Il sole era alto in cielo quando Irene aprì gli occhi quel giorno. L’attendeva una nuova sfida, conquistare la fiducia del suo nuovo capo, la signora Carmela.
Irene era una giovane donna, di appena ventidue anni con un sogno nel cassetto: iniziare a lavorare in un centro estetico in modo da acquisire la pratica e il controllo necessari per aprirne uno tutto suo.
Era all’inizio della sua carriera, ma già vantava la nomina di estetista doc. Aveva cominciato il corso per ottenere la qualifica tre anni prima e l’aveva terminato proprio quell’anno, per l’esattezza un mese prima del suo primo ed effettivo colloquio di lavoro.
Desiderava lavorare in quel centro da quando lo frequentava come cliente perché tramite il titolare avrebbe potuto ottenere quello per cui stava lottando Quella mattina però aveva un forte mal di testa ed era in ritardo.
«Cazzo!» imprecò, quando per la fretta sbatté la testa contro la mensola sopra il letto. Odiava essere in ritardo, ma quel giorno non sapeva neanche lei come avesse fatto a svegliarsi tardi.
«Mi devo sbrigare» mormorò, mentre prendeva i vestiti e si dirigeva in bagno. Si lavò velocemente, si vestì e si mise davanti allo specchio per un trucco veloce, ma d’effetto. In realtà, non aveva bisogno di nessun cosmetico perché aveva degli occhi così belli che bastavano loro a renderla perfetta. Avete presente il colore dell’oceano? Erano inspiegabilmente belli.
Quando arrivò al centro, notò con sua grande fortuna che stava aprendo proprio in quel momento. Non c’era la signora Carmela ad attenderla, ma Stefano, il massaggiatore del centro. Irene sperava di averlo presto come collega. Lo aveva incontrato più di una volta al centro, ma non avevano mai parlato a quattr’occhi.
Stefano era un ragazzo sui ventisette anni, moro con gli occhi scuri. Aveva un non so che di particolare. Forse il neo sulla guancia o forse il fisico asciutto. Fatto sta che agli occhi di Irene, era bellissimo.
La giovane ragazza distolse lo sguardo per paura di commettere una brutta figura. Sapeva che se lo avesse guardato ancora negli occhi sarebbe diventata rossa come un peperone.
«Io sono Stefano, piacere» le porse la mano e Irene non poté non notare il tatuaggio che copriva l’avambraccio.
«Io sono Irene» biascicò senza distogliere lo sguardo dalla scritta che si allungava dal polso fino al gomito: “Quel che conta non si vede”, c’era scritto.
Irene si ritrovò a chiedersi il perché di quella frase.
«Se mi molli la mano, entriamo» disse il ragazzo sorridendo, mentre volgeva lo sguardo ad un Irene imbambolata.
Lei con un gesto rapido si staccò da lui e chiese scusa. Entrarono in negozio stando in silenzio, ognuno con i propri pensieri.
«Sei qui per il colloquio?» domandò lui mentre apriva le finestre e i vari macchinari.
«Sì. Ho paura» ammise Irene senza pensarci due volte.
«Per quale motivo?».
«Ho paura di non essere all’altezza di tutti voi. Lavorate da tanto tempo ed io non ho la vostra pratica».
«Pensi che noi siamo qui senza essere prima passati dalla tua situazione? Irene, tutti abbiamo fatto un colloquio, tutti abbiamo fatto dei sacrifici e grazie ad essi ora siamo qui. Non aver paura… sono sicuro che andrà benissimo» rispose Stefano sorridendo. Emanava una strana aura, pensò Irene. Era il classico ragazzo sicuro di sé stesso, ma al contempo riusciva a farla tranquillizzare.
«Grazie» mormorò lei timida. Lui si limitò ad annuire e si diresse verso lo spogliatoio per cambiarsi. Irene lo seguì ma, quando si rese conto che stava per entrare in quella stanza, sbiancò, suscitando in Stefano una risata spontanea e genuina.
«Dovresti stare più calma. Fai un giro del centro. Ti raggiungo tra un po’» le disse facendole l’occhiolino.
Irene rimase a fissarlo, mentre si chiudeva la porta alle spalle, senza sapere cosa fare e dove andare. In realtà, lei conosceva quel posto come le sue tasche e lui lo sapeva. L’aveva studiato in ogni minimo dettaglio; perciò si sedette sulla poltroncina proprio di fronte la stanza in cui si era chiuso il ragazzo che l’aveva tanto affascinata molto tempo prima.
Irene fremeva sulla sedia, non vedeva l’ora di vederlo uscire di nuovo per guardare il suo volto. Si chiese se anche lui volesse rivederla, ma si diede della stupida! La conosceva da neanche un’ora… era da folli credere tutto ciò. Eppure lei sentiva qualcosa all’altezza dello stomaco. Cercò di convincersi che fosse dovuto a qualcosa che aveva mangiato la sera prima, ma si diede ancora una volta della scema.
La verità la conosceva bene.
Era innamorata di lui.
Fin dalla prima volta che l’aveva visto, non aveva smesso un attimo di pensarlo e ora che se lo ritrovava a pochi passi, il suo cuore non voleva smettere di battere così velocemente. Decise di darsi una mossa e proprio mentre si alzava, intravide una sagoma avanzare verso di lei. Era Carmela, la titolare.
«Buongiorno signora» mormorò Irene imbarazzata. Carmela sorrise e la salutò: «Buongiorno a te, Irene. Dammi del tu».
«Okay» sussurrò la ragazza seguendo la donna nel suo ufficio. Si girò verso la porta e, proprio in quell’istante, Stefano uscì, la guardò e le fece l’occhiolino per augurarle buona fortuna. Irene sorrise e, con il cuore che batteva a mille, si fece il segno della croce.
Il colloquio andò alla grande. Irene aveva ottenuto finalmente il lavoro d’estetista.
Gioiosa, riferì la notizia ai suoi genitori, i quali erano davvero tanto orgogliosi di lei.
Teresa e Nino erano dei genitori davvero amorevoli. Avevano rispettivamente quarantatre e quarantotto anni ed erano entrambi farmacisti. Speravano in futuro simile per la figlia, ma accettarono comunque la scelta di Irene con felicità.
Avevano solo lei come erede e la amavano più di ogni altra cosa al mondo; l’unica cosa che desideravano era vederla felice.
Teresa capì e non ebbe alcuna intenzione di impedire alla figlia di realizzarsi. Il marito fu della stessa opinione.
«Complimenti tesoro. Quando inizi?» le chiese la madre, mentre poggiava sul tavolo la pirofila con l’arrosto, il piatto preferito di Irene.
«Tra tre settimane, purtroppo. La ragazza che c’è adesso va in maternità tra qualche giorno e così devo aspettare».
«Non può farti inserire subito?» insisté il padre.
Irene scrollò le spalle e il discorso terminò ancor prima di iniziare. Pensò che doveva il suo successo personale a Stefano e alla grinta che le aveva infuso.
Quando tornò tre settimane dopo si sentiva pronta. Aveva studiato tanto nei giorni precedenti e aveva fatto molta pratica sia sulle sue amiche, sia sulle sue cugine.
Era pronta… ne era sicura!
Non si sbagliò. Carmela la mise subito alla prova e Irene eseguì una manicure con cura magistrale tant’è che la titolare rimase colpita e le fece i complimenti.
«Grazie» disse la ragazza sorridendo.
«Stavo pensando di inserirti nelle cabine sotto, insieme alla sala trucco. Ci sarà Michael a farti compagnia».
«Carmela, chi è Michael?» domandò Irene alzando un sopracciglio.
«Il truccatore».
«Perfetto. Vado subito?»
«Sì. Puoi cavartela da sola e se hai bisogno chiedi a lui. È anche estetista».
«Okay, grazie». Prese il camice che si era tolta per andare in bagno e si diresse al piano inferiore.
Quando Michael la vide le corse incontro sorridendo.
«Tu devi essere Irene».
«Sì, piacere».
«Il piacere è tutto mio». Si strinsero la mano e Irene sentì una scarica di adrenalina scorrerle per tutta la colonna vertebrale.
A fine giornata Irene era distrutta, ma manteneva il suo sorriso ancora sul viso.
«Sei stata bravissima oggi. Complimenti! Si vede che ami questo lavoro» le disse Michael, facendole l’occhiolino.
«Grazie mille e sì, hai ragione! Lo amo con tutto il cuore e sono davvero contenta di aver iniziato a lavorare qui».
«Hai già conosciuto qualcun altro?».
«Sì… Stefano qualche settimana fa, ma l’avevo già visto prima» disse lei arrossendo visibilmente.
«Ahi, ahi! Qualcuno è diventata rossa!» esclamò il truccatore scoppiando a ridere, «però…» non continuò la frase facendo accrescere in Irene una curiosità morbosa.
«Però cosa?».
«Niente… lascia stare. Rimarrai delusa».
«Perché?».
«Chiedi a lui».
Irene annuì, conscia del fatto che il suo nuovo collega non avrebbe detto altro. Si ripromise di scoprire cosa ci fosse sotto.
I giorni a seguire furono asfissianti per il numero di clienti. Ogni tanto, gli sguardi di Stefano e Irene si incrociavano e a lei sembrava di impazzire, ogni santissima volta. Tutti notarono che lui spesso la osservava da lontano, tant’è che una ragazza le chiese se fosse il suo ragazzo.
«Certo che no. È solo un collega» ammise Irene, mentre le massaggiava le gambe con l’olio.
«Non si direbbe. Lui ti sta mangiando con gli occhi».
Irene si girò di scatto e lo vide.
Notò lui che la guardava con insistenza. La stava davvero scrutando da cima a fondo e lei si sentì svenire per l’emozione. Scosse la testa e continuò il suo lavoro, cercando di rimanere concentrata per tutto la giornata lavorativa.
«Ciao» disse Stefano dietro di lei. Irene si girò e vide il ragazzo che desiderava a pochi metri da lei.
«Ciao».
«Come stai?» le chiese lui avvicinandosi a lei. Si sedette proprio accanto al corpo di lei che si tese per il nervosismo.
«Solo un po’ stanca, tu?».
«Bene, grazie. Carmela è andata via… che ci fai ancora qua?» domandò lui guardandola dritto negli occhi.
«Non vedi? Sto sistemando e sterilizzando gli attrezzi» disse lei quasi con tono seccata. Sapeva bene che doveva trovare una soluzione e scappare via, ma proprio non ci riuscì.
«Sei nervosa?». Ora lui era davanti a lei.
«No».
«Sei fidanzata?» le chiese di punto in bianco. Irene scosse la testa con il cuore a mille.
«Tu?» pronunciò la domanda con il poco fiato che le rimaneva. Aveva paura di scoprire la verità.
«No».
Irene sospirò di sollievo e sorrise. Prese coraggio e lo baciò. Lui non scappò via, anzi l’attirò a sé e la fece sdraiare sul lettino che c’era proprio alle loro spalle.
La spogliò con forza, come se stesse aspettando quel momento da tutta la vita. Venerò il suo corpo baciandolo e accarezzandolo. Irene si sentì in paradiso.
Stefano entrò dentro di lei mentre la guardava negli occhi.
«Sei bellissima» le sussurrò all’orecchio quando si furono rivestiti.
«Anche tu. Non te l’ho mai detto, ma… beh… io sono innamorata di te. Non riesco a non pensarti, Stefano. Mi fai impazzire» soffiò lei, ma quando vide lui immobile e serio smise di sorridere.
«Devo dirti una cosa» sussurrò.
«Dimmi».
«Ti ho detto che non sono fidanzato, ma…».
Irene non riusciva a dire neanche una parola.
«Ma?» balbettò lei con le lacrime agli occhi e con la voce tremante.
«Sono sposato, Irene» annunciò lui ricevendo uno schiaffo in pieno viso che gli fece girare la testa.
«Sono sposato, sì… ma non amo mia moglie. Ti penso sempre, Irene. Stasera è stato indescrivibile. È dalla prima volta che ti ho vista che mi hai colpito».
«No… no…» Scuoteva la testa senza riuscire a formulare una frase di senso compiuto.
«Ti amo anche io» sussurrò lui avvicinandosi di nuovo a lei.
«No… no… non possiamo!».
«Chiederò il divorzio. Mi dispiace solo per mio figlio».
Un altro tuffo al cuore. Un altro brandello di pelle che si tagliava.
«Allontanati!». Irene lo spinse via e scoppiò a piangere.
«Ti prego, Irene!».
«Tu non capisci! Io non ho mai distrutto una famiglia e non intendo farlo neanche ora. È vero, ti amo. Ma c’è un enorme differenza tra me e te…». disse avvilita e con i singhiozzi che le sconquassavano il petto.
«Dimmela, dannazione! Io non la vedo…» sbraitò lui tenendosi la testa con le mani.
«Io posso amarti, tu no! Tu hai una moglie e un figlio che ti aspettano a casa. Non mi parlare più, non mi guardare più. Ti prego…».
«Non posso…».
«Devi… non rendere le cose più difficili!» gridò lei e se ne andò via.
Lo lasciò da solo e corse via verso casa sua.
In quell’istante decise che avrebbe mollato tutto, che non sarebbe più ritornata a lavoro. Non avrebbe potuto più vederlo e non pensare alla sera trascorsa insieme.
Si maledì di averlo incontrato.
Per la prima volta Irene si pentì delle scelte che aveva preso, si maledì per il suo sogno.
Arrivò a casa distrutta dai singhiozzi, si chiuse nella sua stanza e si buttò sul letto stremata e senza forze.
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La differenza tra me e te
RomansaIrene e Stefano: un amore senza via uscita. Lei, ventidue anni, si è appena diplomata come estetista. Lui, ventisette anni, è un massaggiatore. Si guardano, si desiderano... ma c'è un'enorme differenza tra di loro, che senza dubbio non gli permetter...