ma diamine, li vali tutti. Sei davvero una bomba a letto, molto sexy" appoggia i soldi sul letto e mi accarezza il viso dolcemente. "Non me ne faccio nulla dei tuoi complimenti. Il tempo è finito, togli le tue sporche mani da me" gliele tolgo bruscamente e ride in modo divertito. "Una puttana che non vuole farsi toccare. Adesso le ho viste proprio tutte" scuote la testa divertito. "Esci di qui, adesso!" Scandisco per bene le parole. Faccio per andarmene, ma mi tira il braccio, fermandomi. Lo guardo con occhi infuriati, aspettando di sapere cos'altro voglia. "Tieni, questi sono per te" mi porge 2 mila dollari. Cazzo. "Conservali, ti serviranno per andare via da qui" m'irrigidisco alle sue parole. Lui non sa la mia storia, non sa che sono destinata a stare qui, per sempre. Li prendo e li butto all'aria, lo guardo con uno sguardo che potrebbe uccidere. "Non mi servono i tuoi soldi. Adesso vattene via!" Gli urlo, lui mi sorride, mi da una pacca sul sedere e va via, rimanendo tutti i soldi sparsi sul letto. Mi asciugo velocemente le lacrime che rigano le mie guance. Dopo ogni 'lavoro' le lacrime sono diventate una routine. Raccolgo i soldi, dividendoli. I 15 mila dollari per Frank li appoggio sulla scrivania della mia stanza. Gli altri li nascondo nella mia cabina armadio, in un posto dove nessuno può trovarli. Li nascondo insieme agli altri soldi, diciamo mance, molto molto corpose, diciamo così. I miei clienti sono le persone più ricche che vengono qui: imprenditori, azionisti, presidenti, criminali, e via dicendo.

Dopo aver fatto una bella doccia rilassante, sciacquando via tutto lo sporco che mi sentivo addosso, mi vesto. Un paio di shorts e una semplice canotta bianca, converse bianche ai piedi. Niente trucco, lascio i capelli morbidi sulla schiena. Mi sento spesso dire che sto meglio senza trucco, il che è un bene ed è un consiglio che seguo volentieri dato che odio quell'impasto sul viso.

Prendo i soldi e lascio la mia stanza. Cammino per il corridoio dell'immensa villa in cui 'vivo'. Se quest'inferno si può chiamare vita. Arrivo all'ufficio di Frank. La porta è sorvegliata da guardie del corpo, manco fosse il presidente. Saluto i ragazzi,  che ormai li conosco ed entro senza bussare,  come sempre. Entro nel grande ufficio luminoso ed elegante. La sua poltrona è rivolta verso la finestra che è grande quanto la parete. Si gira appena sente la porta aprirsi. Un'espressione dura e incazzata si presenta sul suo viso, ma quanto si accorge di me, la sua espressione si addolcisce, sorridendomi con gioia. Si alza e viene verso di me. Gli sorrido anch'io. Frank ha 25 anni, un dongiovanni. È molto bello, muscoloso e anche affascinante. Ha avuto molte donne e ne ha ancora ai suoi piedi, ma niente di serio, insomma, tutte scopate. Tutte le ragazze, a partire dai 15 anni desiderano perdere la verginità con lui. Non capisco il perchè. È un mortale come tutti gli altri. Io l'ho persa con lui, non per mia scelta. Dopo averlo fatto, non potei camminare per una settimana circa. Fu molto dolce e premuroso. Mi coccolava e ogni giorno lo passava al mio fianco. Mi disse Bruce, la sua fidata guardia con cui avevo un ottimo rapporto, che si comportava in quel modo solo con me. "Ecco la mia principessa,  la mia ape regina" mi riempie di complimenti e di attenzioni. Non mi dispiace così tanto. Mi abbraccia dolcemente posando una mano al di sopra del mio sedere. "Com'è andata dolcezza? " mi porta a sedere sul divano ad L. Incrocio le gambe, sotto il suo sorriso da ebete. Faccio spallucce. "Come sempre Franky" gli sorrido. Mi fa stendere su di lui. La mia testa sulle sue gambe e lui che gioca con i miei capelli. "Ha fatto qualcosa di sbagliato? Devi dirmelo, così lo ammazzo" sì. La mia anima è nera e il mio cuore interamente deturpato. Sbuffo e alzo gli occhi al cielo. "Non ha fatto niente. Tutto tranquillo" tira un sospiro di sollievo. So benissimo che non ci avrebbe pensato due volte ad ammazzarlo se mi avesse fatto qualcosa di sbagliato. Ma andiamo, qui mi fanno sempre del male. "Sei stanca?" Mi sussurra dolcemente. Chiudo gli occhi cercando di rilassarmi. "Un po'. Perchè?" Apro gli occhi alzandomi e guardandolo in faccia. "Ho un lavoro per te, questa sera e ti hanno chiesta per tutta la notte" mi sorride. Sbuffo. Ma che cazzo? "Dolcezza non sbuffare con me" mi dice con tono duro. Non posso ribattere. Non posso fare nulla per fargli cambiare idea. Ormai è deciso. Chi sarà il prossimo a possedere il mio corpo per questa notte? "Che lavoro è?" Domando sconfitta. Lui mi guarda con un sorriso vittorioso. Non ho scampo da lui. "Niente di impegnativo. Una festa tra ragazzi. Un compleanno se non sbaglio. Alle 10 devi stare lì. E a mezzanotte nel letto del festeggiato" mi fa un occhiolino. Perchè non sono sorpresa? "Dove si trova questo posto?" Gli domando scocciata. Mi verso un drink, al piccolo bar che si trova nel suo ufficio. "È alla villa del festeggiato. Bieber, se non sbaglio. Lui si chiama Justin Bieber" bene. La mia notte è già programmata. Va all'inferno Bieber.

Light in the darkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora